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#LectorInFabula - Come eravamo: Il Manuale delle Giovani Marmotte

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Il manuale delle giovani Marmotte
Walt Disney



A giugno del 2013, a quarant’anni dalla prima edizione, il Corriere della sera ha ristampato due storici manuali Disney: il manuale di Nonna Papera e Il Manuale delle Giovani Marmotte.
Facciamo un passo indietro. Chi era bambino a cavallo fra gli anni sessanta e i settanta non aveva Wikipedia o Google per informarsi. Imparava sui libri di scuola, che allora si chiamavano sussidiari, ascoltava le fiabe sonore, sfogliava I Quindici, leggeva i best sellers nei compendi di Selezione da Reader’s Digest,  e faceva ricerche scolastiche sulle enciclopedie a fascicoli (La Motta, Le Muse, Galileo) debitamente rilegate e in bella mostra nella libreria di ogni famiglia che intendesse elevarsi dal magma dell’ignoranza.
Ma c’era anche un’altra fonte d’informazione spicciola, piena di spunti originali, di fascino e di avventura: il mitico Manuale delle Giovani Marmotte, nell’edizione del 1969.


La Arnoldo Mondadori ha pubblicato dal 69 all’89 otto volumi, a cura di Elisa Penna (fumettista inventrice di Paperinik) e Mario Gentilini, con le illustrazioni di Giovan Battista Carpi.  Nel 91 è uscito anche un Maxi Manuale con il meglio dei sei volumi.
Le giovani Marmotte, in inglese Junior Woodchucks,  sono un gruppo scoutistico inventato dalla Disney, di stanza a Paperopoli. Ne fanno parte i nipotini di Paperino e di zio Paperone, Qui, Quo e Qua (con i loro berretti alla Davy Crockett) e il capo denominato Gran Mogol.
Se il manuale di Nonna Papera era pensato per le bambine e presentava gustose ricette, indimenticabile e universalmente apprezzato da maschi e femmine resta il manuale delle Giovani Marmotte. Nella finzione, il manuale era il compendio di tutto lo scibile conservato nella biblioteca di Alessandria, giunto fino a noi attraverso numerose peripezie che ne avevano arricchito il contenuto. Vi si trovavano nozioni di storia, geografia, sopravvivenza: dalla costruzione di un ponte, all’accensione di un fuoco, alle traduzioni in varie lingue di una stessa frase. Detto confidenzialmente l’Infallibile, era in dotazione, in formato tascabile, alle giovani marmotte che lo usavano per risolvere casi intricati.
Il manuale effettivo, quello stampato dalla Mondadori nel 69, aveva come protagonisti i personaggi della Disney e costituiva un aiuto pratico per ogni bambino. Possedeva un suo fascino didattico, fra codici segreti (come il leggendario Dada Urka), informazioni su come costruire un aquilone o un fischietto, spiegazioni sull’alfabeto Morse e sui principali nodi. Conteneva, però, anche suggerimenti concreti, con intento morale tipico dell’epoca, su come presentare la pagella ai genitori o non abusare del telefono. Era pensato per la vita all’aria aperta e insegnava il rispetto per la natura e gli animali.


Ci faceva sognare avventure più grandi di noi, parlando di civiltà scomparse, geroglifici e luoghi lontani, ci insegnava come fare cose con le mani (un po’ come il mitico volume numero 9 de I Quindici) suggerendo che, se ci fossimo trovati in difficoltà, abbandonati a noi stessi senza la presenza di un adulto  – magari sperduti in un bosco privi di orientamento - avremmo trovato un sostegno nel libriccino, pronto e tascabile, capace di spiegare come risolvere da soli i problemi, trovando in noi stessi le risorse, attivando le nostre energie nascoste. Quelle stesse energie che altro non erano se non la forza per crescere e diventare, nel bene e nel male, ciò che siamo oggi.