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Il futuro agganciato al passato: "Aria di novità" di Carmen Korn

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Aria di novità
di Carmen Korn
Fazi editore, 2020

Traduzione di Manuela Francescon

pp. 527
€ 20,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Florentine trattenne una smorfia di fastidio e ringraziò con un sorriso, poi riprese a mangiare. «Ragazze, noi dobbiamo restare amiche, qualunque cosa succeda», disse. (p. 64)
Dal marzo 1970 fino all'alba del nuovo millennio: Aria di novità, terzo e conclusivo capitolo della saga a firma di Carmen Korn (trovate qui la recensione a Figlie di una nuova era e qui a È tempo di ricominciare), copre gli ultimi trent'anni del XX secolo. Iniziata nel marzo del 1919, la storia amburghese che ha seguito le vicende di Henny, Käthe, Ida e Lina, ha attraversato il secolo mostrandoci come le storie minute vadano a intrecciarsi con il grande flusso della Storia. Sembra passato in un soffio il momento della disastrosa repubblica di Weimar e gli anni del nazismo. Il muro di Berlino è stato costruito e, dopo quelli che sembrano pochi istanti, è stato abbattuto. E mentre sullo sfondo scorre tutto in time lapse, ci concentriamo sulle vite di queste quattro donne e delle loro famiglie, cercando di non perderci nel labirinto delle parentele e delle nuove nascite e preparandoci a salutare le donne che ci hanno guidato nel corso del secolo.
«Ma adesso ce l'abbiamo alle spalle, la vita, protestò Lina.
«Non è ancora tutto finito». (p. 170)
Come in una serie TV di lunga durata, con un capitolo finale di una saga dobbiamo essere pronti a fare i conti con l'uscita di scena di alcuni personaggi, inclusi le quattro donne del quartetto originario che hanno visto i cambi del turbinoso XX secolo. Proprio per questo motivo, non possiamo pensare di affrontare la lettura senza una buona componente di passato. Henny, in particolare, è memoria storica del gruppo, la voce alla quale è stata data la responsabilità di aprire Figlie di una nuova era mentre lei e Käthe si apprestavano a diventare ostetriche presso la clinica Finkenau. 
Durante tutta la saga, la Storia è sempre stata presentata come vissuta in maniera quasi inconsapevole: come avviene per tutti che non ci rendiamo conto dei grandi rivolgimenti fino a che non ci toccano di persona, così anche le amburghesi della saga hanno posto in primo piano la Storia solo in caso di contatto diretto con le loro vite. Aria di novità non fa eccezione. La divisione di Berlino e la vita nella DDR è trattata per la relazione tra Katja e Jon; le azioni della RAF, per la collaborazione di Ruth; la diffusione dell'AIDS, per l'avventura di una notte di Klaus a New York. Non c'è giudizio su nulla, non c'è senso di sorpresa: solo un riporto fedele degli avvenimenti che a noi, con il senno dato dalla visione del futuro, sembrano epocali, ma che sono vissute dai personaggi con la massima flemma e la pacatezza che la Korn ha instillato sin dalle prime pagine.
Nessuna sorpresa se quindi il passato a cui ci riferiamo è quello del vissuto personale che finisce per contaminare il presente. La dibattuta questione della paternità del figlio di Florentine tiene in scacco la vita di tutta la grande famiglia allargata. Il mancato primo appuntamento tra Theo ed Henny è l'esempio del romantico cercarsi per anni e infine trovarsi. L'attivismo di Ruth non può esistere se non pensato in contrapposizione alla prigionia di Rudi durante la guerra. La scarsa lucidità che coglie Ida nei suoi ultimi anni di vita riporta sulle pagine personaggi da tempo scomparsi. Una condizione che si accompagna a una sensibilità sempre più scarsa tanto da far pensare a Florentine di preferire la madre quando è assente e svampita.


Inevitabile che, in un capitolo finale dove si devono annodare e concludere molti fili, ci siano alcune storyline che ne escano un po' trascurate. Un'opera di selezione di certo non facile perché con circa trenta personaggi all'attivo non è possibile riservare a tutti lo stesso spazio: ci sono vite che meritano attenzione più di altre. Ed è soprattutto la generazione di mezzo a farne le spese: non testimoni consapevoli della follia del nazismo e ormai fuori età per entrare appieno nel flusso della modernità, sono perfettamente incarnati dalla coppia di Marike e Thies la cui crisi viene sottaciuta e trattata in maniera quasi frettolosa mentre gli anni dietro di loro si affrettano e i figli sgomitano per richiedere il loro spazio.
Chi veramente ottiene lo spazio che merita sono le storie di Klaus e Alex, Katja e Jon, Florentine e Robert, tutti e tre incarnanti un'idea ben precisa di quello che la modernità porta. Klaus e Alex, i "figli del paragrafo 175" mostrano l'evoluzione dei rapporti omosessuali nell'arco del secolo. Dal disprezzo del padre di Klaus, fervente nazista, all'accettazione che Alex, affermato musicista, non debba per forza accompagnarsi alla bella Florentine, fino alla diffusione dell'AIDS e all'abolizione del paragrafo 175, i due uomini vivono sulla loro pelle il passaggio di stato della loro condizione: sia a livello sociale che personale, soprattutto per quanto riguarda Alex che ha in Klaus il suo primo e unico compagno di una vita.
Katja e Jon vivono l'amore ai tempi del muro. Lui, attore della DDR con un fratello epilettico a carico, e lei fotografa e reportagista, restano separati dal muro e nel mirino della Stasi per quasi un decennio, prima di una rocambolesca fuga che li riunirà. Anche qui senza giudizio e con la pacatezza propria dell'opera, non abbiamo una chiara visione della vita nella Berlino sotto controllo sovietico se non dai piccoli dettagli che rendono con forza le difficoltà del blocco. È il caso del banale dettaglio delle lenti a contatto in plexiglass che Jon usa in scena e che spinge Katja a offrirsi come corriere per fornire delle lenti più occidentali e "corrotte".
Florentine e Robert sono la coppia anticonvenzionale che si affranca dalle norme "borghesi". Soprattutto per volere di lei, top model internazionale e poco incline alle regole, rifiuteranno il matrimonio, non avranno le chiavi l'uno della casa dell'altro, e sceglieranno di crescere insieme un figlio della cui paternità Florentine non è affatto certa. Precursori della libertà nel modo di gestire la coppia secondo la formula che più a loro si adatta senza doversi appellare a un'istituzione riconosciuta, cercano di prendere il meglio dalla modernità.
Ci sono momenti di commozione, sempre dentro le righe, quando dobbiamo salutare alcuni personaggi che abbiamo visto crescere nel corso dei decenni. Alcune morti, inaspettate, non permettono di rompere l'aplomb dei personaggi, ma sono un colpo a cuore per il lettore. Pur perdendosi, a volte sentendosi come Ida nel non ricordare chi sia nipote di chi, Aria di novità corre veloce e porta, con un filo di rimpianto, al capodanno del nuovo Millennio. E ci auguriamo che nuovi quartetti di amiche ci facciano da guida negli anni a venire.

Giulia Pretta
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È arrivato il momento: con oggi, la saga di Carmen Korn @fazieditore giunge alla fine e, come in tutte le opere di lungo corso, aspettiamo con ansia il finale, ma non siamo mai del tutto pronti a salutare i personaggi che ci hanno fatto compagnia per così tanto tempo. "Aria di novità" copre il periodo che va dal marzo 1970 fino al Capodanno del nuovo Millennio. Mentre la Storia sullo sfondo corre in time lapse, leggiamo della chiusura di alcune storylines, approfondiamo le nuove generazioni che si confrontano con la realtà del Muro di Berlino, con i movimenti terroristici e con le nuove guerre: un presente che non potrebbe esistere senza un forte ancoraggio con il passato. E, pur con la sempre pacata compostezza che l'autrice ha instillato nelle sue pagine, dobbiamo prepararci a dire addio al quartetto di amiche amburghesi che ci hanno accompagnato sin dal marzo 1919. ⠀ Giulia @books_details ha divorato il romanzo e oggi su Critica ve ne parla. Orfana di una saga, spera che ci saranno nuovi quartetti di amiche, in qualunque tempo e spazio, pronte a raccontare nuove storie. #ariadinovità #carmenkorn #figliediunanuovaera #fazieditore #saga #amburgo #amicizia #ètempodiricominciare #germania #presenteepassato #nuoveuscite #2marzo #recensionidilibri #criticaletteraria #inlibreria

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