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"Camus, vivere in tempi di catastrofe" a cura di Catherine Maubon è un piccolo saggio prezioso ci racconta nuove sfumature dello scrittore

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Camus
Camus
Vivere in tempi di catastrofe
a cura di C. Maubon 
Edizioni Clichy, 22 febbraio 2022

pp. 128
€ 7,50 (cartaceo)


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“Personalmente non potrei vivere senza la mia arte, ma non l’ho mai posta al di sopra di tutto.”

Con queste parole inizia il suo discorso del Nobel Albert Camus, Chi è Camus è facile a dirsi, possiamo analizzare in lui il filosofo o il romanziere, l'attore e e il drammaturgo militante, l’eroe della Resistenza o il pacifista convinto.  Lo scrittore per cui ognuno è straniero a se stesso fu molte cose.

Innanzitutto qualche cenno biografico. Nacque a Mondovi, in un paesino sulla costa est dell’Algeria che strizzava l’occhio all’Italia, chiamato con il nome di una analoga città piemontese (sebbene senza accento, che in francese tanto il suono è analogo) in cui si era con facilità dimostrata la gloria napoleonica, e fondata da un gruppo di emigranti arrivati da Parigi dopo le sommosse del 1848. 


Dopo la morte del padre durante la prima guerra mondiale, Camus fu cresciuto dalla madre e grazie al suo maestro riuscì a studiare, perché trasferitosi ad Algeri da uno zio, si distinse già alle elementari e il maestro gli fece ottenere una borsa di studio. Lo ringraziò citandolo durante il discorso del Nobel. Riuscì ad emergere pur tenendo conto delle sue umili origini e della sua condizione sociale, che divennero per lui un emblema e il simbolo di una scrittura dedita alla verità e alla cura dei più deboli.


Fu  negli anni del liceo che si innamorò dello sport e del teatro, e giocando come portiere in una squadra di calcio si distinse,

"Quel poco che so della morale l'ho appreso sui campi da calcio e sulle scene di teatro - le mie vere università". 

Nel 1940 è costretto a lasciare Algeri e si imbarca per Parigi. Si affermò come giornalista e polemista, con la malattia sempre in agguato, la sua tubercolosi cronica che più volte lo avvicinò alla morte, senza però ucciderlo mai. 


La sua vita finì invece in un incidente assurdo: lo schianto autonomo, a bordo della sua auto, alla luce del giorno, lungo una strada dritta, senza pioggia, senza altre auto a ostacolare il suo percorso. Un incidente che lo sottrae al mondo degli uomini e degli scrittori troppo presto.


Della sua opera è stato già detto tutto e di più, del suo valore è inutile parlare, forse la riscoperta del suo libro "La peste" in epoca pandemica ha più volte dato vita anche ad erronee considerazioni sulla natura dell'opera stessa, ma i grandi scrittori sono di tutti e di nessuno, e le loro parole valgono sia per i grandi critici che per i lettori più appassionati, in qualsiasi tempo e in qualunque contesto.


In questo piccolo saggio troverete molte interessanti considerazioni sulla sua vita, sulle sue opere e sulla sua vena creativa, sul modo in cui ha portato avanti la sua attività di scrittore, oltre ad alcuni preziosi scatti e ad una piccola antologia con brani tratti dalle sue opere. 

Sì, nulla impedisce di sognare, anche nel tempo dell'esilio, poiché almeno questo so, di scienza certa, che un'opera umana non è nient'altro che questo lungo cammino per ritrovare, con i sotterfugi dell'arte, le due o tre immagini semplici e grandi sulle quali  una prima volta il cuore si è aperto. (p. 100)


Samantha Viva