in

#SpecialeSCUOLA - Daniel Pennac - Diario di scuola

- -
La copertina dell'edizione rinnovata del 2013
Diario di scuola
di Daniel Pennac
Feltrinelli, 2008



La paura fu proprio la costante di tutta la mia carriera scolastica: il suo chiavistello. E quando divenni insegnante la mia priorità fu alleviare la paura dei miei allievi peggiori per far saltare quel chiavistello, affinché il sapere avesse una possibilità di passare

Pubblicato nella sua prima edizione francese nel 2007, il libro è uscito in Italia nel 2008. Nel gennaio di quest'anno l’edizione, curata dalla Feltrinelli, è stata anche rinnovata.
In Diario di scuola (Feltrinelli editore, 2013, euro 8,00), non si leggono raccomandazioni, indicazioni o racconti autobiografici di esperienze di vita. Ci si trova di fronte ad un melting pot omogeneo di tutto questo, articolato in forma di dialogo, più che di diario. Una chiacchierata informale che spinge il lettore ad una forma di distrazione superba quale è quella cui, in un certo senso, fa capo l’autore, nel momento in cui decide di raccontare la scuola vista dagli alunni. O meglio, vista dai somari. Non dai professori o dagli “esperti del settore”, non dagli psicologi e nemmeno dal punto di vista di chi, alla fin fine, non fa altro che far rimbalzare la colpe di questo o quell'errore, di questo o quel comportamento, da una parte all'altra.

Pennac porta alla luce e svela un apparato ben più complesso e sotteso ad una realtà apparentemente bi dimensionale: insegnate-alunno, separati da una cattedra e destinati a non interagire. La scuola non è questo, la scuola non dovrebbe essere questo e Pennac lo scrive chiaramente e fa emergere, così, le grandi verità e le grandi, ma spesso inascoltate e incomprese, difficoltà dei più deboli. Siano essi insegnanti, presidi, alunni o genitori, ogni punto di vista viene attentamente scandagliato al fine di colpirne gli aspetti più critici, con la coscienza di chi sa cosa sta dicendo.
Nel ripercorrere, quindi, gli episodi di cui egli stesso, da somaro, è stato protagonista, l'autore ripercorre a rallentatore la sua vita mentre la scrive ma, soprattutto, mentre narra a se stesso il mondo in cui ora ne è sempre protagonista, ma in altre vesti. Nato somaro, egli cresce, diventa insegnante e, nel farlo, apre una finestra su un mondo e una realtà tangibili, fatti di individui che entrano a far parte della società senza una direzione e senza perché. Sempre più guidati dalle regole di un mercato globale incontrollabile. Sempre più inconsciamente pronti a farsi inghiottire dal sistema, perché deboli.

Diario di scuola è quindi un libro semplice in cui la sintassi estroversa e curiosa, unita al lessico ricco ma non esasperato di chi sa come fare il suo mestiere, e come calibrare l’inchiostro sulla carta, diventa il modo attraverso cui spiegare le crepe di un sistema scolastico che solo con la trasmissione appassionata e amorevole per il sapere, si potrà rimettere in piedi. Un volume che non assurge a diventare compagno di scuola, nel senso di compagno di vita ma che, di fatto, una volta letto lo diventa.
Un sacco di persone, in questa città, pensa che non ci arriverà mai, e crede di sbattersene...Ma non se ne sbattono affatto; si comprimono, si reprimono, si deprimono, urlano, sbraitano, giocano a mettere paura, ma se c'è una cosa si cui non si strabattono è proprio quel "ci" e quel "ne" che gli rovinano la vita, e quel "tutto" che li stressa.[...] Da ciò la mia decisione di insegnante: usare l’analisi grammaticale  per riportarli qui e ora, per provarci con il piacere particolarissimo di capire a cosa serve un pronome con funzione avverbiale, una parola fondamentale che usiamo mille volte al giorno senza pensarci.
In duecentoquaranta pagine di valutazioni pedagogiche, regole grammaticali, metodi di insegnamento, trucchi del mestiere e segreti personali divenuti valvola di sfogo, il somaro diventa insegnante di se stesso e saggio maestro di una lezione di vita che colloca nell'amore il motore onnipotente capace di far ripartire anche una macchina apparentemente spenta.