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SPECIALE Hofmannsthal - La strada al Sociale

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Hugo von Hofmannsthal
Formazione, prime opere ed “Ein Brief”


La vita di Hugo von Hofmannsthal (1874 – 1929) è stata spesso felicemente paragonata a quella di Mozart1: entrambi educati accuratamente da un padre sollecito, entrambi bambini prodigio prima, affermati artisti poi. La differenza essenziale risiede però nell'ambito in cui si dispiegarono i loro talenti: il secondo era figlio d'arte e come tale fu educato ad un mestiere, ad un lavoro prettamente artigianale qual era quello del musicista, mentre al primo fu impartita in sostanza un'istruzione che giustificasse e sancisse la piena adesione della famiglia von Hofmannsthal alla classe nobiliare ed alto-borghese di Vienna, segnando il culmine di un processo di assimilazione iniziato con l'immigrazione del bisnonno Isaak Hofmann, commerciante di seta ebreo proveniente da Praga, e la sua nomina ad Edler von Hofmannsthal da parte di Francesco I. L’educazione di Hofmannsthal fu, quindi, dal fine solo latamente pratico, ma profondamente culturale ed estetica. Egli studiò dapprima con i migliori insegnanti privati, per poi entrare a 10 anni nel Wiener Akademische Gymnasium
A casa figlio unico ed a scuola conscio della propria distanza e superiorità rispetto ai compagni, si isolò chiudendosi in quello che Broch descrive non troppo eccessivamente come una forma di narcisismo2. A quest'epoca risalgono il consolidamento delle conoscenze classiche, del latino e del greco, la frequentazione del Burgtheater, le prime poesie pubblicate sotto lo pseudonimo di Loris Melikow3. Nel 1890 conobbe Gustav Schwarzkopf, attore e scrittore che lo introdusse nel Café Griensteidl4, punto di ritrovo di Hermann Bahr, Arthur Schnitzler, Richard Beer-Hofmann, Felix Salten ed altri, definiti in seguito – insieme allo stesso Hofmannsthal – come il gruppo dello Jung-Wien, i rappresentanti delle moderne tendenze artistiche viennesi. Qui Hofmannsthal ebbe modo di conoscere e di confrontarsi con un ambiente di gran lunga più stimolante del Gymnasium, che gli aprì la strada ad importanti incontri (tra gli altri George, Ibsen, Rilke) e la cui frequentazione avrà influito non poco sulla scelta della libera professione d'autore, che intraprese una decina d'anni dopo, rinunciando alla carriera accademica ed alla libera docenza. 

Dopo il Gymnasium, infatti si era iscritto in un primo momento alla facoltà di giurisprudenza, secondo il volere paterno, per poi cambiare idea e passare – dopo il servizio di leva – alla facoltà di filosofia, per seguire le lezioni di Filologia romanza di Mussafia e Meyer-Lübke e poi laurearsi nel 1899. Nel 1901 sposò Gertrud Schlesinger, sorella del suo amico d'infanzia Hans e si stabilì a Rodaun, nell'Hinterland viennese, in una villa appartenuta all'istitutrice di Maria Teresa d'Austria. La sua produzione letteraria fino a quel momento è caratterizzata da liriche, brevi drammi in versi ed operette teatrali, che sono però ancora in parte ascrivibili ad un esercizio formale di gusto decadente, impregnato già però del forte simbolismo che caratterizza tutta la sua produzione. Il passaggio da enfant prodige ad autore sulla strada della maturità non potrà per lui che avvenire con la pubblicazione di Ein Brief nell'ottobre del 1902, noto come Lettera di Lord Chandos. Si tratta della lettera immaginaria del ventiseienne5 Philip Chandos indirizzata al suo amico Francis Bacon, riguardo all'inaridimento improvviso della propria vena poetica, causato dalla perdita di valore e significato della parola che porta rinuncia all'attività letteraria. Chandos non è un alter ego di Hofmannsthal, ma piuttosto una figura simbolica a cui fa ricorso pur non riconoscendovisi in pieno. Infatti l'attività letteraria dell'autore austriaco continua, tenendo però ben presente il rischio di cadere nella stessa crisi ed invertendo perciò rotta sulla drammaturgia per evitare questo periodo. Il Chandos-Brief viene considerato da Manacorda6 come il manifesto della crisi del soggetto-persona che segna l'esaurimento dei soggetti giovanili di Hofmannsthal. 

L’autore sceglierà a questo punto il teatro, iniziando un corpo a corpo con i classici che lo porterà al recupero della centralità della individualità poetica, in contrapposizione alla tematica della dissoluzione del soggetto che attraversa il Novecento. La lettura di Manacorda va tuttavia corretta. Ein Brief è sì evidentemente il segno della crisi del soggetto, ma in primis della parola, sfruttata fino ad allora come strumento di un'indecente e vuota retorica da parte di un soggetto, che, come sostiene Magris7, è principio ordinatore della realtà. Si tratta della dissoluzione del mezzo, non dell'agente, della letteratura praticata in prima persona, non della persona. Ed è emblematico che il concetto sia espresso da Hofmannsthal con il tramite di Lord Chandos e non ricorrendo al proprio io lirico. Vi si può leggere un abbandono dell'autoreferenziale narcisismo giovanile di cui si è detto sopra e dell'ormai vacua ampollosità del suo linguaggio, con l'apertura al mondo esterno ed alla percezione delle azioni delle dramatis personae all'infuori di sé. A favore di quest'interpretazione depongono le coeve pagine teoriche di Hofmannsthal8, in cui l’autore arriva a postulare lo stato glorioso ma pericoloso della preesistenza, al quale appartengono sia il poeta che il bambino, ma anche il mago ed il saggio; uno stadio che si teme e che si desidera abbandonare, per collegarsi alla vita ed entrare nell'esistenza. Per raggiungere questo obiettivo Hofmannsthal individua due vie: la prima, la stessa percorsa da Chandos, è quella dell'introversione, la via della lirica e della mistica, il tentativo smanioso di un individuo che si erge a totalità, la via di una religiosità troppo rivolta al mondo che risulta, inutile dirsi, una falsa pista. Essa costringe chi la percorre in una sorta di limbo tra preesistenza e vita. 

La seconda strada invece è la via al sociale9, la via al più alto se stesso, un percorso non mistico attuabile attraverso l'azione, l'opera o i figli; la strada che intraprende Hofmannsthal da questo momento in poi.10 Non si tratta però di un cambiamento improvviso ed immotivato. Fin dalla più tenera età Hofmannsthal era stato assiduo frequentatore del Burgtheater di Vienna, luogo dove poté conoscere ed apprezzare i più alti modelli drammaturgici occidentali antichi e moderni. Contemporaneamente si fece spazio in lui la riflessione sul teatro come istituzione morale, alla maniera dei Greci, con il suo particolare influsso sulla società. La rinuncia alla lirica è funzionale quindi ad una vocazione teatrale già insita in Hofmannsthal, nonché all'intrapresa via al sociale, che ha come sottofondo la crisi dell'individualità e la sua dissoluzione nel collettivo.  

La letteratura – dopo Ein Brief – può ancora esistere, ma il suo stile, il movimento della scrittura, diviene per necessità non centrifugo, dal soggetto scrivente verso l'esterno, ma centripeto: chi scrive, descrive ciò che percepisce al di fuori di sé, non dal di dentro. E quindi l'abbandono della lirica per la drammaturgia, e cioè per il descrivere le azioni di terzi personaggi in scena, trova la sua giustificazione logica. L'assoluta centralità della persona poetica, cioè la poesia intesa come diretta espressione ed emanazione dei sentimenti dell'autore, al contrario di ciò che ritiene Manacorda, è ormai perduta ed la figura del poeta si cela agli sguardi indiscreti riaffiorando solo a tratti, dietro il simbolismo delle sue creature, sfruttando la letteratura come punto d'osservazione privilegiato. 

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1Così Broch 1955 e Landolfi 1995.
2Broch 1955, p. 104.
3Scelto secondo Fiechtner in riferimento all'autore del Roman de la Rose, Guillame de Loris, ma anche al generale e uomo politico russo Michail Loris-Melikow (cfr. Fiechtner 1963, p.6). La prima poesia ad essere pubblicata fu Frage sulla rivista An der schönen blauen Donau nel 1890.
4Il Café Griensteidl fu di capitale importanza per lo Jung Wien, al punto che la sua demolizione nel 1897 diede spunto a Karl Kraus, pungente scrittore satirico e compagno di liceo di Hofmannsthal, per la sua Demolierte Literatur.
5Stessa età anagrafica di Hofmannsthal nel 1902. Il testo è ricco di riferimenti incrociati, in particolare noto la citazione di Katharina Pompilia, figlia che Chandos non riesce a rimproverare, omonima della Pompilia, commedia di Hofmannsthal rimasta incompiuta.
6Cfr. Manacorda 1997, p.113.
7Cfr. Hofmannsthal 1974, p.8.
8Cfr. H.v.H. una interpretazione in Hofmannsthal 1963, p.207-213 da cui attingo le definizioni in corsivo.
9Orig.: “Der Weg zum Sozialen”.
10Cfr. Hofmannsthal 1963.




Nota bibliografica:


Broch 1955: Hermann Broh, Hofmannsthal, Zürich 1955.
Landolfi 1995: Andrea Landolfi, Hofmannsthal e il mito classico, Roma 1995.
Hofmannsthal 1963: Hugo von Hofmannsthal, Il libro degli amici – Ad me ipsum – Appunti e diari, trad. it. di Gabriella Bemporad, Firenze 1963.
Hofmannsthal 1974: Hugo von Hofmannsthal, La lettera di Lord Chandos, trad. it. di Marga Vidusso Feriani, introduzione di Claudio Magris, Milano 1974.

Manacorda 1997: Giorgio Manacorda, La Grecia danubiana, in Cultura tedesca n. 8 (1997), pp. 113-118.