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Pillole d’autore: Marcello Marchesi, il battutista imbattibile

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Tra accademismo, formalismo, impegno e militanze ideologiche varie viene da chiedersi se la letteratura debba essere per forza seriosa. Opere di grandi scrittori comici dimostrano il contrario, eppure, come riconosce Marcello Marchesi (1912-1978) ne Il malloppo – la sua opera più apprezzata – : «in Italia “umoristico” è un aggettivo squalificativo». O almeno così è stato per lungo tempo. Marchesi anziché desistere e abbandonare la scrittura per la risata, svilupperà la sua verve anche attraverso nuovi linguaggi: giornalismo, teatro, radio, cinema, televisione e pubblicità, tutto per parlare ad una società in mutamento come quella dell’ultimo  fascismo e del dopoguerra.
Marchesi inizierà la sua carriera nei giornali umoristici, come il Bertoldo e il Marc’Aurelio, e nel teatro di rivista per poi approdare alla radio e al cinema. Dagli anni Cinquanta lavorerà come autore nella neonata televisione e lancerà i Vianello, Gino Bramieri e Cocchi&Renato, per fare solo alcuni nomi. Sarà il primo vero copywriter italiano: sua sarà la paternità di centinaia di spot del Carosello. Nei suoi libri, non romanzi ma zibaldoni in chiave umoristica, mostrerà una marcata amarezza per lo sviluppo della società dei consumi: posizione contraddittoria, forse, ma ricca di spunti. Lo dimostrano le sue opere riedite da Bompiani e il numero 32 di Panta a lui totalmente dedicato, con interventi di figure di spicco dello spettacolo, inediti e riflessioni sulla sua opera.
Un autore – grazie ad alcune sue freddure, adattissimo all’estate – da riscoprire lentamente e con leggerezza.
Per concludere, una curiosità: Marchesi è l’inventore del conosciuto mottetto goliardico “Eschilo Eschilo che qui si Sofocle, ma le scale erano Euripide e se cadi Tucidide”.
E con questo buona lettura.


Da Diario futile di un signore di mezza età:

I diari pesano, ricordare invecchia.
La vecchiaia non esiste. È una mezza età portata male.
Mi salvo sempre, grazie al mio istinto di conversazione.
Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò Edmondo de Amicis.
Fellini 8½: il posto delle fregole.
Ipocrita: assisteva tutte le domeniche alle Sacre Finzioni.
Il successo fa scandalo
lo scandalo fa successo
“La pubblicità è necessaria” dice F. M., pontefice dell’advertising. “La gallina, quando ha fatto l’uovo, canta; l’anatra no. Nei negozi tutti chiedono uova di gallina, ma nessuno chiede uova di anatra. Chiaro?”
Dodecafonico: improvvisa al pianoforte con estro e la fantasia di un grande accordatore.
Burocrazia: bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli.
Quella signora grassa mangia sei volte al giorno per mantenere la linea. La linea cotica.
La sua figura di poeta nanneggia in tutta la sua pochezza nel panorama della poesia contemporanea.
Anna Proclemer: Il pallore gonfiato.
Giacomo De Benedetti: L’acido proustico.
Quando c’è la salute c’è tutto. Quando non c’è la salute c’è lutto.
Sindacalista: il cavilliere del lavoro.

Da Il malloppo:

Siamo i superstiti di turno di un massacro continuo.
Quando la dissacrazone è a portata di stupido, bisogna dissacrare lo stupido.
L’innocente è sempre colpevole di avere, con il suo maldestro comportamento, indotto la Giustizia in errore.
Dio, dammi un assegno della tua presenza.
La bestemmia aiuta a vivere, la preghiera a morire.
Padre nostro che sei nei cieli dacci odio, il nostro pane quotidiano.
Il disordine dà qualche speranza. L’ordine nessuna.
Niente di nuovo sotto il Sole dell’Avvenire.
È sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.
Distruggete tutti i vostri cieli superflui.
Bisogna battere il fesso finché è saldo.
Non ho fame. Non ho sete. Non ho caldo. Non ho freddo. Non ho sonno. Non mi scappa niente. Come sono infelice.
Anche un cretino può scrivere un saggio e non viceversa.
Se nessuno tentò gli angeli perché si ribellarono?
Tutti gli uomini sono uguali. “A chi?”
Ho il frigorifero pieno di vendette che non mangerò mai.
Trovavo in quella relazione una tendenza all’infelicità che mi ringiovaniva.

Dal numero 32 di Panta:

Mi piacerebbe non morire per vedere come va a finire.
Il Duce: il morto perpetuo.
Vittorio Gassman: Via col vanto.
Gina Lollobrigida: Il petto Atlantico.
Dacia Maraini: La penna montata.
Aldo Moro: Il dottor Divago.