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«La seconda verità» di Anna Verlezza e la collana "I superflui" di Readerforblind

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La seconda verità
di Anna Verlezza Readerforblind, 2021

pp. 236

€ 16 (cartaceo)



Readerforblind è una rivista online il cui nome è indicativo di una precisa scelta editoriale (qui trovate la nostra intervista): facile è infatti riconoscere la ricerca di quel "lettore per ciechi" che dà l'avvio al racconto Cattedrale di Raymond Carver.

Dopo anni sulla scena, Readerforblind decide di fare un passo in avanti e trasformarsi in una casa editrice, alla cui direzione editoriale troviamo Valerio Valentini (autore di raccolte di racconti come Evoluzioni, Gli insetti sono tutti a dormire e Parlare non è un rimedio). Mentre la collana “Le polveri” ha l'intento di “dare una nuova vita a opere che hanno fatto la storia della letteratura ma che ormai sono state dimenticate”, “I superflui” si occupa di storie inedite. Ed è qui che troviamo, primo volume della collana, La seconda verità di Anna Verlezza, già autrice di testi come L’angelo che imparò a volare, Nove volte donna e TR3NTASET7E.

La trama, inizialmente incentrata sulla protagonista Rita, psichiatra di successo e donna irretita in un matrimonio senza futuro, la cui unica via di fuga è rappresentata da relazioni occasionali con uomini in grado di darle un briciolo di passione, si dipana dopo poco in quelle che appaiono come tre sottotrame apparentemente non legate fra loro. Le tre storie proseguono alternandosi in una sequenza A, B, C, A, B, C fino al finale, in cui le rette parallele finalmente si ricongiungono per svelare l’arcano celato nella vita della protagonista e chiudere così i cerchi lasciati aperti. La struttura, ben congegnata, non consente l’anticipazione del finale (o dei finali) e rivela più di un colpo di scena. 

Le sottotrame affrontano i tre aspetti di Rita: Rita come donna, Rita come moglie, Rita come figlia. Di queste, la più intrigante è quest’ultima, legata a un segreto nel suo passato che richiede tempo per essere svelato. Meno interessante è invece la vicenda legata al marito Manuel che, in modo fin troppo repentino, passa da essere un uomo freddo e cinico a vittima quasi incolpevole di una famiglia bigotta: il suo personaggio, un poco fumoso, ha tratti incostanti e le sue motivazioni non sembrano essere così forti da condurlo a reiterare per anni un comportamento scorretto nei confronti di una donna che ammette di aver amato. Nel complesso, in ogni caso, i personaggi si rivelano azzeccati e complessi al punto giusto.

Ciò che convince meno, di questo testo, sono la pulizia del testo e la coerenza di alcuni passi. Se perlopiù lo stile dell’autrice convive in un ottimo equilibrio fra scorrevolezza e complessità, in altri troviamo frasi inutilmente contorte, soprattutto legate a immagini che vorrebbero essere poetiche ma risultano invece infelici. Un esempio fra tutti: «A ogni sguardo d’assenza del marito, a ogni suo fiume di indifferenza, aveva interrotto le pregnanze, espellendo le attese come feto che non vuole rimanere ancorato laddove vita in primo istante attecchì o solo sperò» (p. 19). Un editing più accurato avrebbe forse consentito una maggiore fluidità di una immagine che, pur bella, nel dilungarsi troppo perde totalmente di potenza, col solo risultato di sembrare fuori luogo.

Vi sono poi alcuni capitoli che non forniscono alcuna nuova informazione sulla trama. Ne citiamo due soltanto: “Ciambella zenzero e cannella”, nel quale Rita si ferma in un bar per fare colazione, e “La borsa sulla sedia”, nel quale ben quattro pagine vengono dedicate al funerale di un personaggio che non ha attinenza con la storia, seguito da un’altra scena in cui Rita fa colazione. Se eliminati, questi due capitoli non alterano in alcun modo il resto della trama. Sono superflui.

Infine, in un paio di occorrenze ci sono problemi di coerenza interna. Un solo esempio: nel capitolo “Seduta del 14 febbraio”, troviamo un personaggio coinvolto in una ipnosi regressiva affermare prima che «Mancano pochi minuti alle 07:00» (p. 97) e poco dopo contraddirsi dicendo che «Saranno le circa le sei del mattino, lo capisco dai primi bagliori di luce». Delle due l’una: o la certezza dell’orario deriva dall’aver interpellato un orologio, oppure il dubbio di un orario precedente a quello precedentemente stimato viene dalle luci della città.

Insomma, qualcosa nell’editing di questo romanzo deve non aver funzionato. Momenti di incoerenza, passi troppo arzigogolati e capitoli appesi trascinano fuori con forza il lettore da una trama pur interessante, spezzando quella suspension of disbelief che è alla base della narrativa. Nel momento in cui bisogna interrompere la lettura per chiedersi se ciò che si sta leggendo è corretto o meno, c’è qualcosa che non va.

Ci ritroviamo a sospendere il giudizio di questo romanzo, allora, e dell’intera collana della neonata casa editrice Readerforblind in attesa di leggere altro.


David Valentini