in

In sospensione con M. John Harrison nei mondi di "Riaffiorano le terre inabissate"

- -

 

m-john-harrison-riaffiorano-terre-inabissate

 

Riaffiorano le terre inabissate 
di M. John Harrison
Edizioni Atlantide,  2021 I Edizione 999 Copie Numerate

Traduzione di Luca Fusari

 24,00 (cartaceo)
 

Riaffiorano le terre inabissate, titolo originale The Sunken Land Begins to Rise Again, è un’esperienza sensoriale di lettura che stimola e amplifica la percezione della pagina scritta e del mondo immaginato in cui si entra. Il romanzo, uscito l’anno scorso per Golliancz, casa editrice inglese che rivolge particolare attenzione alla fantascienza, ha vinto l’ultimo Goldsmiths Prize per essere un’opera innovativa.

E difatti, si tratta di un’opera in cui il piano realistico e quello fantastico coesistono in perfetto equilibrio e secondo un ritmo che sottrae il testo a ogni tentativo di fissare l'appartenenza a un genere letterario.  La compenetrazione dei due piani genera quel sottile effetto weird che si propaga come un fluido tra le pieghe della narrazione senza mai esplodere, ma dando profondità alle relazioni tra i personaggi e rivelandone le crisi, intese come momenti di metamorfosi.

Shaw è un uomo di mezz’età colto in un momento di smarrimento affettivo e professionale. La madre si trova in una clinica per pazienti affetti da demenza senile e, da un punto di vista lavorativo, non riesce a ricollocarsi come informatico, ma vero è che non fa neanche molti tentativi. La sua vita è come sospesa lungo il fiume dalle parti di Hammersmith, a ovest di Londra, dove vive in un appartamento condiviso lasciando accadere incontri ed eventi dei quali sembra diventare protagonista solamente perché gli altri lo vogliono. ("Prima era un normale essere umano. Adesso si considerava legato soltanto parzialmente al flusso degli eventi"). Come succede con Victoria (nome che ha un peso specifico troppo alto sulla tradizione inglese per essere scelto casualmente), anche lei figura irrisolta che, nel tentativo di lasciare la capitale, va a vivere per un periodo nella casa ereditata dalla madre nello Shropshire, una contea dell'Inghilterra nella regione delle Midlands al confine con il Galles ("Era stanca. Cercava un cambiamento e in segreto lo temeva"). I due intraprendono una relazione a distanza di sicurezza fatta di incontri fugaci, scambi di email spesso senza risposta, dove a contare è la pura esistenza dell’altro più che la presenza fisica. La necessità di avere qualcuno da telefonare e a cui scrivere quando se ne ha voglia. Intanto gli incontri con gli altri personaggi intensificano il loro disorientamento e accelerano la spinta verso il passato che entrambi ricostruicono attraverso il rapporto con le rispettive madri.

Il paesaggio è il grande protagonista di questo romanzo: il paesaggio geografico e quello sociale. I personaggi si muovono dentro atmosfere che dirigono le loro esistenze colte in un sentimento nostalgico, che sembra riguardare tutta la comunità, e insieme nel desiderio di capire cosa si è diventati. ("Non sono così. Una volta non ero così"). 

Le descrizioni della luce sono pennellate sulla pagina con le quali Harrison ne ricrea tutte le sfumature, le variazioni di densità e colore, come lavorando su materiale pittorico; in alcuni casi quasi sembra restituire con le parole le opere dei grandi pittori inglesi che allo studio di quella luce hanno dato la vita, fra tutti Turner.

In seguito una luce temporalesca irruppe secca sulle lastre di pietra, a cui diede una patina fosca; giù a sud le colline basse si accasciavano su un orizzonte surriscaldato sotto nuvole dall’aspetto architettonico.

E ancora:

Era una di quelle mattine londinesi in cui lo strato di nuvole distribuisce in cielo una luce uniforme. Il sole non sbuca mai ma per tutto il giorno senti che c’è, ti avvolge, finché gli occhi non se ne stufano e ti rifugi dentro un bar.  

La luce vive la sua simbiosi con l’acqua e sembra che proprio questa simbiosi sia l’unica possibile chiave di lettura del romanzo e insieme l’unico modo di leggere la realtà e questa fase della storia del Regno Unito. Nell'epoca post-Brexit in cui si svolge la narrazione, le allegorie di tipo sociale e politico sono disseminate nel testo: i cospirazionisti che gravitano intorno a Shaw che, pur consapevoli della complessità della realtà, provano a darne letture semplicistiche e dichiaratamente prive di logica, i frequenti e repentini riferimenti agli anni Ottanta e all’epoca thatcheriana che infesta la quotidianità (haunted) del popolo britannico come spartiacque della loro storia, giochini per bambini in tenuta da bagno dell’epoca edoardiana a righe bianche e azzurre, associazioni di storia locale che esaltano il passato, per loro unica dimensione attuale del paesaggio, isole e costoni di roccia che rievocano resti di bastimenti dell’Impero coloniale, le rovine della rivoluzione industriale nata dai fiumi.  E ancora un libro della seconda metà dell’Ottocento, piena epoca vittoriana, I Bambini acquatici di Charles Kingsley (The Water Babies), che apparirà più volte nel corso della narrazione e che racconta la trasformazione del piccolo e sfortunato spazzacamino Tom. Il bambino, dopo essere affogato in un fiume, vive sott'acqua numerose avventure, incontrando strani personaggi e ricevendo importanti lezioni morali. Completata la redenzione, potrà tornare alla forma umana e alla vita.

Anche i personaggi del romanzo, così come tutto il paesaggio, sembrano immersi nelle acque, rievocando più una sorta di regressione, deriva, isolamento che di condizione idilliaca. Acque ora fluviali, ora piovane, ora marine, ora gassose e ancora stagnanti, agitate, sorgenti, profonde, superficiali, ascendenti, in caduta, luccicanti, oscure; impregnate, infiltrate e a volte putrefatte sono anche le cose stesse che scricchiolano, cigolano e danno filo da torcere con la loro instabilità alle figure della mitica working class britannica, presenti nell’opera, che cercano di ripararle in un atto di resistenza alla velocità e al consumismo dell'epoca in cui il "There is no alternative" non è più un cinico invito a riflettere, ma una constatazione. 

Mentre leggiamo, sviluppiamo insieme ai personaggi la sensazione "che ci sia qualcosa di vivo nell’acqua", esseri che non assumono mai una forma definita e frequentano anche la terraferma: a volte sono solo un’ombra, un fruscio, uno spostamento d’aria, figure misteriose i cui movimenti fugaci finiscono sempre in acqua, dove si tuffano svanendo e mai più riemergendo, come per fare ritorno al loro mondo abissale dal quale gli esseri umani si sentono attratti, forse riconoscendovi un'origine.

Il romanzo ha una rara forza magnetica. La prosa è una marea di cui bisogna assecondare i movimenti, le epifanie della luce, come lasciandosi andare a un’ipnosi. Solo così possiamo fare esperienza di questa opera tanto meravigliosa quanto enigmatica e, forse, ci ritroveremo anche noi nel punto in cui i fiumi si gettano nel mare, nel punto di sospensione delle nostre esistenze, in prossimità di un estuario.  

Maria Teresa Rovitto