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«Bisognerà pensare a qualcosa di nuovo, che sia nuovo e non banale: è così che si progredisce»: alla scoperta di "Il più grande uomo scimmia del Pleistocene" di Roy Lewis

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Il più grande uomo scimmia del Pleistocene
di Roy Lewis
Adelphi, 2001

Traduzione di Carlo Brera
Prima edizione in inglese: 1960
Con la presentazione di Terry Pratchett

pp. 178
€ 11 (cartaceo)
€ 4,99 (ebook)


Avete presente quei romanzi di cui sentite spesso parlare, per cui vi ripetete: “prima o poi...”?! Ecco, per me è stato così con Il più grande uomo scimmia del Pleistocene, un libro che amici, redattrici e colleghi mi avevano consigliato già qualche anno fa perché mi facessi una risata intelligente. Finalmente, con le ferie natalizie, ho potuto dedicarmi al ripescaggio di qualche titolo dall'infinita lista chiamata "da recuperare". E con Il più grande uomo scimmia ho inaugurato splendidamente le ferie. 

Partiamo dalla premessa che questo non è un saggio di storia, ma un romanzo umoristico ambientato nel Pleistocene. Al centro, ci sono le vicende familiari del piccolo io narrante, che vive in una caverna con la sua famiglia allargata. Tra genitori, fratelli, zie e zii, tutti molto caratterizzati, spiccano le due figure antitetiche di papà Edward e di zio Vania. Edward è effettivamente "il più grande uomo scimmia del Pleistocene", colui che non si arrende mai davanti alle difficoltà e fa di tutto per far progredire la sua famiglia. Zio Vania, al contrario, è il reazionario per eccellenza e non fa che smontare le iniziative di Edward, accusandolo di sfidare la natura. Inutile dire che le resistenze di zio Vania sono tra le parti più ironiche in assoluto del testo. Così, seguendo i battibecchi familiari, assistiamo ai vari tentativi di Edward di portare il "vulcano" giù per terra, ovvero di trasportare il fuoco fino alla caverna di famiglia, tra scottature, chilometri di strada, intelligenti strategie. Tuttavia, anche quando gli ominidi sapranno sfruttare il fuoco, questo non sarà sufficiente: occorrerà saperlo accendere. E di nuovo, via di tentativi, alcuni più stravaganti, altri effettivamente efficaci. Per Edward, non c'è mai pace, perché la sua mente geniale continua a ideare. 

Le grandi scoperte del Pleistocene vengono abilmente attribuite da Roy Lewis a Edward, straordinario modello di inventore ed esploratore inesausto, sempre curioso del mondo e aperto alla sperimentazione continua, costi quel che costi. Anche i suoi figli, d'altra parte, cercano di fare altrettanto: c'è chi si incaponisce sulla possibilità di addomesticare i cuccioli di lupo, chi invece prova a costruire armi più efficaci per la caccia e per la pesca,... In questo cammino verso il progresso, anche i rapporti umani cambiano: ci si ritrova attorno al fuoco per raccontare, si prova a testimoniare quanto si è fatto durante il giorno disegnandolo sulle pareti e ci si convince che sia ora di corteggiare le donne senza limitarsi a rapirle... Queste tappe evolutive, segnate da tanti fallimenti ma anche da successi straordinari, sono raccontate con un potente umorismo, ancor più godibile da parte di chi ha studiato i manuali e può quindi apprezzare ancora di più gli intelligenti escamotage narrativi di Lewis. 

Uscito per la prima volta nel 1960, Il più grande uomo scimmia del Pleistocene è un romanzo che non risente del tempo che passa ed è, anzi, ancora efficacissimo per raccontare la Preistoria. Preparate il sorriso! 

GMGhioni