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L'incubo della coscienza di sé: "I baffi" di Emmanuel Carrère

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I baffi
di Emmanuel Carrère
Adelphi, febbraio 2020
Traduzione di Maurizia Balmelli

pp. 149
€ 17 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)



Di fatto, quali ipotesi aveva preso in esame? Primo, era pazzo. E questo, in realtà, anche se le apparenze deponevano a suo sfavore, sapeva che non era vero. Segno di follia, certo, si può sempre dire così, ma no, no, i suoi ricordi erano davvero troppo precisi. Dunque suo padre era vivo, i suoi amici esistevano, si era rasato i baffi. (p. 91)
Con grande gioia degli amanti di Emmanuel Carrère è tornato nelle librerie italiane I baffi, il suo terzo romanzo, uscito in Francia nel 1986 con il titolo Le Moustache. La nuova edizione Adelphi, con la traduzione di Maurizia Balmelli, ci permette quindi di rileggere uno dei libri cult di quello che Robinson La Repubblica definisce "il più russo degli scrittori francesi", un romanzo che si presta alla scomposizione dei piani, all'osservazione incrociata.
Per questo oggi vi proponiamo una nostra doppia lettura del libro.
Due redattrici di CriticaLetteraria erano, infatti, ansiose di leggere I Baffi e ognuna di loro ce lo racconta dalla propria prospettiva.



LA LETTURA DI CLAUDIA CONSOLI
Immagina di svegliarti una mattina e di compiere i tuoi soliti gesti quotidiani.
Le mani vanno sicure a prendere gli oggetti più banali, eppure così importanti; gli occhi sono intenti a guardare gli angoli di casa che conosci a memoria. Davanti allo specchio ci sei tu, con la tua solita faccia, forse un po' più stanca, è vero, ma pur sempre tu.
Immagina poi che nel circolo routinàrio di un giorno qualunque a un certo punto si formi una crepa, uno strappo, e che da lì entri un'onda: il dubbio.

Per il protagonista de I baffi la crepa nasce nel momento in cui decide di tagliarseli. Per uno strano gioco con se stesso, più uno scherzo nei confronti della moglie, lui che i baffi li ha sempre portati vuole scoprire che effetto fa non averli. Dopo un gesto apparentemente innocuo, uno di quei cambiamenti che di solito ti fa sentire diverso solo per qualche ora, il tempo di riderne su con gli amici, il personaggio di Emmanuel Carrère scivola in una vita che non sembra più la sua. Perché nessuno si accorge che lui si è tagliato i baffi? I suoi cari stanno architettando un assurdo piano ai suoi danni? Chi l'ha reso vittima di questo scherzo? Il dubbio arriva, vorace, a prendersi tutto: il rapporto con la moglie Agnès, le amicizie, il lavoro come architetto, la famiglia. Il romanzo è il racconto di questo processo che parte sottile e diventa sempre più efferato.

In un crescendo di (in)consapevolezza pirandelliana, Carrère ci porta dentro la coscienza di un uomo che si trova di fronte all'incubo più grande che si possa immaginare: non avere più coscienza di sé, non riconoscersi. Mentre il suo mondo si frantuma per effetto di un terremoto emotivo con scosse sempre più ravvicinate, il lettore si immerge nell'interiorità di un personaggio incapace di capire se stesso, o che forse si scopre ora per la prima volta preda di un'enorme menzogna.

Nessuno è pazzo e tutti sono pazzi, in questo libro. La storia raccontata da Carrère, scrittore degli incontri impossibili, da sempre così abile nel vestire di parole l'anima degli altri, è come una sinfonia di un'orchestra nella quale tutti gli strumenti, uno dopo l'altro, iniziano a stonare. L'effetto d'insieme è alterato, straniante, in un crescendo di note che hanno perso la melodia iniziale. La mente del nostro baffuto eroe è come un golfo mistico con un direttore d'orchestra impazzito.
Eppure anche l'incubo ha una sua armonia: è l'armonia della letteratura che prende la vita e ne fa ritmo, immedesimazione e coscienza. Mentre leggi e dentro di te speri che non ti capiti mai quello che succede al protagonista de I Baffi, un dubbio acuto si fa spazio: e io? Sono davvero sicuro di chi sono?


LA LETTURA DI SAMANTHA VIVA
Succede ogni volta che leggo Carrère, cerco di capire come riuscirà a risucchiarmi nella sua spirale letteraria, che tipo di scrittura incontrerò, cosa e come mi sorprenderà; immancabilmente la realtà supera la finzione, mi immergo anima e corpo nella lettura e finisco il libro con un senso di smarrimento. Anche questa volta, con I baffi, libro del 1986, da cui è stato tratto anche un film nel 2005, è successo lo stesso. Il libro è narrato in prima persona, ma il nostro protagonista non ha nome; la sua è una vita di routine e di certezze, fino alla decisione improvvisa di cambiare qualcosa sul suo viso, una minuzia, un vezzo, un lampo... e decide di radersi i baffi.

Ogni cosa, tra le pagine di questa vicenda esiste e ha un nome, la sua Agnès, gli amici Serge e Véronique, i colleghi Jérôme e Samira, le vie di Parigi, gli alberghi di Hong Kong, ogni cosa, ma non il fulcro del romanzo, non il suo protagonista. La sua esistenza è reale solo per coloro che lo circondano, ecco perché la perdita di fiducia in costoro, il dubbio che si insinua al cospetto di un gesto, capace di rendere tutto diverso e uguale al contempo, un gesto di stupida vanità, la voglia di sentirsi diverso, lo proietta davvero nel paradosso di non sapere più chi sia e chi sia stato, un attimo prima.
E non per una perdita di identità cercata e di cui beneficia, come il Fu Mattia Pascal pirandelliano, ma per una banale rasatura, che lo mette al cospetto di un confine, il prima e il dopo, in un mondo in cui nessuno sembra accorgersi della differenza e del cambiamento apportato al suo aspetto. Esisto in quanto mi riconosco, questo ci racconta Carrère. 

La perdita di coscienza è completa, infine, dopo una mirabile descrizione dell’amplesso amoroso, in cui in un crescendo di passione, la frase che si ripetono i due amanti, vorticosamente è “sei tu, sei tu”, negando al contempo un’identità e specchiandosi in una alterità, che non potrà più essere abbandonata. Ma apparentemente tutto è più semplice. La corsa vorticosa del nostro uomo è verso la ricerca di prove che possano dimostrare che ha sempre avuto i baffi, che è sempre stato qualcuno, ma non sa più chi. Scappa, spezza i legami, cerca conforto nell’automatismo di gesti assurdi, non anela un accrescimento ma una perdita totale, vuole suffragare infine l’ipotesi di una non esistenza concreta. E quando tutto sembra infine placarsi ecco che Carrère ci porta nell’abisso, dentro un finale che è auto-affermazione di se stessi e negazione al contempo, e che ci lascerà atterriti e affascinati; in quel confine sottile che c’è tra il pieno e il vuoto, tra l’io sociale e quello privato, tra l’essere e l’annientarsi, tra l’idea e l’atto. Terribile, tremendo, e perfetto.


A cura di Claudia Consoli & Samantha Viva








#EmmanuelCarrère non ha bisogno di molte presentazioni. “Il più russo degli autori francesi”, come titola efficacemente @robinson_repubblica, da anni conquista i lettori con il suo intenso racconto delle vite degli altri. Muovendosi al confine tra autofiction, biografia romanzata, saggio e racconto breve, Carrère è capace di un’analisi dell’anima dell’altro - il soggetto del suo racconto - tra le più rare tra le voci contemporanee. Due delle nostre redattrici, @claconsoli e @sammiworld, sono a lavoro sulla lettura di #Ibaffi, il romanzo dello scrittore edito per la prima volta nel 1986 che @adelphiedizioni ha da poco ripubblicato. Insieme firmeranno un doppio invito alla lettura, per cogliere il libro da più prospettive. L’approccio giusto per un’opera straniante e visionaria nella quale Carrère si cimenta finemente con quanto di più inafferrabile e misterioso ognuno di noi possiede: la nostra soggettiva e parziale percezione del mondo. #criticaletteraria #adelphiedizioni #robinsonlarepubblica #letteraturafrancese #letteraturacontemporanea #librinovità #inlettura #leggendo #libridaleggere #recensioni #bookstagram #booksandnews #carrère #instabook #instalibro #picoftheday #bestoftheday
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