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Lo stretto rapporto fra pittura giapponese e natura, florilegio e una narrazione stratificata. Gli uccelli nelle stampe giapponesi

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Gli uccelli.
Visti dai grandi maestri della stampa giapponese
A cura di Anne Sefrioui
Traduzione dal francese di Margherita Botto
L'ippocampo, 2022

Cofanetto con:
pp. 48 (opuscolo)
pp. 226 (stampe)

€ 19,90 (cartaceo)


Scrivo queste riflessioni sul nuovo, bellissimo, volume edito da Ippocampo Gli uccelli. Visti dai grandi maestri della stampa giapponese, nel pieno di una primavera sulla costa ligure, profumata di alberi in fiore che ospitano varietà locali di uccelli che paiono essersi risvegliati in questi giorni di tepore dopo un inverno per i nostri standard decisamente rigido. E le scrivo anche dopo aver visitato una mostra su Monet non così distante dalle suggestioni di questo volume: le ninfee, il magnifico giardino dell’artista e il ponte giapponese, gli alberi, sono state fra le opere più affascinanti presentate a Palazzo Ducale a Genova, in cui appaiono evidenti le influenze della stampa giapponese e di un certo immaginario personale e artistico. È sempre molto interessante, a mio avviso, come le narrazioni – e uso questo termine proprio per riferirmi a modalità espressive diverse come in questo caso – dialoghino fra loro, spesso in percorsi autonomi dalle nostre scelte, capaci quindi di ampliare la portata di ciò che ci raccontano, delle suggestioni che possono suscitare in noi, legandosi alla parte più intima e personale, in un discorso letterario-artistico ricco e variegato.

Questo prezioso volume proposto da Ippocampo si inserisce in una serie di pubblicazioni di pregio nel formato leporello cui la casa editrice negli anni ha dedicato un lavoro assai raffinato, proponendo ai lettori opere che soddisfano il personale gusto estetico e permettono di ben inquadrare l’argomento, lo stile, la tradizione artistica e la tematica protagonista del volume grazie alle brevi eppure molto efficaci introduzioni dei libretti che sempre le accompagnano. Gli uccelli è quindi introdotto in modo assai puntuale dalla prof.ssa Anne Sefrioui, che accompagna il lettore alla scoperta del rapporto fra natura e pittura giapponese, anche mediante un breve excursus storico sulle diverse declinazioni di tale intreccio, dalle stampe della scuola Kano del XV secolo (scene sontuose di grande pregio destinate all’aristocrazia), le affascinanti immagini del mondo fluttuante (ukiyo-e del XVII secolo) con le sue stampe incise anche per la ricca borghesia, fino ai kachō-ga del XVIII secolo, immagini di fiori e uccelli di cui sono qui raccolte alcune fra le più suggestive.
 
Sfogliare il volume significa quindi immergersi in una tradizione ricchissima e variegata di cui qui sono riportati alcuni fra i più interessanti esempi, anche molto diversi fra loro per tecnica, periodo di realizzazione, influenze, stile, ma tutti concentrati sul tema dominante, quello stretto rapporto fra pittura giapponese e natura. Si rincorrono i simboli legati alla scelta di ogni soggetto, naturale o faunistico: il ciliegio (sakura) simbolo di impermanenza, che immediatamente associamo al rituale dello hanami (letteralmente “guardare i fiori”) a sottolineare la bellezza e «il carattere effimero della vita»; peonie, aceri, camelie, iris blu e, ancora, anatre, martin pescatori, oche, con cui il popolo giapponese ha profonda famigliarità; l’eleganza maestosa delle gru, l’animale simbolo del Giappone (almeno nel nostro immaginario), emblema di fortuna e longevità.

Nello sguardo e nelle mani di artisti come Hiroshige, Hoara Koson, Gyōzan, Kōno Bairei e tutti coloro che popolano con le loro stampe questa raccolta, la natura si svela mediante una narrazione ricca di fascino, di cui seguiamo le diverse correnti e influenze artistiche alla base delle opere o, seguendo un’altra direzione, l’ascendenza che queste stesse hanno avuto sull’arte occidentale dall’Impressionismo all’Art Nouveau, suggestioni di cui in apertura si diceva dello stesso Monet, chiaramente visibili per esempio nel dipinto Le rose presente nella mostra in questione. La narrazione di Gli uccelli, quindi, si intreccia su diversi livelli di lettura, estetici e formali, che dialogano con il lettore su altrettanti livelli: da uno più immediato legato alla bellezza delle opere presentate, ad altri più personali e profondi che coinvolgono la riflessione su impermanenza, caducità della vita, bellezza, ciclicità della natura, fra passato e presente. Un volume prezioso, pieno di bellezza, entro cui trovare rifugio e ispirazione.

Di Debora Lambruschini

 Tutte le immagini presenti in questo articolo sono pubblicate su gentile concessione della casa editrice L'ippocampo