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Il mondo deve sapere di Michela Murgia

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Il Mondo deve sapere
di Michela Murgia
Isbn edizioni, 2006

pp. 123
10€


Nato come blog poi diventato romanzo che ha liberamente ispirato un film: notevole esempio nostrano di editoria crossmediale.
Il mondo deve sapere di Michela Murgia è un breve e intenso romanzo pubblicato nel 2005 che ho rispolverato per l’attualità della tematica.
Il romanzo (così lo chiama l’editore in copertina), fedelmente alla narrazione in blog, ha la struttura del diario tenuto dalla protagonista Camilla (ovvero l’autrice stessa) che in prima persona racconta il suo mesetto di lavoro in un call center outbound (quelli che telefonano, non che ricevono) di impostazione più-che-promozionale e commerciale, ma invadente e invasiva. Lo scopo ultimo è infatti quello di vendere il Kirby («il mostro») un attrezzo per le pulizie domestiche, cercando di entrare a tutti i costi nelle case dei cittadini (soprattutto casalinghe e single) per inscenare una dimostrazione delle prodezze igieniche dell’arnese. Anche se la signora (o chi per lei) non intende comprare (spesso lo fa) lo scopo è quello di estirparle nomi e numeri di telefono di qualche amica o parente che possa offrire lo scenario (casa sua) a una nuova dimostrazione.
Il lavoro di Camilla-Michela è proprio di quello convincere le persone a ospitare qualcuno che manovri il Kirby in casa sua e cerchi in tutti i modi di convincerla che quel «mostro» è ciò che la signora stava aspettando da tempo, ma ancora nessuno glielo aveva rivelato.


La Murgia è molto brava a smascherare intelligentemente i meccanismi persuasivi dell’azienda e dei team leader del call center dove lavorava. Meccanismi tutt’altro che produttivi (nonostante questi siano i presupposti dell’azienda) basati su competizione e invidia tra le operatrici.

Molto apprezzabile della scrittura della Murgia in questo suo primo (eravamo nel 2006) romanzo è il riuscire a usare sempre l’ironia e la cultura nello sviscerare tali meccanismi aziendali e privati. Di cultura infatti c’è n’è abbastanza, per rimandi e per la scrittura brillante. Il limite maggiore è però strettamente connesso ai suoi pregi. Proprio questa brillante ironia, finisce per tornare sempre su se stessa.  Tale è infatti al struttura narrativa, volta soprattutto allo smascherare e raccontare meccanismi e situazioni piuttosto che raccontare storie.

L’attualità de Il mondo deve sapere è dovuto proprio al suo scenario. Lavorare in un call center è infatti una realtà lavorativa (a volte sembra quasi l’unica) di molti giovani e meno giovani del nostro presente. Il romanzo è però stato scritto ormai 7 anni fa e non deve far illudere che i call center siano tutti come li descrive la Murgia o che qualsiasi telefonata che si riceve nasconda una fregatura. I call center sono anche quei mondi che si nascondo dietro a numeri gratuiti o costosissimi, a cui telefoniamo ogni volta che abbiamo un problema o non siamo capaci di fare qualcosa.

E se dopo la lettura de Il mondo deve sapere ci facciamo l’idea che nel call center ci finiscono persone poco qualificate oppure giovani intelligenti ma che sono lì solo di passaggio come la Murgia (questo è un limite dell’esperienza dell’autrice più che della sua scelta narrativa), dobbiamo essere consapevoli che oggi la realtà è ben diversa: i call center sono popolati da laureati e spesso rappresentano l’ancora di salvezza, oltre che per loro, anche per molte persone di mezza età che perdono il lavoro.
Ma ovviamente questa analisi ridotta di tale realtà non si può imputare all’autrice, la quale offre invece un’ottima testimonianza dei mondi al di qua e al di là della cornetta.

Il film ispirato liberamente al libro è Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì.