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#LectorInFabula - "I Morlevent o la morte!": un giuramento per restare uniti in "Oh, boy!" di Marie-Aude Murail

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Oh, boy!
di Marie-Aude Murail
Giunti, 2008
pp. 192  

Traduzione di Federica Angelini

€ 14,00 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)
Audiolibro disponibile su Storytel
Lettura di Giorgia Brasini
Tempo di ascolto: 4h e 49 min

 
Tre fratellini, orfani di madre e abbandonati da un padre irreperibile, e un giuramento: quello di impedire a chiunque di separarli. Così inizia la storia di Siméon, Morgane e Venise Morlevent, quattordici, otto e cinque anni, che vengono affidati a un orfanotrofio in attesa di trovare qualcuno che accetti di farsi carico della loro sorte. Per fortuna, grazie alle ricerche di Siméon, che è straordinariamente precoce e frequenta già la quinta superiore, i tre si rendono conto di avere due parenti ancora in vita, due figli nati da un precedente matrimonio del papà.
A farsi carico del tentativo sono una zelante assistente sociale e una giudice premurosa e amante del cioccolato: sono loro a prendere contatto con gli altri due Morlevent, su cui la portata della notizia si rovescia come una secchiata d’acqua fresca. Se la maggiore, Josiane, si sente in parte deresponsabilizzata dal fatto di non avere un legame di sangue con i piccoli (lei stessa è stata riconosciuta da George Morlevent, senza essere davvero sua figlia), per il più giovane, Barthélémy, la faccenda è ben diversa: lui è davvero un fratello maggiore, colui che ha la legge e la genetica dalla sua, ma certo non si sente pronto per assumere pienamente il ruolo che lo Stato vorrebbe assegnargli.
Con una narrazione animata e senza tempi morti, Marie-Aude Murail ci trasporta al cuore di una storia di famiglia dai risvolti inaspettati. Ciascuno dei personaggi coinvolti, infatti, ha delle motivazioni private che vengono esplorate: Josiane vuole per sé la piccola Venise, come compensazione per la bimba che non riesce ad avere; Bart non ha mai superato l’idea di essere stato rifiutato da papà Morlevent, che se n’è andato di casa prima che lui nascesse, e instaura adesso un rapporto di affettuoso scontro con l’altro maschio della famiglia, il pungente Siméon, che non apprezza più di tanto la sua allegra superficialità.
È proprio intorno al rapporto tra i due che si innesca il cambiamento di passo, nel carattere del fratello maggiore come nel romanzo. Un giorno, infatti, Bart si accorge delle macchie scure che coprono il corpo del ragazzino e si decide, dopo non poche esitazioni, a portarlo da un medico: 
Dire quella frase significava impegnarsi, significava prendere Siméon per mano, comportarsi da fratello maggiore e questo era impossibile. 
Ecco allora che Oh, boy! (il titolo deriva proprio dall’esclamazione preferita di Bart nei momenti di sorpresa o sconcerto), diventa anche la storia della formazione di un giovane uomo. Bart infatti, a ventisei anni, è ancora irresponsabile e inaffidabile, campione di videogiochi e riluttante agli impegni a lungo termine. Come se non bastasse, ha una relazione con il possessivo e collerico Léo, che non vuole saperne di avere tre mocciosi per casa e per cui è impossibile accettare che il compagno inizi ad avere altre priorità.
L’autrice mostra grande delicatezza e precisione nel descrivere il cambiamento progressivo ma inarrestabile di Barthélémy, nel momento in cui una brutta notizia sulla salute di Siméon si abbatte sul ritrovato e ancora traballante gruppo famigliare. Bart inizia a rendersi conto, quasi controvoglia, che quel che accade lo riguarda e lo coinvolge sul piano emotivo. E nel momento in cui il giovane inizia a farsi carico di chi ama, ecco che nulla di ciò che lo circonda gli può più essere indifferente. Per questo motivo, per esempio, non può più fingere di non sentire la vicina Amanda che viene picchiata dal marito: 
non poteva più barricarsi dietro al suo senso dell’umorismo cinico ed egoista, era come se quegli oggetti colpissero anche lui; l’infelicità degli altri gli si infilava nel cuore attraverso la breccia aperta dai piccoli Morlevent.
Contrapposta a Bart, la sorella Josiane, oftalmologa benestante, sulla carta perfetta potenziale tutrice, è meschina e decisamente calcolatrice, e combatte la sua battaglia per l’affidamento per motivi più egoistici. Mentre Bart ci commuove nel suo accudimento devoto al fratello, nell’assiduità sofferta con cui accompagna il percorso della sua malattia, vediamo anche i traballamenti delle più piccole, alle prese con una nuova vita e separate dal loro principale punto di riferimento.
Marie-Aude Murail riesce a scrivere un romanzo tenero ma non melenso, pieno di ironia che, come riporta l’epigrafe tratta da Romain Gary, “è una dichiarazione di dignità, un’affermazione della superiorità dell’uomo su ciò che gli capita”. I personaggi, caratterizzati in maniera credibile e guardati con benevolenza dall’autrice pur nei loro difetti, assumono una statura propria e muovono il coinvolgimento, accresciuto nell’audiolibro dalla lettura mossa, divertita e partecipe di Giorgia Brasini. In poco meno di cinque ore, il fruitore si trova immerso completamente nella vicenda narrata, anche perché lo stile di Murail, asciutto e molto dialogato, ricco di battute lapidarie, si presta particolarmente alla lettura ad alta voce. Persino per chi, come la sottoscritta, tende a distrarsi, interrompere l’ascolto risulterà difficile, se non impossibile e Oh, boy! diventerà un motivo più che valido per sospendere qualunque altra attività per scoprire come si concluderà la vicenda – da soli, o con i propri ragazzi, che potrebbero apprezzare la narrazione già dalle scuole medie.
 

 Carolina Pernigo