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A tutti è successo, prima o poi, di perdere una migliore amica. Ma bisogna rassegnarsi?

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La ragazza che brucia
di Claire Messud
Bollati Boringhieri, 2018

pp. 219
€ 16,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


«Strana sensazione, quella che si prova nel rendersi conto di sapere tutto e al tempo stesso niente di qualcuno che si conosce e si ama da sempre. A scuola, a volte, io e Cassie chiacchieravamo nel corridoio della mensa, e se Cassie faceva una certa faccia, o usava una certa parola, io sapevo perfettamente come si sentiva, ed era come se tra noi non fosse cambiato niente: non si potevano cancellare due intere vite. Ma contemporaneamente la nostra amicizia era come una città dove non si tornava da molto tempo: si conoscevano le strade a memoria, ma i negozi e i ristoranti erano cambiati, per cui era possibile trovare la via dalla chiesa alla piazza principale senza problemi, ma non si sapeva più dove andare a prendere un gelato o un buon panino». (p. 128)
Si soffre di più in amore o in amicizia? Un quesito che non trova risposta, ma la protagonista di La ragazza che brucia, Julia, sceglierebbe senza dubbio la seconda: l'amore è stato a lungo sacrificato, in nome di un'amicizia fortissima, indissolubile per la piccola, fragile e complicata Cassie Burnes, dal cognome che tradisce l'inquietudine bruciante che porta dentro di sé. Diafana e riconoscibilissima per i suoi capelli quasi bianchi, dal corpo ancora bambino ed esilissimo, Cassie è una sorella putativa per Julia: le loro estati insieme sono memorabili, così come la condivisione di tanti segreti. Uno su tutti: un po' per gioco e per vedere cosa si prova, un giorno le ragazzine trovano un manicomio abbandonato, in mezzo alla foresta, un luogo di cui tutti parlavano ma spesso senza averci messo piede. Loro il piede ce lo mettono, eccome: nei corridoi sinistri e impolverati, ormai spazzati solo dal vento e da animali selvatici di passaggio: 
Anche immaginando che qualcuno avesse addirittura vissuto nel Bonnybrook per un mese, rimanevano comunque diciassette anni e undici mesi, più di seimila giorni e notti, di silenzio assoluto, un edificio una volta abitato e ora vuoto, lasciato a ragni, scoiattoli, pettirossi e forse qualche volpe di passaggio. (p. 60)
Qui le due amiche scoprono un mondo diverso, in cui la dicotomia tra malati lievi e in isolamento si fa netta e impressionante. Benché le ragazzine siano davvero giovanissime, gli interrogativi si susseguono, così come la convinzione di avvertire la presenza degli antichi pazienti che hanno dormito, mangiato, sognato una guarigione in quelle stanze:
Meglio credere che i sani di mente fossero sani di mente e che i pazzi fossero pazzi, e che li si potesse dividere con un muro e tenerli separati, in bell'ordine. Altrimenti, dove andavano i matti? Dov'erano andati? Erano tra noi? Eravamo noi? (p. 65)
E andare al manicomio diventa un'abitudine pericolosa ma molto presente, per tutta l'estate. Noi lettori aspettiamo chissà quale colpo di scena, e in effetti avviene il più improbabile e il meno atteso (ma non si tratta di uno spoiler!): l'amicizia tra Cassie e Julia si raffredda. Non ci sono stati incidenti o litigi scatenanti; "semplicemente" le due si sono allontanate, e "semplicemente" Julia non riesce a darsi pace di quei nuovi rapporti gentili ma così formali e distaccati. Qualcosa sta succedendo a Cassie, l'inquietudine congenita si sta trasformando in qualcosa di ben diverso; Julia non ha prove, ma nutre le sue ipotesi su uno degli indizi più potenti: il sesto senso di una migliore amica. Altrimenti, perché Cassie avrebbe cambiato tanto il suo atteggiamento con i ragazzi? Perché in paese tutti punterebbero il dito contro di lei, anche quando lei se n'è andata di casa? E perché lo ha fatto? Sono tante le domande che affollano la mente e soprattutto il cuore di Julia, che vuole aiutare Cassie, ma non sa come farlo. Una cosa è certa: Julia non si arrende a una delle frasi che ognuno di noi si sarà sentito dire dai propri genitori:
Mia madre mi assicura che prima o poi succede a tutti, per motivi più o meno chiari; a un certo punto, tutti perdiamo una migliore amica. (p. 73)
Per Julia tutto questo non è accettabile pacificamente, perché anche il rapporto tra Cassie e la madre Bev, da sempre iperprotettiva, è cambiato radicalmente, all'arrivo in casa del nuovo compagno della madre, che sembra nutrire un interesse particolare per Cassie. Non sessuale, ma ugualmente viscido. E tutto questo emerge a spizzichi e bocconi, perché Cassie non si confida più come una volta con Julia; a volte si lascia andare con il suo ex-ragazzo, da sempre ammirato da Julia, ma senza essere corrisposta. 
E così, mentre le ragazze crescono, noi lettori assistiamo alla "crescita" parallela delle domande: il rapporto tra Julia e Cassie, sempre più tormentato, è d'altra parte uno specchio inquietante di cosa significa diventare grandi oggigiorno:
A volte avevo l'impressione che crescere e diventare una ragazza significasse imparare ad avere paura [...]. A differenza di quand'eri piccola, scoprivi che il tuo corpo era vulnerabile, fortificato ma con qualche punto debole. (p. 99) 
Il mondo contemporaneo non tende la mano a ragazzine desiderose di scoprire la vita, se non per secondi fini. E allo stesso modo, noi lettori seguiamo l'evolversi della trama per scoprire cosa potrà mai c'entrare il manicomio abbandonato con Cassie e Julia, se tra le mura di casa si consumano drammi inenarrabili, se ancora sarà l'amicizia a trionfare,... 
Tanti sono i filoni intrecciati da Claire Messud: peccato solo per alcuni di questi, che forse sono sfilati dalle sue dita troppo presto (sarebbe stato di forte impatto, ad esempio, indugiare oltre sul manicomio). Ma La ragazza che brucia è un romanzo-termometro che ben descrive la situazione di tante adolescenti, pronte a tutto pur di aiutare un'amica, anche a rischiare la propria serenità. 

GMGhioni


«Strana sensazione, quella che si prova nel rendersi conto di sapere tutto e al tempo stesso niente di qualcuno che si conosce e si ama da sempre. A scuola, a volte, io e Cassie chiacchieravamo nel corridoio della mensa, e se Cassie faceva una certa faccia, o usava una certa parola, io sapevo perfettamente come si sentiva, ed era come se tra noi non fosse cambiato niente: non si potevano cancellare due intere vite. Ma contemporaneamente la nostra amicizia era come una città dove non si tornava da molto tempo: si conoscevano le strade a memoria, ma i negozi e i ristoranti erano cambiati, per cui era possibile trovare la via dalla chiesa alla piazza principale senza problemi, ma non si sapeva più dove andare a prendere un gelato o un buon panino». È capitato anche voi di perdere un migliore amico/a? Possono cambiare le cose e perdere un po' di dimestichezza con il nuovo lui/lei, ma certi sentimenti non cambiano e, se l'amico è in difficoltà, non possiamo stare lì senza fare niente. #Laragazzachebrucia di #ClaireMessud, in libreria tra pochi giorni per #BollatiBoringhieri, fa proprio questo: scava entro un rapporto, dentro una società che vede le donne fare a patti con condizionamenti, attenzioni, precauzioni, paure. Presto la recensione di @gloriaghioni sul sito! #bookstagram #Criticaletteraria #preview #anteprima #book #bookaddict #bookworm #instalibri #instabook #bookself #inlettura #inlibreria #amicizia
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