in

Uno dei migliori titoli di Giulio Perrone Editore: "Adeu" di Ignazio Caruso

- -




Adeu
di Ignazio Caruso
Giulio Perrone Editore, giugno 2022

pp. 285
€ 19 (cartaceo)


Inserito nella collana "Fiamme" di Giulio Perrone Editore, il romanzo d'esordio di Ignazio Caruso tutto sembra fuorché un romanzo d'esordio. Che io sia una fan di questa casa editrice non è un segreto, affezionata soprattutto ai titoli della collana "Passaggi di dogana" che seguo con grande interesse. 
Nato a Catania, Ignazio Caruso vive ad Alghero, e si percepisce forte il suo attaccamento alla Sardegna, una terra a me sconosciuta, ma che i suoi abitanti potranno trovare sublimata e familiare nelle descrizioni dei luoghi del romanzo (la stessa Algàr, ad esempio, la città in cui vivono i protagonisti del libro, non può non portarci alla mente la contemporanea Alghero).
Come ci dice la casa editrice, la storia prende spunto da una leggenda popolare sarda, intrisa di paganesimo e pratiche sacrificali, in cui i figli sono costretti a uccidere i propri genitori. Immediatamente si va coi ricordi, soprattutto scolastici, alla mitologia romana e greca, stracolma di episodi di questo tipo: penso al classico archetipo del parricidio con protagonisti Zeus e Crono, citato meravigliosamente anche da Caruso, oppure Edipo che uccide Laio e, per errore, sposa sua madre Giocasta, e ancora Oreste che assassina sua madre Clitennestra, senza contare la storia romana antica, un esempio su tutti, Nerone che uccide sua madre Agrippina.
Un'inversione dunque nella classica narrazione in cui padri e madri divini o semi-divini mettono fine alla vita dei propri figli (famosissimo l'assassinio di Medea, la madre infanticida per eccellenza), una narrazione più comune che troviamo facilmente nelle pagine dell'Epica.
Dunque in "Adeu" vivono Nevio, il padre, ed Eloi, il figlio. Un giorno di fine estate arriverà dall'incontestabile Republica una lettera, la sentenza che cade sulla testa del genitore. Per quanto le cose in questo mondo alternativo funzionino così, balza immediato il conflitto di Eloi: come fare? perché? è possibile sottrarsi?
Fu evidente persino a Eloi, in fondo già lo sapeva, che il loro rapporto si sarebbe prima o poi dovuto ribaltare, e già da tempo, come si fa con una clessidra quando si vuole che la sabbia continui a scorrere, anche se di lì a poco i granelli si sarebbero fermati per sempre. (p. 126-127)

Ci si ritrova a fare il tifo per l'uno e per l'altro, a sperare ardentemente che il destino non si compia, e il libro ci accompagna fino alla fine, lasciandoci nel dubbio più amletico.
Eloi ucciderà Nevio? O troverà un modo per sottrarsi, per ingannare il sistema?
La narrazione, oltre che da una trama avvincente, è arricchita da stralci, canzoni e parole in una lingua antica, un po' sarda, un po' spagnola, un po' francese, un ibrido che accresce la credibilità di questo mondo "altro" e che affascina in modo inevitabile.

La risa és lo millor remedi
La risa és la ùnica cura
Contra la mort
Contra la vida que s'en va
Riu, riu, riu. (p. 120)

Il romanzo tende a un unico momento, a quella scalata fatale che porterà Eloi e Nevio sul Monte, luogo dell'ultimo saluto, Adeu.
Solitamente non mi sbilancio, ma era da tempo che non mi capitava di leggere un libro così ben scritto. Lo stile di Caruso è elegante senza cadere nel barocchismo, aiutato molto dalla matrice stessa della storia, terrea, popolare, "di gente comune", il suo modo di rendere le metafore, di descrivere scene e gesti è poco banale, pregnante e, in alcuni casi, anche illuminante. Si legge speditamente e attira il lettore pagina dopo pagina, rendendo difficile staccarsi dalla storia. Pur essendo un libro di quasi trecento pagine, posso assicurare che si finisce in un batter d'occhio, ché bisogna sapere cosa farà Eloi e come (e se) finirà la vita di Nevio.
Un esordio, come dicevo in apertura, che d'esordio ha ben poco: "Adeu" pare già un classico, un libro vecchio, e dico vecchio non in senso svilente, ma per portare alla luce il suo spirito canonico, quasi da manuale, come quei libri che vengono assegnati a scuola perché indispensabili. Ecco, non dico affatto che questo libro sia indispensabile, quasi nessuno lo è, ma in una collezione di classici non sfigurerebbe. 
Un bel colpo per la casa editrice, un libro che, anche dopo averlo finito, non si dimentica facilmente.

Deborah D'Addetta