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#CriticARTe - Nuovo appuntamento con la guida alle ultime edizioni d'arte e fotografia

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In questo nuovo capitolo dedicato alle ultime pubblicazioni in campo dell’arte, approfondiamo insieme la tematica del ritratto e dell’identità dell’artista, grazie a una serie di libri interessanti, che propongono inedite biografie e riflessioni di ampio spessore.

Paolo Ventura, uno dei fotografi italiani più apprezzati internazionalmente, è il protagonista di un’omonima opera biografica, edita da Johan & Levi e curata da Laura Leonelli, che ha raccolto in questa pubblicazione oltre tre anni di conversazioni con l’artista.

Autobiografia di un impostore
di Paolo Ventura
Ed. Johan & Levi, 2021

Collana Biografie
Formato 15,5 x 23 cm
pp. 152, 35 immagini a colori
€ 20,00

Paolo Ventura nasce a Milano nel 1968, si dedica inizialmente alla fotografia di moda e successivamente decide di trasferirsi in America, a New York, dove inizia a lavorare in teatro. In questo contesto realizza numerose scenografie, forte delle sue spiccate doti di manualità. Appassionato di racconti, figlio di un celebre illustratore, ricostruisce piccoli set teatrali in cui ambienta le sue favole utilizzando materiali di scarto e burattini. Una metodologia di lavoro che sembra trarre ispirazione dall’infanzia, dall’abitudine di rievocare piccoli scenari di guerra con oggetti di uso quotidiano, all’interno dei giochi in famiglia, che si alimentano delle storie narrate dal padre.

Lo stile espressivo di Ventura è caratterizzato dall’elemento sognante, visionario e delicato. La guerra è uno dei temi centrali, in costante sviluppo e rielaborazione, come a voler alimentare un filo mai interrotto nato intorno al tavolo di casa, quando da bambino si confrontava con una burbera figura paterna. Il libro ripercorre i tratti salienti della vita del fotografo, a partire dagli anni dell’infanzia a Milano, fino alla nascita del figlio ed al periodo newyorkese, che si conclude dopo dieci anni col rientro in Italia. Autobiografia di un impostore racconta la genesi dell’attività artistica di Ventura, la cui poetica è un’amalgama di maniacali dettagli di ricostruzione tecnica e poetica. All’interno degli scatti, il fotografo diventa costumista, scenografo e regista di storie. La malinconia si mischia al sogno, conferendo quei tratti di surrealismo onirico, che insieme alla composizione ed al colore, concorrono a dar vita alla cifra stilistica unica ed inimitabile delle fotografie di Ventura.

Lo scatto finale è pertanto solo il mezzo ultimo di costruzione di immagini, che ripercorrono i fatti di un periodo passato collocato in un frangente impreciso della Grande Guerra. Emozioni che prendono corpo, influenzate dalla distanza affettiva del padre e dalla conseguente difficoltà di comunicazione, durante l’infanzia, nonché da verità non sempre sincere. Il libro, al pari dell’immaginario fotografico dell’artista, segue un ritmo piacevole, mentre ripercorre sensibilmente i fatti ed i luoghi del vissuto, rivisitandolo con dovizia di particolari ed un corposo numero di immagini.

Narrato in prima persona, Autobiografia di un impostore si caratterizza per la ricchezza di una scrittura sensibile, che abbraccia dettagli apparentemente minuti e marginali. Trentacinque dipinti inediti riprodotti a colori arricchiscono la scenografia del testo, che, proprio come nelle immagini del fotografo, è ricca di particolari descrittivi e ricostruisce teatri immaginari, in cui si svolge la narrazione. Dagli scorci milanesi, in cui si ambienta l’infanzia, un dedalo di strade attorno a via Domenichino, frequentata da Bruno Munari, si giunge alla piazza d’armi della caserma Perrucchetti, passando per la casa di Anghiari, che Ventura considera un luogo dell’anima, giungendo infine al racconto di Parigi, città del lavoro nel campo della moda, e New York, metropoli in cui è definitivamente consacrato come artista.


Tina Modotti. Donne, Messico e libertà
a cura di Biba Giacchetti
Ed. 24 ORE Cultura

Formato 25 x 28,7 cm
Brossura olandese con sovraccoperta
Pp. 128 corredate da 70 illustrazioni
€ 25,00

Dopo la mostra dei record, dedicata all’artista Frida Kahlo, il MUDEC - Museo delle Culture di Milano rende omaggio a una grande donna e artista, la cui storia si intreccia con la pittrice surrealista messicana. Tina Modotti, fotografa, attivista ed attrice italiana, nata ad Udine nel 1896, giunge in America appena diciassettenne, insieme al padre, che si trasferisce a Los Angeles per intraprendere la carriera cinematografica. Tina muore a Città del Messico a soli 46 anni, tuttavia nel breve, ma intenso, decennio di attività come fotografa, si distingue per un talento al servizio della libertà, divenendo un’icona anticonformista, che ispira gli animi e i circoli culturali del tempo. In Messico, Stato in cui si trasferisce insieme al compagno e fotografo Edward Weston, posa come modella dei muralisti. Successivamente diventa fotografa ufficiale del movimento e intreccia una profonda amicizia con Diego Rivera e la moglie Frida Kahlo. Dall’incontro con quest’ultima, nasce una relazione sentimentale, animata dallo scambio intellettuale e di ideali politici. Allo stesso modo di Frida, Tina non si accontenta di scattare un’immagine, indaga la verità, utilizza il mezzo della fotografia per raccontare e divulgare messaggi di attivismo e protesta, ispirata dai registi d’avanguardia del cinema sovietico Sergej Ejzenštejn e Dziga Verov.

La vita di Tina Modotti è avventurosa e straordinaria, affascina artisti e intellettuali del tempo e non passa inosservata alla penna di Pablo Neruda, che le dedica un commosso epitaffio il 5 gennaio 1942, di cui un estratto recita: 
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.
La fotografia per Tina Modotti è una scuola di libertà, che si pone al servizio dei lavoratori, dei diritti e dell'emancipazione femminile, della guerra civile spagnola e della rivoluzione messicana. Il volume edito da 24Ore cultura ci propone un viaggio affascinante attraverso l’avvincente vita della fotografa friulana, snodandosi tra opere dalla struggente forza narrativa e simbolica, scattate tra Europa, Russia, Stati Uniti e Messico. Il catalogo, che si affianca alla mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà”, ospitata presso il MUDEC PHOTO, nell’ambito del palinsesto 2021 del Comune di Milano “I talenti delle donne”, è completato dai saggi di Biba Giacchetti, Paolo Ferrari e Claudio Natoli.

L’autoritratto
di Natalie Rudd
Ed. 24 ORE Cultura

Formato14 x 21,5 cm
Brossura 
pp. 176 corredate da 100 illustrazioni
€ 14,90

Giunti al cuore della nostra piccola guida alle nuove pubblicazioni in campo dell’arte e cultura, troviamo il libro intorno al quale ruota la nostra intera selezione: “L’autoritratto”, il nuovo volume della collana Art Essentials, a cura della scrittrice e curatrice Natalie Rudd, edito da 24 ORE Cultura.

Ripercorriamo le tappe salienti della nascita di quel genere artistico, la cui evoluzione ha raggiunto la più ampia platea globale e oggigiorno abbraccia l’intero popolo del selfie.
Celebre fin dall’antichità, la celebrazione del sé ha rivestito numerosi significati di carattere storico-culturale, testimoniando la presenza dell’essere umano, indagandone la psiche, nascondendosi tra i dettagli dell’opera e giocando con gli sguardi più o meno attenti degli osservatori.

La caratteristica principale della collana “Art essentials” di 24Ore cultura è quella di fornire al lettore pratiche guide ricche di informazioni dettagliate, che possono soddisfare la curiosità di appassionati del genere, ma anche prestarsi da valido supporto alle ricerche scolastiche, per tutti coloro che vogliano acquisire competenze attraverso una panoramica dell’argomento specifico. Ne L’autoritratto, Nathalie Rudd presenta una selezione di artisti che, a partire dal Rinascimento, hanno caratterizzato questo genere.

Dal cameo dell’artista fiammingo Jan van Eyck nel Ritratto dei coniugi Arnolfini, passando per i dipinti tormentati di Francisco Goya, le celebri rappresentazioni di Van Gogh, le indagini degli espressionisti Eduard Munch ed Egon Schiele, l’identità simbolica di Frida Kahlo, densa di richiami alle origini della sua terra ed al suo credo, i tratti crudi di Lucian Freud, le pennellate pittoriche svelano, enfatizzano o nascondono, gli aspetti della mente, che reclama il suo spazio lungo la trama del quadro.

Più recenti sono invece i ritratti di Cindy Sherman, che utilizza la tecnica della fotografia, come mezzo per scattare l’immagine di un Io profondo, che diventa universale, talvolta radicato nella più lontana storia dell’arte. Un simbolismo di carne e ossa che, analogamente a un’opera di Piero Manzoni, trascende la materia per farsi messaggio e riflessione di un metafore argute, di denuncia sociale e cultura, giungendo alla performance di Marina Ambramović, sintonizzata sullo stesso filone di rappresentazione concettuale, approdando all’installazione di Tracey Emin, una sofferta mise-en-scene di un’identità abusata ed in lotta.

Gli artisti selezionati, in bilico tra camouflage e asserzione del sé, sono introdotti da immagini, dettagli biografici, informazioni per ulteriori approfondimenti, con una sintetica e puntuale descrizione dei tratti artistici chiave. Natalie Rudd, Senior Curator dell’Arts Council Collection, dedica un’ampia sezione del libro alle artiste donne, che in questi anni sono state al centro di importanti mostre d’arte, soprattutto in Inghilterra, tra queste Artemisia Gentileschi, Dorothea Tanning, Zanele Muholi, diverse nello stile e nell’espressione dell’opera, sono tuttavia accomunate dal grande carisma e forza d’animo, che le spinge a rivendicare una posizione di primo piano, all’interno di un mondo dell’arte dominato da colleghi uomini, ma anche da preconcetti razziali e di genere.

Conclude questa piccola rassegna dedicata alle pubblicazioni d'arte, Pattern di Federico Clapis, artista italiano, classe 1987, che è diventato noto al pubblico non solo per la qualità delle proprie opere, ma anche per una strategia di comunicazione originale sui social networks (milioni di visualizzazioni sul suo canale Youtube).

Pattern
di Federico Clapis
Autoprodotto, ed. 2020

Formato:12x19 cm
Lingue: italiano e inglese
pp. 192
€ 19,90

Una prima interpretazione potrebbe infatti considerare questa lettura come un effettivo tentativo di lasciar libero il cuore, srotolando memorie di accadimenti e riflessioni personali, svelando la genesi di alcune delle produzioni artistiche più attuali e controverse. Clapis illustra le sue esperienze extra-corporee, argomento tanto complesso, quanto affascinante, sul quale esistono numerose ricerche e disquisizioni in campo letterario (ad esempio il libro "Quando la mia anima uscì dal corpo. Un medico di Lourdes racconta le esperienze di pre-morte" scritto da Patrick Theillier - qui il link alla recensione).
“Dopo sconvolgenti esperienze personali – scrive Clapis – scoprii che fare arte era tutto ciò che desideravo perché rappresentava il mezzo più alto e puro attraverso il quale avrei potuto esprimermi. Così, di punto in bianco, annunciai il mio addio alle scene per rivelare la mia professione di artista”. 
L’intero libro è un excursus che passa in rassegna le tappe del grande amore nato nel 2014 tra Federico e l’arte, pertanto veniamo a conoscere gli anni che anticipano l’incontro, arrivando fino alla quotidianità di una forzata reclusione, dovuta al Covid.

Una seconda interpretazione di Pattern potrebbe vedere l’oggetto nella sua interezza e contesto, ossia quello di un artista creativo, che conosce il mondo della comunicazione e i suoi artifici, incline pertanto a solleticare i meccanismi della fantasia, per regalare al suo pubblico un’opera nuova, l’unica, per certi aspetti, che può raggiungere un pubblico ampio, senza venir meno all’osservanza delle restrizioni dei diversi Decreti Ministeriali.

Le opere di Clapis si ispirano alla bellezza classica, uniscono un’estetica essenziale, a contenuti di assoluta profondità filosofica. In Pattern le esperienze di viaggio extra corporeo, costituiscono la genesi svelata delle opere raffiguranti la maternità in dialogo con la tecnologia contemporanea. Le ultime pagine della pubblicazione, dietro proposta dello stesso Clapis, sono ritagliabili e costituiscono un’opera nell’opera, a cui il lettore è invitato a partecipare. L’artista invita il lettore a scattare un’immagine della composizione realizzata con le pagine del libro. Alcuni di questi scatti saranno selezionati da lui stesso e riceveranno la certificazione di autenticità, potranno pertanto essere considerate sue opere a tutti gli effetti.


Elena Arzani
@elenaarzani