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#UnLibroPerLAvvento – Il Simenon splendido de “La camera azzurra”

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Il tocco giace per terra, sfinito dopo il lungo lancio ad avvenuta proclamazione. Le foglie della corona d’alloro sono ormai sbiadite, eppure ornano i libri della mia collezione. Ho concluso un percorso, quello dell’Università, senza essermene resa conto davvero se non solo al momento di riporre La camera azzurra di Geroges Simenon proprio accanto alla corona d’alloro, con il mio consueto, forse pazzo, rito di riflettere per qualche minuto sull’effetto che la storia ha avuto su di me guardando la costina del libro appena concluso in mezzo alle altre. Mi sono ricordata solo allora che quella copertina azzurra di Adelphi mi era giunta in dono da un amico proprio come regalo di laurea. In quel preciso istante, la scrittura magnetica e proverbiale dell’autore di Maigret ha funto da faro sulla mia vita. Pensando al modo magistrale con cui Simenon ha gestito l’intreccio della storia d’amore di Antoine ed Andrée, sovrapponendo piano temporali diversi su definizioni psicologiche approfondite, ho realizzato quale fosse il senso della letteratura e del significato che possiede, oggi, su lettori presi da mille sollecitazioni comunicative.
Così come Claudia ha già ben scritto nella sua recensione, non esiste un'unica storia ne La camera azzurra ma ne esistono di infinite e sovrapposte, in un continuum tenporale e psicologico che tiene avvinti fino all’ultima parola. Proprio osservando la mia libreria mi sono resa conto dell’importanza di questo passaggio della mia vita, certa che qualunque altro lettore saprà quale strada prendere nel bivio della propria ricordando quell’azzurro «che lo riportava all’infanzia, ai sacchetti di tela grezza pieni di polvere colorata che sua madre diluiva nella tinozza del bucato prima di risciacquare la biancheria e stenderla sull’erba scintillante del prato». La letteratura, in fondo, è tutta in questa potenza di parole.

Federica Privitera


La camera azzurra 
di Georges Simenon
Adelphi, 2013