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È giusto obbedire alla notte - Storia di solitudini e rinascite

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È giusto obbedire alla notte
di Matteo Nucci
Ponte alle Grazie, 2017

pp. 360
cartaceo: € 18
e book: € 10,99

L'ultimo romanzo di Matteo Nucci, È giusto obbedire alla notte, racconta le vicende di una comunità di personaggi che vive in una Roma ben lontana dai fasti del centro, bensì lungo l'ansa del fiume Tevere.

È una storia potente quella che ci troviamo a leggere, un'odissea in cui le passioni, i sentimenti ed il passato si intrecciano al presente ed al futuro del protagonista, Ippolito, chiamato da tutti "Il Dottore".

Le vite di Ippolito, quella dei fratelli Giulio e Cesare, di Luis e di altri pittoreschi esseri umani si incrociano all'interno della trattoria Anaconda.
Pian piano assistiamo alle rivelazioni sul passato del Dottore, al dispiegarsi di un'esistenza dalla quale quest'uomo ha scelto di fuggire, per abbandonare la civiltà e offrire le sue cure a quanti avranno in egual maniera abiurato il loro mondo.

La forza di questa comunità è costituita proprio dall'unione, dal sostegno che ogni uomo o donna è in grado di offrire al suo vicino:
" (...) È il noi che fa tutto, è il noi che dà la forza, il noi, non il tu o l'io, e tu non lo capisci ma è tardi, tardi e non lo capirai mai, perché dovresti capirlo? (...) ".
Con una lingua che sfrutta sapientemente il flusso di coscienza e mescola l'idioma romanesco, le citazioni letterarie, lo spagnolo ed un italiano incerto, Matteo Nucci crea un vero e proprio universo narrativo in grado, di tanto in tanto, di smorzare quell'atmosfera di dolore che permea l'intera storia, soprattutto la parte centrale, Fuga, nella quale veniamo a conoscenza della famiglia di Ippolito e dei motivi che lo hanno spinto alla fuga.
"Ora considera la tua sorte e calcola approssimativamente i tuoi passi. Tra massimo due ore pioverà. Se avessi bisogno di un dottore però non cercare più di me e prendi il sentiero verso nord-est. Quello che prendo io ma non assieme a me. Non ho tempo di aspettarti. Se dovessi farlo, il sentiero arriva a un trivio. A destra vai al fiume, a sinistra verso la civiltà".
Tra i molteplici temi che Nucci affronta nel suo libro, due meritano di essere richiamati: il particolarissimo legame che i personaggi hanno con la città di Roma e quello con il mondo della mitologia antica.

Iniziando dal primo, non si può non considerare come Roma entri a pieno diritto nel novero dei protagonisti, ma si tratta di una Roma che nulla ha a che vedere con la mondanità, bensì di una città fatta di periferie, di zone degradate, di posti che quasi nessuno conosce, descritti con una tale accuratezza da far pensare che l'autore ci abbia vissuto lui stesso:
"Perché questa è la Roma che amiamo, vero Pip? La Roma perduta. La Roma sul fiume. Prima che costruissero i bastioni sul Tevere".
Un'altra chiave di lettura molto interessante è quella che risiede nel continuo e persistente richiamo alla mitologia (già al centro del precedente libro di Nucci, Le lacrime degli eroi), a cominciare dal vero nome del Dottore, Ippolito, protagonista di una tragedia di Euripide, e dalla menzione che ciclicamente lo scrittore fa dei cavalli, fedeli compagni di guerrieri ed eroi omerici:
"Mi volto sul fianco e mentre cerco un'immagine vedo venirmi incontro i cavalli, i cavalli che corrono impetuosi e le criniere al vento e un cavallo che salta e salta e salta e li distanzia tutti e salta verso un cielo diafano, è il cavallo di Achille".
Addirittura l'epigrafe nella prima pagina del libro e che dà il titolo all'intera storia altro non è che un verso tratto dal canto VII dell'Iliade:
"Mettiamo fine ormai alla battaglia e alla lotta per oggi; poi combatteremo ancora, finché un dio ci divida e conceda agli uni o agli altri vittoria; ormai scende la notte; è giusto obbedire alla notte".  
È giusto obbedire alla notte è un libro potente, evocativo, un viaggio nei più intimi recessi dell'animo di un uomo colmo di dubbi, interrogativi, un essere umano la cui solitudine si mescola a quella di un'umanità ai margini, e sarà dal dolore ma anche dallo studio, dai sentimenti, dalla bontà e dalla commistione di queste solitudini che scaturirà la ricostruzione, la nascita di nuove occasioni di vita.

Già nel 2010 Matteo Nucci era entrato nella cinquina finalista del Premio Strega con Sono comuni le cose degli amici, e anche quest'anno con l'editore Ponte alle Grazie prova a vincere l'ambito premio con una storia in cui il mito si mescola alla realtà.

Facciamo il tifo per È giusto obbedire alla notte, un'opera nella quale si mescolano molteplici immagini e suoni, una storia che appartiene a noi tutti, perché di tutti è il dolore, di tutti la speranza.


Ilaria Pocaforza