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#SalTo15 : riflessioni post Salone

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Anche da questo Salone ne siamo usciti – più o meno – vivi. Cinque giorni di incontri, stand, laboratori, spettacoli, che abbiamo condensato in una giornata sfiancante, un tour de force dal quale tornare, ancora una volta, storditi ma soddisfatti. Non vi fornirò qui la cronaca di incontri e presentazioni: troppo frammentaria la mia partecipazione ed esiguo il numero degli eventi a cui sono stata presente per rendere davvero giustizia ad anche uno solo di essi. Ma voglio condividere almeno impressioni e foto di una blogger, di una lettrice, che ogni volta torna da questo travolgente festival del libro con un notevole carico – anche letterale – di cose, storie, pensieri.
Partiamo proprio dal mio ruolo di blogger: quest’anno per la prima volta il Salone anche ufficialmente si apre ad una categoria professionale non sempre da tutti supportata ma che molto spesso, in ambito editoriale, porta insieme alla passione anche competenze specifiche, al pari degli altri professionisti del settore che godono però di una considerazione diversa; penso in primo luogo ai giornalisti e ai loro – circoscrivendo il discorso a quest’ambito, sia chiaro – privilegi: pass di accesso ad ogni area, posti riservati, file separate, convenzioni varie. Ecco, da quest’anno al Salone anche noi blogger abbiamo potuto saggiare parte di queste possibilità, almeno simbolicamente, mediante l’accredito professionale e l’ingresso a prezzo ridotto, fiduciosi che con il tempo non siano solo le singole case editrici a dimostrare fiducia nel nostro lavoro ma il sistema editoriale in genere.

Per noi addetti ai lavori, che siamo prima di tutto lettori appassionati, il Salone è quindi una sorta di parco giochi – dove però il rischio di bruciare la carta di credito è ahimè dolorosamente reale - ma anche l’occasione per conoscere di persona colleghi ed altri professionisti di un ambiente in cui le relazioni rimangono quasi sempre mediate per tutto il resto dell’anno dallo schermo di un pc; e ritrovarsi o conoscere finalmente  per la prima volta le persone reali dietro ad un progetto, grande o piccolo che sia, è per me sempre piacevole. Tra addetti stampa, account manager, librai, editori, tra i numerosissimi stand presenti a Torino era possibile davvero compiere un viaggio tra i mestieri del libro dell’attuale panorama editoriale e da ognuna di queste persone fare tesoro di passione, dedizione ed impegno.

Ed è poi un viaggio, naturalmente, nell’editoria italiana da Nord a Sud, con la presenza di un numero davvero considerevole di editori che operano nel nostro Paese, indipendenti e grandi gruppi, realtà ben note al grande pubblico e altre più modeste nei numeri ma non nella passione. Ognuno di essi sceglie quale impatto visuale dare al pubblico, numerosissimo, che si aggira curiosando tra i libri esposti: alcuni stand sono essenziali, quasi semplici bancarelle dove l’attenzione è tutta concentrata sui libri, che ti consigliano, ti fanno sfogliare, ti raccontano; altri (Feltrinelli, Einaudi, Mondadori solo per citarne alcuni) sembrano librerie in miniatura, circondate da pareti su ogni lato come a voler accogliere i lettori in uno spazio privato dove entrare, curiosare, rilassarsi (per quanto sia possibile rilassarsi tra la folla di un sabato al Salone), quasi delle piccole succursali di negozi ben più grandi che siamo abituati a vedere nelle nostre città; ed altri ancora (Minumum Fax, Del Vecchio, Marsilio...), sono deliziosamente caratteristici ed unici, dai colori accesi, arredi unici, vere e proprie scenografie che fanno da sfondo ai libri disposti in bella mostra.

Uno degli stand più belli
Aggirarsi tra gli stand nel fine settimana si fa più complicato mano a mano che l’affluenza di pubblico aumenta – e il carico di acquisti si fa sempre più pesante – , le indicazioni su come orientarsi all’interno dei padiglioni non proprio chiarissime (a proposito, solo io ho avvertito anche questa volta la necessità di personale specifico cui potersi rivolgere per informazioni per così dire logistiche?) e nella disposizione generale dei vari stand tra le sale disponibili il rischio è di soffermarsi tra i soliti noti e trascurare realtà più piccole ma senza dubbio interessanti o, ancora, ritrovarsi – quando ormai si è quasi allo stremo delle forze dopo cinque ore di ininterrotto vagabondare – di fronte a venditori di pop corn gourmet (per altro buonissimo) chiedendosi ancora oggi quale nesso ci sia fra una fiera del libro e il pop corn al cioccolato. Che storditi da tanto girovagare, acquisti, accesi dibattiti, code interminabili per firmare copie e foto rubate a celebrità che si aggirano scortate (si, mi riferisco ovviamente a Saviano) siamo preda alla fine pure di allucinazioni?

Deliri o meno, il Salone resta ancora una volta un’occasione imperdibile per lettori appassionati e ghiotta occasione non solo per fare incetta di libri ma anche, si diceva, per conoscere le persone che ogni giorno si impegnano per proporli sul mercato. Se lunghe code e tabelle di marcia che nemmeno i marines vi spaventano, il Salone ovviamente è anche l’occasione giusta per ascoltare chi quei libri li ha scritti, in un susseguirsi di incontri, presentazioni o riflessioni su opere e cultura. È uno degli aspetti più interessanti del festival l’opportunità, soprattutto per i non addetti ai lavori, di entrare in contatto diretto con autori e professionisti e il numero anche quest’anno considerevole degli incontri organizzati a cui valeva la pena partecipare, meriterebbe una visita solo per goderne appieno, anzichè fare i salti mortali tra presentazioni, visite agli stand e chiacchiere con gli editori senza poter in fondo dedicare ad ogni cosa il tempo che meriterebbe. Leggermente più sottotono forse rispetto alla qualità delle proposte degli anni precedenti e con un Paese ospite, la Germania, di cui quasi tutti ci siamo dimenticati praticamente un attimo dopo averne letto nella presentazione ufficiale del programma. Perchè in fondo il problema del Salone è proprio questo, ogni volta: c’è davvero tanto, troppo forse, da vedere, da fare. Una sovrabbondanza di stimoli per chi ama la cultura che ci porta a fine giornata stremati, soddisfatti solo in parte.
Bottino post-Salone
Il numero di persone che si aggirano tra gli stand e quelli ufficiali forniti dall’organizzazione, fanno ben sperare infine sul futuro del mercato editoriale: un settore che ha conosciuto negli ultimi anni momenti di crisi terribile in termini di vendite ma che pare ora conoscere una nuova crescita, a dispetto di quanto ne dicano statistiche e indagini varie e a vantaggio del quale è difficile capire quali siano le strategie migliori da mettere in atto; le campagne di promozione della lettura che in questi ultimi mesi hanno invaso social e città, una più aggressiva e inefficace dell’altra, forse proprio perchè disinteressate ad intervenire con i soli mezzi utili per diffondere la cultura: educazione e potenziamento del sistema bibliotecario nazionale. Ma un settore che è anche oggetto proprio in questi giorni di accesa polemica sulle contraddizioni del lavoro editoriale che in troppi casi è considerato alla stregua di volontariato.
È lo specchio della nostra società: eccitante, ricca di stimoli e spunti, contraddittoria. 

Debora Lambruschini