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Marilyn, questo bacio è per te: Massimiliano Capella racconta lo stile della diva Monroe, che fu Norma Jeane Baker

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Iconic Marilyn.
Vita, passioni e fascino di uno stile unico oltre le mode
di Massimiliano Capella
Centauria, 2019

pp. 141
€ 19,90 (cartaceo)

Credeva nel potere del biondo platino, del rossetto rosso, della bellezza e soprattutto della passione, perché era convinta che senza passione non ci fosse vita. Per questo, pur essendo diventata una tra le dive più importanti e pagate di Hollywood, non si preoccupava di essere ricca, ma di essere amata. E così fu, senza dubbio alcuno. Ma le rose del successo e dell’amore, anche di quello matrimoniale – ebbe tre mariti: James Dougherty, che le mise la fede al dito nel 1942, quando non aveva che sedici anni; il campione di baseball Joe di Maggio, con cui convolò a nozze nel 1954; il drammaturgo Arthur Miller, sposato nel 1956 – non furono per lei prive di spine. Il 5 agosto del 1962, licenziata da quella fabbrica di sogni cinematografici che l’aveva consacrata come Marilyn Monroe e poi abbandonata ai suoi incubi, la diva che fu Norma Jeane Baker si spegneva per sempre, in circostanze tragiche e ancora oggi misteriose, ostaggio di un sistema senza cuore e di una sensibilità eccezionale. A lei e al suo stile immortale, che non solo ha segnato un’epoca ma ancora oggi eccita le fantasia maschili e ispira le tendenze femminili, Massimiliano Capella ha dedicato il terzo volume della collana Iconic, appena pubblicato da Centauria.

Dopo la pittrice Frida Kahlo e la diva della lirica Maria Callas, è dunque la volta di Marilyn Monroe: la dumb blonde feticcio degli sceneggiatori e dei registi, la sex bomb più esplosiva di sempre, la star più luminosa destinata a precipitare troppo presto, secondo un destino di decadenza comune a tutte quelle eroine che furono «vittime della loro stessa grandezza, fatta di passione erotica, talento e troppa solitudine» (p. 38). È quasi curioso parlare di moda, e dunque di vestiti, trucco e acconciature, in riferimento a lei, che non aveva avuto bisogno di altro se non del proprio corpo nudo per conquistarsi un posto d’onore nei sogni proibiti degli statunitensi: era il 1949 quando Tom Kelly la ritraeva nel celebre scatto denominato Red Velvet, in cui lei, già non più bruna e completamente senza veli, sorrideva al fotografo sullo sfondo di un drappo di velluto rosso fiammante; ed era il 1955 quando quello stesso scatto veniva riprodotto su un calendario destinato a fare la storia. Già un paio di anni prima, tuttavia, Marilyn aveva regalato il suo sorriso ai lettori della rivista “Playboy”, salutandoli dalla copertina del primo numero con indosso uno di quegli abiti con annodatura dietro la nuca (“all’americana”) e scollo profondissimo con cui il pubblico l’avrebbe ammirata in tante altre occasioni; un top divenuto quasi un suo correlativo oggettivo, un invito a posare lo sguardo sulle sue spalle di burro. Di lì a poco, gli uomini avrebbero fatto a gara per svestirla, gli stilisti e i costumisti per valorizzarne le forme meravigliose, le donne per imitarla e somigliarle almeno un po’.

Come le uscite precedenti della collana, anche questa suddivide la trattazione in quattro parti. Dopo la Biografia, che ripercorre l’evoluzione di Norma Jeane nella diva Marilyn fino al tragico epilogo che chiuderà gli occhi di entrambe, si entra nel vivo con le sezioni dedicate più propriamente a guardaroba, costumi di scena, cura di sé: Lo stile del periodo, Lo stile Marilyn. Dettagli di stile e La moda cita Marilyn. Massimiliano Capella mette l’accento sugli anni del secondo dopoguerra, dominati dal New Look di Christian Dior e dai grandi couturier alla ricerca di testimonial d’eccezione, oltre che da un peculiare rapporto della moda con le arti visive per cui le collezioni vengono costruite in accordo a una filosofia a tutti gli effetti “architettonica” (esemplificata alla perfezione dal famoso abito Nove Gonne di Roberto Capucci). Negli anni d’oro dell’epopea hollywoodiana le dive del cinema sono le ambasciatrici predilette di un’eleganza che esalta le curve, ma le attrici sanno bene che per valorizzare al meglio la propria figura un fidato costumista è molto più importante di uno stilista. Così sarà anche per Marilyn che, una volta che lo ebbe conosciuto, si sarebbe affidata sempre all’adorato William Travilla; e anche per questo, evidentemente, è così difficile scinderne l’immagine cinematografica da quella privata, e nel pensare a lei viene spontaneo ricordarla con l’abito bianco plissettato di Quando la moglie è in vacanza (1955) o con il tubino rosa shocking indossato durante la performance musicale Diamonds Are A Girl’s Best Friend nel film Gli uomini preferiscono le bionde (1953). Lo statuto di icona, in ogni caso, ha i suoi “dogmi” passepartout: abiti sempre al massimo dell’aderenza, talmente fascianti da non prevedere biancheria intima sottostante (Marlyn non usava reggipetti nemmeno nella vita privata), scollature vertiginose, schiena scoperta e, non da ultimo, tacchi sottilissimi e vertiginosi per garantire un’andatura fatale, ancheggiante al punto giusto. Chi avrebbe detto, dunque, che la stessa donna prediligesse pantaloni, maglioni confortevoli, bluse con righe alla marinara e ampi cappotti avvolgenti per la vita quotidiana fuori dal set? Certo non si fatica a immaginarla meravigliosa anche spettinata e senza un filo di trucco, eppure nella memoria comune Marilyn si consacra come la quintessenza della pin up degli anni Cinquanta, e così ancora la amano i creativi delle grandi firme (che, come rileva Massimiliano Capella, da decenni la omaggiano nelle loro collezioni), le arti visive (chi non conosce la Lemon Marlyn di Andy Warhol?) e l’industria del giocattolo (si contano almeno sette Barbie con le sue sembianze).

Giunta dunque alla terza uscita, la collana Iconic curata da Massimiliano Capella si afferma ormai come un piccolo culto editoriale capace di suscitare smanie di collezionismo. Chi non possiede i volumi dedicati a Frida Kahlo e Maria Callas verrà preso dal desiderio di procurarli, e chi invece li ha già nella sua libreria coglierà l’occasione per sfogliarli di nuovo, alla ricerca di corrispondenze, affinità e particolarità. Ancora una volta, la bellezza della ricca selezione fotografica a colori e in bianco e nero (sempre corredata con precisione da note e didascalie) è il giusto contrappunto visivo ai testi dell’autore, che pur nella dovizia di dettagli hanno il pregio di stimolare l’interesse del lettore verso nuove ricerche di immagini e di parole – peraltro favorite, in questo caso specifico, dalla professione di modella e attrice della diva, oltre che dalla sua già molto esplorata biografia. A chi crede che non ci fosse bisogno di un altro libro sull’esteriorità di Marilyn Monroe basterà rispondere, in modo molto ovvio, che non se ne pubblicheranno mai abbastanza: per distinguere i migliori basterà semplicemente saggiarne l’equilibrio, la natura di omaggio ammirato e il rispetto sincero di colei che, sparita per sempre “come una colombella d’oro”, non concluderà mai la parabola del suo volo nella nostra memoria collettiva.

Cecilia Mariani




La più icona di tutte le icone, la più bionda di tutte le bionde (ma "a modo suo"): chi se non Marilyn Monroe per il terzo volume della collana curata da Massimiliano Capella e appena pubblicato da Centauria @centaurialibri? La diva che fu Norma Jeane decolorava ogni capello e pelo, non aveva altro profumo al di fuori dello Chanel N.5, non portava biancheria intima, stringeva vestiti già così fascianti da non riuscire a respirare e camminare ma amava l'oversize per la vita quotidiana. Il mito di colei che "sparì come una colombella d'oro" (Cit. Pier Paolo Pasolini) rivive tra queste pagine nel suo formato più glamour. Recensione di Cecilia Mariani in arrivo sul sito! 💋💋💋 #libro #book #instalibro #instabook #leggere #reading #igreads #bookstagram #bookworm #booklover #bookaddict #bookaholic #libridaleggere #librichepassione #libricheamo #criticaletteraria #recensione #review #recensire #recensireèmegliochecurare #iconicmarilyn #marilynmonroe #massimilianocapella #moda #stile #fashion #style
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