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"Funny Girl" di Nick Hornby

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Funny Girl
di Nick Hornby
Guanda, 2014

Traduzione di S. Piraccini

pp. 384
€18.50


Un ritorno attesissimo, questo di Nick Hornby, autore degli indimenticabili Alta fedeltà, Un ragazzo e Non buttiamoci giù. Questa volta ci porta negli anni Sessanta, inizialmente nella dimenticata e provinciale Blackpool, dove la giovanissima Barbara vince un concorso di bellezza. Eppure, Miss Blackpool non è il titolo a cui Barbara aspira: anzi, ne vuole prendere le distanze, perché lei è una "funny girl", e vuole sfondare con la risata in radio e in tv. Un campo difficile, soprattutto per chi, come lei, ha curve e sorrisi mozzafiato. Un paradosso? Forse. Si può essere belli e far ridere? Barbara ci crede, sfida le resistenze familiari e va a cercar fortuna. In particolare, si presenta al provino per una nuova commedia, perché lì ci sono i suoi miti che sente sempre in radio: Clive, Bill e Tony. Poco importa che il copione lasci molto a desiderare: Barbara riesce a far breccia nei suoi miti, e la scalata al successo inizia. Allora Babara si trasforma in Sophie, abbandona le sue origini pur mantenendo il suo accento del nord, che anzi è una forte caratterizzazione per il suo personaggio, che si chiamerà (gioco del destino e/o di saggi rispecchiamenti) Barbara.

Parte così Barbara (e Jim), una brillante commedia a puntate che porta nell'Inghilterra una ventata di freschezza: i ruoli di invertono, la protagonista femminile ha una posizione nettamente di spicco rispetto a Jim, spalla e al tempo stesso compagno di ironici quadretti familiari. 
In un'atmosfera anni '60 perfettamente ricostruita, Hornby inserisce goduriosi dialoghi sul mondo dello spettacolo, che tanto fanno riflettere e ridere, alla luce del nostro presente. Un esempio? La designazione del target del programma, quando il produttore e un famoso conduttore parlano di un progressivo allargamento dell'audience. Insomma, il romanzo non è solo un Bildungsroman che porterà l'ingenua e speranzosa Barbara a trasformarsi nella più scaltra e professionale Sophie; è anche uno spaccato d'epoca, studiato nel dettaglio e attraverso la psicologia dei personaggi. E d'altra parte, il mondo dello spettacolo e la realtà sono continuamente imbricati, in un crescendo che rischia di trasformare la vita privata in una grande piazza pubblica. Un esempio? Barbara e Clive, interpretando rispettivamente la Barbara e il Jim della trasmissione, rischiano di trasformare il copione nella storia della loro vita. E il tutto avviene non a un livello incoscio, come emerge dall'intervista di Diane fatta a Sophie/Barbara:
«Come te l'ha chiesto?»
«Mi ha portata alla Tratt, ha ordinato champagne, ha detto al pianista di suonare And I love Her, ha tirato fuori un anello e si è messo in ginocchio.»
«Oddio.»
«Oddio bene o oddio male?»
«Male. Malissimo. Imbarazzante. Stucchevole.»
«Sono contenta che la pensi così.»
«E tu che cos'hai fatto?»
«Gli ho detto di non fare lo scemo. Gli ho detto che se mi avesse fatto sul serio la proposta sarei uscita dal ristorante.»
«Poi te l'ha fatta e tu hai detto di sì.»
Sophie rise e sospirò allo stesso tempo.
«Sì. Più o meno. Un bel po' dopo. Lui non la smetteva più di parlare, così gli ho detto di sì per zittirlo, ecco.»
Insomma, siamo ben lontani dalle favole che Barbara di Blackpool si raccontava all'inizio della carriera. Eppure possiamo anticipare senza rovinare il piacere della lettura, che Sophie Straw non rinuncerà mai alla passione evidente e originaria che l'ha spinta a cercare fortuna. 
E Hornby ce lo mostra accelerando la narrazione a tre quarti del romanzo, per mostrarci cosa accadrà dopo, ovvero quando la parabola del successo sembrerà essere calata, e la vita, con le sue continue sorprese, avrà preso il sopravvento.

Hornby è riuscito ancora una volta a stupire con l'adozione di questa protagonista femminile deliziosa, perfettamente calata nel suo ruolo insolito di aspirante umorista. Forse, rispetto agli altri romanzi, il ritmo narrativo è più disteso e meno incalzante, ma questo si cala bene nella riproposta di un'epoca piena di contraddizioni e di alti e bassi d'ascolti. Sottotraccia, il sempre vivo e vivace incontro tra la genialità di Hornby e la spietata visuale, per non dire cinepresa (per restare in linea col lessico d'epoca), sulla società dei consumi. 

GMGhioni