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Solo la fedeltà sessuale determina la riuscita di un matrimonio? Il realismo cerebrale e centrifugo di "Monogamia" di Sue Miller

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Monogamia Sue Miller

Monogamia
di Sue Miller
Fazi editore, giugno 2022

Traduzione di Martina Testa

pp. 382
€ 18,50 (cartaceo) 
€ 9,99 (ebook)


Se Annie avesse dovuto indicare un elemento fondamentale per il loro matrimonio, forse sarebbe stato quello. Più della loro generale compatibilità, più della figlia o del senso dell'umorismo che avevano in comune: quello. Quella connessione, quella rete: le feste, la libreria, il cibo, gli amici. E di tanto in tanto, ancora, il sesso. (p. 58)
Annie e Graham si conoscono quando ormai hanno già alle spalle un divorzio. Annie ha lasciato un uomo che la sminuiva e non credeva nelle sue potenzialità di artista e fotografa; Graham è stato lasciato dalla moglie, Frida, perché stanca del loro accordo come coppia aperta nella Cambridge tra gli anni Sessanta e Settanta: nonostante ciò, anche in virtù del figlio Lucas, sono rimasti amici. Annie e Graham sono una bella coppia. Hanno una figlia, Sarah, sono ben assortiti come ruoli e come personalità: da un lato, quella esuberante di Graham, libraio quasi rabelaisco con una fame inesauribile verso qualunque cibo ed esperienza; dall'altra, quella più compassata e riservata di Annie che è diventata amica della prima moglie di Graham, certa della sua posizione nel cuore di lui. Poi, però, un infarto porta via Graham nel cuore della notte. Quando viene a mancare la metà di un sodalizio, le riflessioni e le scoperte su quello che era il rapporto sono inevitabili. Servono a comprendere e a mettere in discussione ciò che si pensava fosse alla base della propria vita, ma anche a elaborare il complesso groviglio di sentimenti nel quale il dolore è solo una parte e nemmeno, forse, quella preponderante. Annie sta per scoprirlo, soprattutto quando realizza che il loro matrimonio non era improntato alla monogamia che lei credeva.
Graham lo sa. Non è un uomo onesto. Vuole troppo piacere a tutti per essere onesto.
Annie è onesta. Dice la verità. Gli ha parlato, onestamente, di cose che rimpiange di aver fatto. Di persone che ha ferito. (p. 70)
Sue Miller è romanziera statunitense con all'attivo una decina di romanzi, di cui Monogamia è il primo a essere pubblicato da Fazi editore mentre i titoli più vecchi erano disponibili nel catalogo di Marco Tropea Editore. Campo d'interesse dell'autrice è l'analisi della famiglia contemporanea: riprendendo elementi propri del romanzo familiare, mette in luce i cambiamenti, le zone d'ombra e sospende il giudizio su ciò che i personaggi fanno, tesa a realizzare il massimo realismo possibile. Perché leggendo la seconda di copertina del romanzo sarebbe facile cadere nella semplificazione della storia della donna inconsapevole del tradimento del marito e che deve farci i conti dopo l'improvvisa morte di lui.
La storia include anche questo, certo, ma sarebbe ingiusto e limitante considerare il valore della vita di Annie solo in base al tradimento di Graham: perché una vita e una relazione non sono dati solo dalla fedeltà sessuale – non parliamo di sentimenti perché Annie è, e lo sa, l'amore degli ultimi tre decenni di Graham – ma dai momenti di complicità, dagli allontanamenti e ritorni, dal supporto nelle scelte di vita del partner, dall'educazione dei figli. 
Scopriamo quindi che Annie, per un certo periodo, ha ritenuto che Graham frenasse le sue ambizioni artistiche, lei che aveva tenuto una mostra fotografica di successo a New York che le aveva fatto erroneamente pensare di avere tutte le porte spalancate. Questo fastidio l'ha portata a quelle "cottarelle passeggere" che mettono in discussione anche il suo concetto di totale monogamia devozionale. Vediamo una Annie poco legata alla famiglia che l'ha allontanata dopo una mostra con scatti sulla madre malata di Alzheimer e con un legame con la figlia Sarah poco saldo per via della "freddezza" che lei ha sempre mostrato in confronto all'esuberanza di Graham.
E sarebbe allora di nuovo facile schierarsi con Annie, ma l'autrice evita questa semplificazione alternando i punti di vista della narrazione e dando spazio alla voce di tutti i comprimari che, più che riflettere su quanto successo e su come Annie possa sentirsi, riflettono sulle loro di vite. Perché, per quanto tu possa volere bene a una persona, alla fine saranno sempre le tue priorità, i tuoi pensieri a predominare su tutto. Frieda, la prima moglie, sente di aver tradito l'amicizia di Annie non rivelandole di una passata scappatella di Graham, si imbarazza nell'essere stata una presenza così invadente nella loro vita, ma trova nuova forza nel diventare nonna. Lucas, suo figlio, a sua volta diventato padre, cerca di capire come far nascere in sé l'istinto paterno che sembra non provare nei confronti della figlia neonata. Sarah, la figlia di Annie e Graham, concreta e inossidabile nella sua adorazione verso il padre, giunge alla riflessione che dà il senso al titolo e sente di non essere pronta per quella monogamia del matrimonio, qualunque cosa la parola significhi.
Non il matrimonio: non tutte le altre promesse da fare, e poi da infrangere. Non i figli, con le tutte le difficoltà del crescere. Le ferite inflitte da una parte e dall'altra, le inevitabili delusioni, le distanze incolmabili. Non quello. Non la monogamia. (p. 319)
Si diceva del recupero degli elementi del romanzo familiare: la casa ha anche qui una valenza centrale. Per sottolineare il simbolismo del doppio, di quello che si credeva da quello che è, sono ben due le abitazioni di Annie e Graham. Quella bohémienne di Cambridge e il cottage al lago che sono il riflesso dei sentimenti altalenanti di Annie mano a mano che elabora ciò che prova per Graham. Sono rifugio e scrigno di ricordi felici, ma si possono trasformare in ambienti vuoti e dalla puzza di chiuso e muffa. Da guscio protettivo a freddo involucro.
Sotto il cielo grigio tutto sembrava respingente. Il cottage andava riverniciato. Le pietre del vialetto sistemate da Graham durante la prima estate in cui possedevano la casa erano quasi nascoste dall'erba bagnata. Le lunghe piante in mezzo a cui avevano sparso le ceneri stavano perdendo i petali, trasformandosi in steli secchi. (p. 259)
Monogamia è un ritratto intimo, una dissezione dei sentimenti e delle persone che ruotano intorno al matrimonio in cui ogni elemento, anche il più piccolo, e ogni dettaglio di una vita insieme assumono importanza e meriterebbero riflessione. Non c'è nemmeno un elemento casuale in questo testo in cui il controllo della scrittura, delle scelte lessicali e dei punti di vista sono fatte con le briglie corte e con consapevolezza costante. È un romanzo molto cerebrale che spinge sulla verosimiglianza assoluta.
Forse non è nulla di esaltante: non ci sono scoperte di doppie vite, di patrimoni nascosti, di cambi radicali. Ma è la vita che è fatta di lunghi pomeriggi noiosi, di ricordi felici di momenti casalinghi e di arrabbiature. Ed è in romanzi come Monogamia che la ritroviamo, il più fedele possibile a se stessa. O come sosteneva Graham, "leggiamo i romanzi perché ci danno l'idea che la vita abbia una forma, e ci sentiamo... confortati" (p. 177).

Giulia Pretta