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Peter Cunningham, l'Irlanda, l'amore, la Storia: due romanzi di una premiata quadrilogia

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Peter Cunningham Le conseguenze del cuore Il mare e il silenzio



Le conseguenze del cuore
di Peter Cunningham
Sem, 2019
Traduzione di Laura Grandi

pp. 432
€ 18 (cartaceo)
€ 6,99 (ebook)



Il mare e il silenzio
di Peter Cunningham
Sem, 2020

Traduzione di Laura Grandi

pp. 225
€ 17 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

Se mi venisse chiesto che cosa, ammesso che esista, io abbia fatto bene durante quegli anni, a voler essere onesto dovrei rispondere: ho amato una donna. (Le conseguenze del cuore, p. 251)
Da qualsiasi punto si scelga di osservare Le conseguenze del cuore e Il mare e il silenzio, due dei romanzi della quadrilogia di Peter Cunningham finora pubblicati in Italia, il centro nevralgico a cui ogni cosa si riconduce è essenzialmente uno: l’amore. Nella miriade di tematiche, storie e personaggi, spunti di riflessione con cui siamo chiamati a confrontarci, il fondamento della narrazione di Cunningham, tra i più importanti autori irlandesi contemporanei, è la complessità dell’amore e le varie forme che questo può assumere. L’amore conteso per una donna, l’amore perduto, l’amore assoluto per un figlio, l’amore per l’Irlanda: sono tutte forme di un sentimento viscerale, che l’autore pone al cuore della narrazione, da cui si irradiano innumerevoli altri spunti a comporre una storia che talvolta soffoca il lettore per la sovrabbondanza di personaggi, tematiche e micro narrazioni come nel caso del primo romanzo, Le conseguenze del cuore, o capace di vibrare e farsi lirica e potente quando ritrova una maggior essenzialità e tensione narrativa costante, come accade invece ne Il mare e il silenzio, di più recente pubblicazione. 

Volendo ricondurre all’essenziale il primo romanzo, potremmo dire che il nucleo della narrazione è Rosa Bensey e il suo amore conteso fra due uomini, due amici, Jack Santry e Chud Conduit: un legame indissolubile, non convenzionale, appassionato, definito anche dal peso delle scelte fatte quando erano ancora ragazzi, dalla colpa e dai segreti che custodiscono. L’idillio dura solo un breve momento, un tempo sospeso in cui sono giovani, innamorati, l’amore e l’amicizia a creare un legame che rifiuta regole, aspettative famigliari, differenze di classe. Un istante, poi ogni cosa va in frantumi. Un gesto definitivo, che segna per sempre le vite dei tre ragazzi, il segreto da proteggere a ogni costo. Poco dopo l’eco lontana del conflitto bellico si fa sempre più forte e sia Jack che Chud si ritrovano al fronte, gradi e aspettative diverse. La brutalità della guerra, lo sbarco in Normandia, la paura e il coraggio, la violenza indescrivibile della guerra che non smette mai di tormentare chi è tornato a casa.
Quel giorno la morte noi l’abbiamo attraversata. Era accampata sulle spiagge. Siamo sbarcati, ci siamo passati attraverso e siamo usciti dall’altra parte. O almeno alcuni di noi. (Le conseguenze del cuore, p. 173) 
Ancora una volta, un gesto a definire il resto delle loro vite, un altro segreto che non dovrà mai essere rivelato, nemmeno per salvarsi, nemmeno decenni dopo quel giorno. Il ritorno alla vita civile, i fantasmi del passato a tormentarne l’esistenza, il sentimento mai mutato per Rosa e l’amicizia che nonostante tutto lega Jack e Chud, attraversa decenni di narrazione in cui seguiamo le storie di tre ragazzi farsi adulti, sposarsi, tradire le proprie aspettative di felicità, allontanarsi per poi ritrovare ogni volta il modo di tornare. Cunningham costruisce ne Le conseguenze del cuore un romanzo che ha il sapore della saga, costringendo purtroppo la narrazione a quest’unico volume – come si diceva, infatti, il romanzo seguente non ne è il proseguio – in una sovrabbondanza che ci sposta dal centro nevralgico della storia e, talvolta, finendo per trattare solo superficialmente elementi o tratti dei personaggi che meriterebbero un maggior approfondimento. Ma se riusciamo a concentrare l’osservazione alla parte più essenziale della storia, si rivela al lettore un romanzo vibrante di vita e passione.

Ed è all’amore, come si diceva, che ogni cosa può essere ricondotta. Per una donna, Rosa, per un amico da proteggere, per il proprio paese. Da qualunque lato lo si osservi, quindi, l’universo letterario di Cunningham è incentrato sulle infinite declinazioni di un sentimento e si intreccia alla Storia, dell’Europa devastata dal conflitto bellico della seconda guerra mondiale e, soprattutto, dell’Irlanda. 

L’Irlanda che, prima ancora di essere luogo è sentimento. Cunningham evoca luoghi con ricchezza di dettagli capaci di farli vibrare sulla pagina e li carica di intensa drammaticità nel ricostruire momenti salienti della storia recente del paese, dagli anni Trenta alla fine del Novecento.
«A volte credo che l’unica speranza sia lasciare l’Irlanda. Andare il più lontano possibile e amare il mio paese a distanza». (Il mare e il silenzio, p. 172)
La Storia, l’Irlanda, sono ancor più determinanti nel definire le vite e le scelte dei protagonisti del secondo romanzo ambientato ancora una volta nella fittizia cittadina di Monument – costruita su immagine Waterford, luogo d’orgine dell’autore, nel Sud-est del Paese – , Il mare e il silenzio. I nomi dei Santry, di Chad e della sua famiglia d’origine, sono sullo sfondo, fanno capolino qui e là sulla pagina, ma l’occhio del narratore è tutto rivolto verso Iz, protagonista di una storia in cui Cunningham ritrova una dimensione più circoscritta ed efficace. Meno personaggi o storie secondarie, meno dettagli che distraggono dal cuore del racconto; una narrazione più concentrata che non mira a rappresentare una vita intera, un mondo intero, ma si focalizza su aspetti e momenti di particolare rilevanza, lasciando efficacemente alcune zone in ombra, non-narrazioni.
Tranne per le compere in città, la si vedeva di rado, aveva pochi amici. Era come se, a soli ventitré anni, avesse vissuto la parte più importante della sua vita prima di arrivare a Monument. (Il mare e il silenzio, p. 113)
E la Storia, si diceva, influenza profondamente la vicenda personale, determinando le scelte della protagonista, che Cunningham intreccia mantenendo costante tensione narrativa. Nello svelamento progressivo di Iz, mentre scopriamo una pagina dopo l’altra il cuore di una donna ancora una volta fiera, indipendente, appassionata, mentre capiamo le ragioni del suo tormento e della solitudine che ben si sposano con la cittadina sul mare in cui si è trasferita al seguito del marito, scopriamo le lacerazioni di un paese diviso da contrasti sociali e passioni politiche, desiderio di indipendenza dall’Inghilterra, violenza, cospirazioni.

Corrono fra un romanzo e l’altro molti dei temi cari all’autore: da un lato le contraddizioni della società anglo irlandese e la decadenza dei proprietari terrieri, il richiamo della guerra, le incidenze della Storia nelle scelte del singolo, l’Irlanda come un sentimento complesso e mutevole; dall’altro il ritratto intimo e vividissimo di uomini deboli, meschini a tratti, manchevoli e molto spesso inadatti, di donne per contro mosse da passioni brucianti, dal desiderio di indipendenza, fiere, di tradizioni e aspettative famigliari cui è difficile sottrarsi, di convenienze e ruoli da interpretare, matrimoni inquieti. Ancora una volta, anche ne Il mare e il silenzio, sono segreti custoditi con cura, scelte da cui non è possibile tornare indietro, strappi brutali in un’esistenza.

Leggere Cunningham ci riporta a una tradizione letteraria ben definita, che affonda le radici nelle grandi narrazioni del secolo scorso e riporta sulla pagina un mondo che non esiste più con la straordinaria capacità evocativa di un narratore esperto. Non inventa mondi, ma riporta in vita ciò che è scomparso, riuscendo comunque a dialogare con la contemporaneità per mezzo di sentimenti, passioni, eredità storiche che trascendono il tempo e lo spazio. È in questo a mio avviso che risiede la forza primaria di queste storie, due romanzi indipendenti ma come si è visto accomunati da qualcosa di più della semplice ambientazione, non privi di difetti, e resi sapientemente dalla traduzione di Laura Grandi che fa i conti con un universo creativo ricchissimo, ora scarno ora lirico e vibrante.
E l’amore, ancora, le sue infinite sfumature, le sue colpe, le sue verità, il mistero che rappresenta, centro assoluto della narrazione.

Debora Lambruschini