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In fondo, è tutta questione di punti di vista!

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Oltre il giardino
di Jerzy Kosinski
Minimum Fax, 2014

Con prefazione di Giorgio Vasta
Traduzione di Vincenzo Mantovani

1^ edizione originale: 1970
pp. 139
€ 11 (cartaceo)

Finché uno non le guardava, le persone non esistevano. Cominciavano a esistere, come alla tv, quando uno concentrava lo sguardo su di loro. Solo allora potevano soffermarsi nella mente di chi guardava prima di essere cancellate da nuove immagini. Lo stesso valeva per lui. Guardandolo, gli altri potevano obbligarlo a essere chiaro, potevano aprirlo e spiegarlo; non essere visti significava confondersi e svanire. Forse c'era molto da perdere a guardare semplicemente gli altri alla tv e a non essere guardato da loro. Chance era lieto del fatto che ora, dopo la morte del Vecchio, sarebbe stato visto da gente dalla quale non era mai stato visto prima. (p. 48)
Immaginate una commedia degli equivoci spettacolare, svelta e brillante, con un passo narrativo che cura il ritmo dell'azione, prepara il sorriso del lettore, e poi un vago sentimento del contrario, per dirla con Pirandello. È un po' quello che accade con Oltre il giardino, breve romanzo di Jerzy Kosinski, un autore fin troppo poco letto oggigiorno, ma attualissimo perché in grado di muovere alla risa e alla riflessione come se le sue opere fossero state scritte ora. O anzi, forse si ride proprio perché non sono state scritte ora, ma nel 1970. Bando alle polemiche, forse l'opera è pienamente riuscita grazie al suo protagonista, Chance, un uomo sempliciotto, che vive nella sua stanza di servizio e ha due unici interessi: il giardino e la tv. Senza aver mai percepito stipendio, Chance vive recluso nella sua stanza e nel giardino del proprietario di casa, coltiva e semina incredibili varietà di fiori; per il resto, invece, conosce la vita solo da quanto vede sul piccolo schermo in bianco e nero che ha in stanza.
La situazione precipita con la morte del padrone di casa: Chance non risulta registrato da nessuna parte, non è stato mai messo in regola né figura nel testamento; addirittura, non c'è traccia di lui all'anagrafe. Costretto ad andarsene dalla grande casa vuota, l'uomo si avvia con la sua pesante valigia e osserva il mondo per la prima volta, ma solo per pochi minuti: ecco che una grossa macchina di lusso lo investe, e una splendida donna scende a rincuorarsi delle condizioni del malcapitato. Quasi come in una favola, Chance viene ospitato dalla donna, che si scopre essere la giovanissima moglie del vice-presidente, che è invece malato e impossibilitato a partecipare alle numerose riunioni col Presidente. Che problema c'è? Quasi per caso, i discorsi di Chance vengono ascoltati e misinterpretati: tutti pensano che il suo parlare di giardini e di rose da coltivare non siano altro che metafore relative al crollo economico della borsa. Da sempliciotto e misantropo, Chance viene considerato un grande statista, uno dei più ottimisti della storia, e in poco tempo si troverà a essere lui in televisione, apprezzato persino dal Presidente e temuto dal governo russo... Per non parlare di ciò che accade a casa del vice-presidente... 

Ma non indugiamo oltre sui particolari, che sono così godibili proprio perché inattesi e assurdi: immaginate però una cascata di eventi, che continua a ingrossarsi fino a minacciare di straripare. Quel che c'è sotteso, poi, è fin troppo chiaro: il consueto dilemma tra essere e apparire, il divertente gioco di maschere che ognuno di noi si mette viene invece ribaltato in una mancata comunicazione. Il risultato è esilarante, ma anche pensoso: qui e là Kosinski riflette sulla tv, sulla faciloneria con cui i media affibbiano etichette e titoli (anche onorificenze, talvolta!), alla ricerca di titoli sensazionali. Chance, da sconosciuto e completamente anonimo giardiniere, diventa uno dei volti più noti d'America: il gusto del paradosso si fa sarcastico e quasi crudele, incredibilmente avanti. 
Bellissima, poi, e tutta da leggere (forse dopo la lettura del libro), la prefazione di Giorgio Vasta nell'edizione Minimum Fax. E non dimenticate la biografia di Kosinski: quasi una tragi-commedia, degna di un libro!
GMGhioni