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Editori in Ascolto - Verbavolant edizioni

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Quando è nata la vostra casa editrice e con quali obiettivi?
La nostra avventura è cominciata nel 2005 ma l’attività più intensa e “ostinata” l’abbiamo cominciata circa due anni fa. Gli inizi sono stati difficili, soprattutto nel campo della distribuzione/promozione e abbiamo mollato un po’ la presa. Dopo la pubblicazione de “Le parole del Giglio” che raccoglie racconti inediti in Italia di Oscar Wilde, però, abbiamo acquistato una nuova carica e adesso… lavoriamo sempre e soltanto per far crescere la casa editrice al meglio!

Come è composta la vostra redazione? Accettate curricula?
Il grosso del lavoro l’ho sempre fatto io, che sono la titolare, ma adesso mi affiancano degli altri collaboratori che credono molto nel progetto. In testa il mio ragazzo, Elio, che si occupa dell’impaginazione e che mi affianca nelle fiere e nelle presentazioni (e non è poco!). Ci mandano spesso curricola quindi, perché no? Siamo disponibili anche per stage. 




 Qual è stata la vostra prima collana? E il primo autore?
Abbiamo esordito con la narrativa e con la collana “Admaiora”; il nome è stato scelto come augurio per gli scrittori e di conseguenza anche per noi! Il libro? “Soggetti del verbo perdere” di Stefano Amato. Romanzo del quale mi sono innamorata subito. Stefano è molto bravo, si sta facendo strada e il suo blog è molto seguito.

Se doveste descrivere in poche parole il vostro lavoro editoriale, quali parole usereste?
Passione, tenacia, amore, dedizione, divertimento, follia.

A distanza di sette anni dalla fondazione della vostra casa editrice, quali obiettivi ritenete di avere raggiunto e a quali puntate?
Puntavamo a non rimanere confinati nella nostra regione, come accade a molti editori siciliani, e ci siamo riusciti. Abbiamo molti lettori della “terraferma”, il nostro blog, anche se nato da poco, è piuttosto seguito e abbiamo anche avuto il piacere di scoprire al Salone del libro di Torino, dove siamo andati per la prima volta quest’anno, che a conoscerci sono più di quanti pensassimo. Per il futuro? Intanto speriamo di poter continuare a fare ciò che ci piace con la stessa energia e la stessa passione. Puntiamo a raggiungere un pubblico sempre maggiore, a una distribuzione più capillare e… a riscuotere sempre più successi.


Un libro che vi è rimasto nel cuore e che continuerete a riproporre al vostro pubblico.
A dire il vero, dal momento che curiamo i nostri libri come dei figli, siamo legati un po’ a tutti.
Direi che, escluso “Amorizzazioni” (leggi la recensione su CLetteraria), il nostro ultimo libro sul quale abbiamo investito molte energie, un libro che abbiamo nel cuore è “Apocalisse in pantofole”. L’autore, Francesco Franceschini, è diventato un nostro amico ed è lo scrittore più attivo che abbiamo avuto fin’ora. Non si tira mai indietro e gira per l’Italia a fare presentazioni con la stessa energia delle prime volte. Il suo libro è molto bello: ironico, dissacrante e divertente ed è il primo che porta una copertina a firma di Alessandro di Sorbo, un bravissimo artista che ha realizzato anche altre nostre copertine e il nostro primo albo cartonato, “Il mostro nell’armadio”.

Come vi ponete nei confronti delle nuove tecnologie?
A Una marina di Libri, Palermo
Non produciamo ancora ebook, ma ci stiamo lavorando, unitamente alle app per smartphone. Il problema è che, personalmente, amo il libro come oggetto...
Per me un libro va oltre il contenuto. Non sto dicendo che il contenuto non sia importante, ovviamente è la prima cosa da valutare. Ma a mio avviso non basta. Un libro deve essere bello da guardare, da sfogliare. Non importa che sia illustrato, diversamente un romanzo non potrebbe essere fisicamente “bello”. No, un libro deve essere ben curato, ben impaginato, con una bella copertina e una carta piacevole al tatto. Deve profumare d’inchiostro e legno. I libri per me sono piccole opere d’arte, quindi non è stato facile decidere di provare anche a fare libri digitali. Ma in ogni caso non abbandoneremo mai il cartaceo; vogliamo solo dare la possibilità ai nostri lettori di poter scegliere, se vogliono. Ritengo in ogni caso che il cartaceo sarà molto duro a morire!

Cosa pensate delle mostre-mercato del libro? Hanno accusato forti cambiamenti negli ultimi anni?
Se hanno accusato forti cambiamenti sinceramente non saprei. Abbiamo partecipato a poche fiere e solo di recente. Le fiere comunque ci sembrano un’ottima occasione per farsi conoscere dal pubblico e per trasmettere il famoso entusiasmo di cui ho già parlato. Permettono di parlare con i nostri lettori, di ascoltare le loro esigenze e di trasmettere la nostra energia!
Al Comicon di Napoli

Come vi ponete nei confronti dell’editoria a pagamento e del print-on-demand?
Questa è una delle prime cose che diciamo di solito quando ci presentiamo a qualcuno, o quando presentiamo un libro davanti a un pubblico che ancora non ci conosce: non chiediamo nessun contributo per la pubblicazione! Organizziamo da 4 anni un concorso per le scuole superiori della nostra provincia quindi incontriamo centinaia di ragazzi. Proprio a loro, che devono ancora capire “come gira il mondo”, diciamo di stare attenti. Gli editori a pagamento continuano a esistere perché la gente non sempre sa come funzionano i meccanismi “virtuosi” o perché ha così tanta voglia di pubblicare che non ha la pazienza di aspettare, provare, riprovare e anche rinunciare a volte.

Ritenete che il passaparola informativo, tramite blog o siti d’opinione, possa influenzare il mercato librario? E la critica tradizionale?
Sicuramente i nuovi mezzi di informazione aiutano moltissimo a far girare una notizia e penso possano fare la differenza. Ma anche la critica tradizionale aiuta o meno un libro nella sua diffusione. Lo abbiamo potuto toccare con mano con gli inediti di Wilde.

Pubblico: quali caratteristiche deve avere il vostro lettore ideale?
Noi lavoriamo su tre filoni: bambini, narrativa italiana e graphic novel. Quindi il nostro lettore ideale cambia per collana. Direi che va dai 4 anni fino ai 99! Anche se ci rivolgiamo prevalentemente a un pubblico piuttosto giovane.

Un aspirante scrittore può proporvi i propri manoscritti? Come deve fare? Sono graditi consigli!
Certamente, accettiamo manoscritti, ma valutiamo prima le sinossi. È possibile inviare una sinossi e una breve nota biografica a info@verbavolantedizioni.it.
Al #SalTo12
Consigli? Posso dirti che odio le lettere impersonali, quelle che recano ancora il simbolo dell’ “inoltra”. È normale che un’opera venga inviata a più case editrici, ma mandarla così è come dire “La sto mandando a tutti, anche a te che non so nemmeno chi sei”. Altra cosa insopportabile è chi non scrive nulla e allega solo il testo. Quelle le cestiniamo subito.
Quindi il consiglio è di capire bene qual è la linea editoriale della casa editrice alla quale si sta spedendo qualcosa. Inoltre è bene scrivere una mail garbata, anche accattivante, che spinga l’editore a leggere quello che si è mandato. E curare molto la sinossi: ho letto sinossi piene zeppe di errori. Non è certo un buon biglietto da visita!

Avete un sassolino nella scarpa o un piccolo aneddoto da raccontarci circa la vostra casa editrice?
Sì, forse più di uno. Ma quello che mi ha fatto più male è anche quello che mi ha fatto rallentare agli inizi. Avevo visto che un famoso distributore, di cui non farò il nome, aveva preso anche piccoli editori, in particolare una casa editrice appena aperta che aveva soltanto tre titoli in catalogo. Allora mi sono fatta avanti, consapevole che non sarebbe stato facile. Ma la risposta mi ha gelato: “Non prendiamo piccole case editrici” – “Ma dal vostro sito ho visto che distribuite X…” – “Sì, ma quella è una casa editrice di Torino…”.
Sapevo che era difficile, ma immaginare di avere anche problemi di ordine geografico mi ha un po’ avvilito… Per fortuna mi sono ampiamente ricreduta.

Qual è il vostro ultimo libro in uscita? Lo consigliereste perché…
Suse Vetterlein con Andrea Tarabbia
Il nostro ultimo libro è “Amorizzazioni” di Suse Vetterlein, scrittrice tedesca che in Germania traduce testi di italiani, tra cui la Parrella, Scurati… il libro non è tradotto ma scritto in italiano, anzi precisamente in “Alpigiano”, una neo lingua in cui predominano i neologismi e i costrutti inusuali. Un libro divertentissimo [n.d.r. concordiamo!] che ha inizio dallo sciopero degli asini che trasportano il latte per la Ciocchindustria…
Lo consiglieremmo perché è originalissimo, così originale che un editor scrisse a Suse: “L’Italia non è ancora pronta per questo romanzo”. Frase che abbiamo riportato nell’incipit, subito prima della prefazione che ha scritto Aldo Nove. E voi, siete pronti?

Volete preannunciarci qualche obiettivo per il vostro futuro?
Amplieremo la collana di graphic novel e incrementeremo anche quella per bambini realizzando qualcosa anche per i più piccoli, di età prescolare. Vorremmo diventare un punto di riferimento per i lettori, caratterizzando sempre di più la nostra produzione. Abbiamo in progetto anche di ripubblicare i testi di una vecchia autrice che era molto famosa negli anni ‘60. Ma è ancora un progetto top secret…

Cosa fate nel tempo libero?
Lavoriamo e anche quando non lo facciamo in maniera diretta parliamo del nostro lavoro. Può sembrare maniacale ma vita e lavoro coincidono quasi sempre… e lo adoro!

Per maggiori informazioni: http://www.verbavolantedizioni.it/