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"L'indicibile" di De Fina racconta tutto ciò che non si riesce a dire sulla malattia e sulle ferite che ci lascia nel corpo e nell'anima

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l'indicibile

L’indicibile
di Gabriella De Fina
Bompiani, giugno 2021

pp. 240
€ 16,15 (cartaceo)


Lo so, si fa fatica a ricordare, ma c’è stato un tempo in cui tutto sembrava girasse in armonia, c’era il giorno c’era la notte, c’era l’autunno e c’era la primavera, c’era il tepore, baci e abbracci, i corpi si amavano con semplicità, corpi sani, pieni di energia, correvamo a più non posso tra i sentieri blu, volevi diventare un’atleta, non ci sei riuscita, però ci sentivamo onnipotenti. P.12

Bianca e Micaela si conoscono per colpa o grazie alla loro terribile malattia, e decidono di confidarsi tutto, anche l’indicibile, chiuse in una casa sperduta nella radura di un bosco. La voce potente di Gabriella De Fina ci conduce tra i loro segreti, tra i passi stanchi e le danze, tra i ricordi e il presente così sparuto e breve. E ricordo che ha avuto anche lei, la narratrice, il tempo dell’armonia, in cui tutto girava come fosse nulla e il suo sorriso era dolce, così presente e viva come fosse ancora qui.


E in ogni particolare preciso che ci lascia e racconta si ritrova un po’ di questa donna, attrice, traduttrice, giornalista, viaggiatrice e scrittrice e infine del suo indicibile calvario dentro questo mostro che è il cancro, affrontato sempre con foulard dall’aria esotica e la luce negli occhi di chi sa che scrivere è vita. Si è spenta Gabriella, nella primavera del 2020, senza vedere il frutto di tanta felicità prendere il volo e arrivare ai tanti lettori che leggono e apprezzano queste pagine. 


Il libro è una sorta di memoria romanzata della sua esperienza, anche se diverse sono le protagoniste e diverso il contesto, in ogni parola c'è l'autrice, che fa anche capolino nel testo ad un certo punto. Per giorni le donne protagoniste, Bianca e Micaela, vanno avanti nell’illusione e nel non detto. Ma Micaela sta morendo, e alla fine il grande inganno sfocia in un moto di rabbia accusatoria contro Bianca. Sembra una crasi incolmabile, ma una piccola luce si scorge in fondo, quando Micaela chiede a Bianca di consegnare la lettera che ha scritto per le nipoti. 


Fin dall’inizio, nel testo, c'è una terza voce avvolta nel mistero, che tutto conosce e tutto sa e che ad un certo punto scompare, per ritornare alla fine del libro. È la stessa autrice, che racconta di essere malata, e di come il cancro sia entrato nel suo immaginario costringendola a scrivere quella storia, non del tutto vera e non del tutto finta, perché sua nel senso più intimo possibile.

Ora che il libro è finito, posso dire una cosa: raccontare questa storia mi è servito, mi ha fatto capire che l'unica vera compagna della nostra vita, nel bene e nel male, è l'immaginazione. (p. 231)

Gabriella De Fina ha trascorso la sua vita a dare voce agli altri, alle donne, alle vittime della mafia, agli artisti, agli scrittori e persino ai luoghi. In questo libro, che vede la luce ora che lei non è più fisicamente con noi, ha dato voce alla malattia e a quanti non trovano le parole per descrivere ciò che resta indicibile, e attraverso la sua voce diventa quasi poetico; non un urlo ma un canto, non una resa ma una via d'uscita, di quelle che in teatro, tante volte, ha fatto tra gli applausi del pubblico e che di sicuro la raggiungeranno anche ovunque lei sia, perché le parole sopravvivono a noi tutti e restano imperiture nella pagina.

Samantha Viva