in

"Italian Life" di Tim Parks, una fiaba moderna e pungente sulla vita nel Bel Paese

- -

Italian Life
di Tim Parks
Rizzoli, 2021

pp. 350
€ 19,00 (cartaceo)
€ 11,99 (ebook)


Tim Parks è un autore e giornalista inglese, nato a Manchester e naturalizzato italiano. Docente universitario presso la IULM di Milano, Parks ha una formazione accademica maturata a Cambridge e Harvard, mentre in Italia si dedica da circa 40 anni alla scrittura di romanzi e traduzione letteraria di grandi autori, quali Moravia, Calvino e molti altri.

Il suo ultimo romanzo, Italian Life, edito da Rizzoli, è un avvincente viaggio nell’esperienza di un vissuto che sembra costantemente dominato dall’inconscio e forse dall'inevitabile confronto tra la cultura anglosassone, di origine, e quella italiana, di adozione. Ho desiderato affrontare la lettura di questo libro, che si svolge soprattutto all’interno del contesto universitario, in quanto, come studente prima e docente poi, ho compiuto il viaggio opposto all’autore, attraversando la Manica, per stabilirmi in Gran Bretagna. Italian Life si presenta come una pungente satira del sistema culturale e politico di una Nazione, in cui nulla funziona come dovrebbe, offuscato da lotte di potere interne, nepotismo, bustarelle e un velato rifiuto del “diverso”, a prescindere dalle origini di partenza. È davvero questa l’Italia? Viene effettivamente da domandarsi, a tratti, se l’autore non esageri nei toni sardonici di una satira pungente, che riecheggia nel ricordo del vecchio e logoro adagio: “Italiani? Pizza, calcio e mandolino”.

Resta tuttavia interessante lo spunto critico sollevato dall’autore, che individua nelle trame di un’intricata burocrazia l’incapacità di favorire l’innovazione e il progresso del Paese, affossando spesso le capacità del singolo, penalizzando coloro che non hanno conoscenze altolocate. Una dinamica di comportamenti che non vede l’Italia sola, nella lista degli intrighi al potere, ben accompagnata da altre Nazioni europee e non. Tuttavia, lo spirito verace mediterraneo pecca forse nell’incapacità di assopire i bollori delle passioni, rendendo manifesta la pesante contraddizione di un Paese, che, sebbene unificato, non è mai stato realmente unito. A dimostrazione di questo, il personaggio di Valeria, una giovane donna proveniente dalla Basilicata, che si iscrive a un corso accademico a Milano. In Università incontra James, docente inglese di mezza età, separato dalla moglie italiana: con lui inizia una relazione platonica, animata dallo scambio di idee. Entrambi, seppur in modo diverso, sono outsider, stentano a inserirsi nello scenario di un’Italia del Nord che li spinge ai margini. Valeria ha lasciato il paese natale e sacrificato molto per raggiungere Milano, dove lavora alla tesi per il suo dottorato, ma si sente schiacciata dalle forze oscure che regolano l’istituto. James si è formato in prestigiose università, quali Oxford e Yale, è docente di Letteratura inglese, ma ambisce alla professione di ricercatore. In Italia si sente oggetto di pesanti sgambetti, costantemente additato come straniero, e vittima del grottesco sistema di favoritismi e corruzione. Il romanzo di Parks sembra essere un amalgama di ricordi e aneddoti fittizi, che tratteggiano una lettera d’amore dolce-amara per l’Italia, terra di paradossi, stemperati dalla costante simpatia e il gusto per il sorriso agrodolce. 

Italian Life, nonostante le sue 350 pagine, si legge in un soffio e ha il sapore di una favola ben congegnata. Il complesso ambiente dell’Università, che fa da sfondo alle vicende di James e Valeria, è la metafora che guida l’intero libro alla scoperta dell’universo machiavellico e complesso, che regola tutta la nostra nazione. All’interno del romanzo, Parks si diverte molto a tratteggiare personaggi grotteschi, come il Rettore Ottone e la sua aiutante Professoressa Modesto, nullità accademiche gonfie di rango e presunzione. Non mancano frequenti richiami ai modi di dire popolari, a usurati cliché, così come vari riferimenti letterari colti a Dante, Pier Paolo Pasolini, Natalia Ginzburg, Alberto Moravia e Primo Levi. L’intenzione dell’autore è palesemente quella di restituire al lettore un quadro obiettivo della sua esperienza di immigrato che ha intenzionalmente scelto come casa la penisola italiana. La satira pungente e le critiche argute, pertanto, per quanto sardoniche e talvolta esibite in modo spettacolare, non devono fuorviarci dallo scopo di raccontare l’esperienza di un vissuto (più o meno fittizio) così com’è, con le sue luci e e le sue ombre. Il romanzo di Parks sembra ricordarci che, a ben due decadi dall'inizio del ventesimo secolo, la Dolce Vita, che ha tanto reso famosa l'Italia all'Estero, ha perso il suo affascinante splendore, corrosa da una classe politica e, soprattutto, da un sistema burocratico, che affossa invenzione e talento.

Forse, a questo punto, la curiosità potrebbe spingerci ad avanzare una richiesta all’autore, ossia quella di descriverci, attraverso la stessa lente, il suo Paese d’origine…

Elena Arzani