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"Come Rocky Balboa": al Brunch Longanesi con Duccio Forzano

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Risucchiato dentro questo mirino, mi sento completamente a mio agio. Il tempo passa veloce e devo già riconsegnare la telecamera per continuare le riprese del documentario. Niente mi pesa qui, sono stanco ma ho tutte le energie per scaricare l'attrezzatura e metterla a posto, ricaricare le batterie, pulire l'ottica, insomma avere tutto pronto per la prossima uscita, sperando che Renzo mi richiami. Secondo me lo farà, sono stato sempre attento, presente e curioso. Non ho mai metabolizzato uno degli insegnamenti di mio padre: mi diceva che avevo troppa fretta e che "presto e bene difficilmente vanno d'accordo". Ma io quando ho un obiettivo in mente lo voglio raggiungere subito. 
Quando arriviamo al Brunch Longanesi Duccio Forzano ci viene presentato con un video che ripercorre i suoi anni alla regia televisiva. Successi, gag, passione, musica, risate: l'energia di un narratore per immagini non può che essere raccontata attraverso le immagini. E cattura subito la nostra attenzione.
Nato a Genova nel 1960, da quasi vent'anni Duccio è alla regia di alcuni dei più noti programmi italiani come Che tempo che fa, il Festival di Sanremo, Vieni via con me, DiMartedì.
Ha collaborato con cantanti, comici, attori, è la mente dietro alcune delle scelte e delle inquadrature che un po' tutti abbiamo visto, ma in pochi conoscevano la sua storia. Negli anni aveva scritto dei fogli che non aveva fatto leggere a nessuno. Quegli appunti oggi sono diventati Come Rocky Balboa, un libro nato per raccontare questa storia.
Un narratore per immagini che decide di cimentarsi con la parola scritta: il Direttore editoriale Giuseppe Strazzeri ha detto che quando hanno iniziato a leggere la sua storia hanno subito capito si trattasse di un'avventura. Un'avventura vera.


Forzano ha avuto una di quelle vite che sembrano un romanzo e che infatti in un romanzo ci sono finite. L'abbandono di una madre che si allontana, il dolore di un padre che non trova via d'uscita, il rapporto con i fratelli più piccoli da proteggere e un testa a testa con il mondo esterno che non concede facili vittorie.
"Il libro non avrebbe potuto avere un titolo diverso da questo", racconta Duccio, non tanto perché appassionato della serie cinematografica, ma perché proprio come a Rocky, anche a lui la vita ha insegnato a incassare i colpi, a perdere e poi rialzarsi dignitosamente. Ma soprattutto, un po' come Rocky, non pensava di arrivare dove è arrivato trasformando il dolore degli inizi nella sua forza. Tra l'infanzia a Genova e le sala di regia della RAI, infatti, c'è la vita e ci sono mille lavori precari (lavapiatti, carrozziere, marmista...) in giro per l'Italia che hanno costantemente alimentato la sua voglia di fare e di cambiare, il suo perenne movimento verso una direzione fino a un certo punto ancora sconosciuta, sempre aspettando che suoni il telefono e che sia quella telefonata che ti cambia la vita. 
Il mio mestiere di oggi deriva da un accumulo di esperienze. Non ci sono state scuole o accademie, c'è stata la vita. 
Prima c'è stato il sogno musicale, la voglia di diventare una star del rock, poi, verso i trent'anni arriva l'incontro con la telecamera ed è uno di quegli incontri che cambiano la vita: è iniziando a girare video che trova la direzione, quella giusta. Forzano ha sempre avuto un'immaginazione fervida ma è dietro la telecamera che questa finalmente prende la sua vera forma. Una risposta per tutti quelli che fino a quel momento non avevano creduto nei suoi sogni.
Mi considero un privilegiato perché il mio lavoro in regia è ciò che più mi piace nella vita. Non importa quante ore lavori, la regia è come una droga, una passione che mi autoalimenta, mi fa sentire vivo. 
I lati più interessanti dell'incontro con Duccio Forzano sono stati la scoperta del dietro le quinte della professione registica, da lui svelati con grandi intensità e passione, e il racconto di come un regista si accosti alla scrittura per una narrazione diversa da quella a cui è abituato.
L'anno di stesura di Come Rocky Balboa è stato un anno "frenetico e bellissimo", in cui ogni pausa dal lavoro diventava il momento giusto per scrivere e riscrivere, sotto la guida dell'editor Guglielmo Cutolo. La cosa più difficile ora che la storia di Duccio è diventata un libro? Rileggersi, perché "è come toccare carne viva". 
La prova che, anche quando sei un bravo regista, metterti alla regia della tua vita è sempre un viaggio difficile.

Claudia Consoli e Gloria Ghioni con Duccio Forzano


Claudia Consoli