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#SpecialeLAllieva - "Mamihlapinatapei": il cuore in subbuglio di Alice in "Una lunga estate crudele".

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Una lunga estate crudele
di Alessia Gazzola
Collana La Gaja Scienza
Milano, Longanesi, 2015
pp. 320


cartaceo € 16,40
ebook € 8,99

È proprio Una lunga estate crudele quella che Alice vive nel penultimo (per ora) capitolo della saga di Alessia Gazzola. Un'estate che lascia nel ricordo dei lettori l'ombra di una felice promessa di una proficua continuazione.
Anche stavolta, come in Le ossa della principessa, Alice deve fare i conti con il ritrovamento di un vecchio cadavere e anche in questo caso le ricerche del colpevole devono fronteggiare il tempo trascorso, che separa il presente dalle prove incerte e un passato troppo lontano.
Un attore che si credeva scomparso da tempo viene trovato nei sotterranei del Teatro del Bardo dell'Avon, specializzato nella messa in scena delle opere di William Shakespeare e frequentato, tra gli altri, anche da Cordelia, sorella di Arthur, diventato l'Innominabile a causa del dolore che provoca ad Alice anche solo il sentir nominare il suo nome, e dalla sua compagnia. Le indagini che Alice e l'ispettore Calligaris - ormai coppia inossidabile, capace di grandi intuizioni in grado di risolvere i misteri più fitti - si trovano a portare avanti devono stavolta fronteggiare il mondo attoriale, facendo i conti anche con la capacità degli indagati di recitare la parte dell'innocente con particolare convinzione. Riusciranno i nostri investigatori a districare i diversi percorsi che gli si offrono e a capire quali misteri nascondono i protagonisti di questa vicenda? Come sempre Alessia Gazzola è in grado di stupirci, offrendoci un finale a dir poco sensazionale, in cui si scopre che niente è come sembra.
Così come in Le ossa della principessa, in cui le ricerche giravano attorno al mondo archeologico accademico, Alessia Gazzola si cala con facilità ed estrema efficacia in un ambito specifico, quello attoriale, ma la prima cosa che notiamo è che, rispetto ai libri precedenti, questo capitolo della saga segna uno scarto nell'abilità narrativa dell'autrice: le maglie dell'intreccio si fanno più strette, ci sono più motivi che vengono lasciati ricostruire al lettore, molti più elementi che, anche nel finale, vengono lasciati in sospeso.
E la nostra Alice, pasticciona e romantica protagonista, subisce un'ulteriore evoluzione: cresce e rimane impressa nella memoria la lezione del suo essere, pulito e onesto, capace, come sempre, di combinare guai col suo cuore. Mentre la storia con Arthur resta in stand-by, le manovre di avvicinamento da parte di Claudio si fanno sempre più abili e decise, fino a far vacillare le convinzioni di Alice:
Claudio ha un moto di sarcasmo. «Amore» ripete, senza nessuna convinzione. «Alice… mia piccola Alice… parli tanto di amore. Ma cos'è il vero amore?»
Mi sfiora le guance e lambisce dolcemente le labbra in un istante che dura un'eternità, in uno spiazzante silenzio.
«Dimostrerei di amarti di più se ti sposassi e ti facessi sfornare due figli in tre anni? E ogni domenica ti portassi al centro commerciale? E poi litigheremmo per il mutuo, le bollette? E staremmo insieme una volta al mese, se va bene? Alice… abbandona quelle idee che ti hanno inculcato tua madre, tua nonna e le favole, e ascolta me. Non dimostrerei di amarti di più preservando quello che provo adesso?»
E di nuovo mi bacia, ed è selvaggiamente seducente, e io non capisco più niente fino a quando quello che ha appena detto non rimbomba nella mia testa più forte del sangue che pulsa per il desiderio che provo. (p. 95)
Ma una novità si profila all'orizzonte: Sergio Einardi, antropologo forense, che con la sua cortesia d'altri tempi, si avvicina sempre di più ad Alice, fino a farle credere possibile l'inizio di un nuovo amore.
Lui sorride. Si avvicina come se volesse baciarmi e io non so se ritrarmi o no. Lui coglie la riluttanza e abbassa lo sguardo, mentre dice: «Si chiama mamihlapinatapei». Pronuncia questa parola complicatissima con destrezza.
«Cosa?»
«Fa parte del vocabolario di un linguaggio indigeno della Terra del Fuoco. È il gioco di sguardi di due persone che si piacciono e vorrebbero fare il primo passo, ma hanno paura».
Rispondo con un sorriso pieno di imbarazzo.
«Non è il momento giusto» prosegue lui «Ma io so aspettare. Buonanotte, Alice» conclude, con un bacio sulla guancia che sa di buono e di pulito. (pp. 86-87)
Ma è possibile dimenticare la grazia sensuale di Claudio Conforti e l'intenso amore provato per Arthur? Soprattutto ora che quest'ultimo si presenta alla sua porta, lacero e consunto, con una bambina in braccio, Nur, salvata durante uno dei suoi viaggi in zone di guerra, che ora vuole portare in salvo. Alice lo aiuterà a riportare la bambina dal suo vero padre e quando il Malcomess junior le rivela di aver accettato un incarico della Rai e di essere quindi in procinto di tornare in Italia – anche per lei – la nostra Alice è nuovamente vittima dei suoi sentimenti.
Per scoprire quale strada imboccherà Alice non resta che leggere il libro, che, va detto, è un'ennesima felice conferma del talento della Gazzola, la quale non smette di stupirci con la sua bravura. La precisione di certi passaggi, la profondità di analisi del cuore di Alice – così simile a tutte noi – l'abilità di tenere simultaneamente i molteplici fili della narrazione: tutto concorre a rendere interessante la lettura e a tenere il lettore col fiato sospeso.
Una narrazione che spicca nell'odierno panorama italiano, altrimenti povero di una così brillante capacità d'esecuzione, multiforme e sfaccettata, capace di unire universi differenti: il genere investigativo, il rosa, il filone amoroso, la letteratura scientifica.
Non ci resta, quindi, che leggere questo nuovo capitolo della tanta amata serie di Alessia Gazzola, nella speranza che arrivi presto un nuovo libro delle avventure della nostra eroina preferita.

Valentina Zinnà