#ioleggoperché c'è chi osa come io vorrei
Bene, all'inizio è stata ostica: uno scrittore può scrivere in modo così sciolto e dinoccolato sull'opera di un altro? Lì per lì sono rimasta basita: leggevo Calvino, ritrovavo l'Ariosto che avevo conosciuto e sottolineato sull'antologia, quello delle ottave che veniva riscritto in prosa, qualche volta con una strizzatina d'occhi al lettore. Dunque... Si poteva? C'erano secoli in mezzo, e tanta vita e letteratura, e poi c'era la penna di Calvino, che non ha mai rinunciato alla sua limpidezza lessicale e, anzi, ne ha fatto uno strumento fondamentale per traslitterare Ariosto in chiave moderna... Ok, quando sono arrivata a queste riflessioni, ero già a metà libro, e il progetto che, di primo acchito, mi era parso quasi sacrilego si era ormai ammantato di qualcosa di mistico. Era la meta-letteratura, e io la scoprivo con i miei quindici anni di sogni, di illusioni - ancora non avevo perso la speranza di diventare una scrittrice famosa (ché, si sa, a quindici anni i sogni o li fai bene, o li trasformi in incubi, ma sempre senza mezze misure).
E sempre senza mezze misure ho capito cosa avrei fatto della mia vita: così, alla fine del libro, ho pensato che io avrei sempre lavorato nei libri, che fosse per insegnare o per scrivere, per comunicarli o recensirli. Poi, chi lo sa, i sogni si ridimensionano e si bagnano di realtà, a volte loro malgrado, ma non manca mai lo stupore davanti alle pagine scritte di chi, le parole, le usa per sovvertire un ordine, cambiare le regole. La magia è sempre quella: sembra strano che con una ventina o poco più di ingredienti si possano mescolare infinite pozioni, ma restiamo sempre stregati da chi riesce a mischiare lettere e parole ben oltre il nostro immaginato.
#ioleggoperché c'è chi osa come io vorrei.
GMGhioni
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