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Questo nuovo (strano?) Baricco

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Emmaus
di Alessandro Baricco
Feltrinelli, Milano 2009

€ 13.00
pp. 139

Molti dubbi si sono espressi su questo romanzo, a cominciare dal suo stesso aspetto esteriore: copertina bianca (e noi diremmo biondastra) e risvolto di copertina bianco (operazione snobistica, dicono tanti; e se il libro semplicemente non fosse riducibile al solito trafiletto commerciale?). Soprattutto, ha sconvolto il contenuto: per la prima volta, la storia è perfettamente ancorata alla realtà, senza voli pindarici pieni di quella bella inconsistenza che ci hanno reso Baricco eroe della prosa immaginosa. Come lo stesso autore ha raccontato a Fazio in una recente puntata di Che tempo che fa, in questo libro la storia è pescata (e romanzata) direttamente da quegli anni settanta in cui l’autore ha vissuto l’adolescenza. Non bisogna mai sovrapporre l’io narrante all’autore, - sempre meglio ribadirlo – ma Baricco stesso ci autorizza a pensare che, se le vicende sono inventate, le emozioni vengono esattamente da quel periodo di passi incerti e di valori da sperimentare, soppesare, valicare. A costo di farsi male, come questi piccoli protagonisti, che inizialmente sono tutti uniti dalla bontà cristiana – un po’ ipocrita – con cui sono cresciuti, e solo la scoperta dei drammi quotidiani può far crescere:
«Per la prima volta qualcuno di noi si è spinto al di là dei confini ereditati, nel sospetto che non ci siano confini, in realtà, né una casa madre, nostra, intaccata. A passi timidi, si è messo a camminare una terra di nessuno dove le parole dolore e morte hanno un significato preciso». (p. 37)

Per crescere è necessario mettere in dubbio ciò che si sapeva, ma anche affidare la propria felicità alle mani esperte di una ragazza disperata, disinteressata alla vita e alla propria salute. Andre – questo è il suo nome – impersona con la sua sensualità disinibita ma anche indifferente tutte le pulsioni e i desideri di trasgressione dei ragazzi e li accompagna (dolorosamente) verso il proprio cammino. Il gruppo, all’inizio così unito, degli amici arriverà a rompersi, a riunirsi e a sfracellarsi letteralmente, quasi a dire che la crescita è, proprio come nella parabola di Emmaus, la scoperta di qualcosa di latente, prima ignorato. Leggiamo in proposito il commento dell’io narrante alla parabola:
«Ci piace la linearità – quanto è semplice la storia. E come tutto è reale, senza fronzoli. Non fanno che gesti elementari, necessari, tanto che alla fine il disparire del Cristo sembra un fare scontato, quasi una consuetudine. Ci piace la linearità, ma non basterebbe a farci amare così tanto quella storia, che invece amiamo così tanto, ma per un’altra ragione ancora, questa: in tutta la storia, ognuno non sa. All’inizio Gesù stesso sembra non sapere di sé, e della sua morte. Poi loro non sanno di lui, e della sua resurrezione. Alla fine si chiedono: come abbiamo potuto?
Noi conosciamo quella domanda».
(pp. 61-62)

Dunque, dopo aver aperto gli occhi, non si può più tornare a fare quello che si faceva prima: basta con l’ingenuo egoismo che portava i ragazzi ad aiutare in corsia i malati, basta con le illusioni infantili di amicizie eterne, basta anche con la sensazione di pienezza che lasciava la messa, ogni domenica. Provare a ricominciare con le vecchie abitudini non serve: un equilibrio s’è spezzato. E si è cresciuti.
Se ne leggono ancora tanti di romanzi di formazione (o di mancata formazione): è sintomatico che Baricco torni agli anni Settanta? Cosa penserà del percorso di crescita, oggi? Sono interrogativi che il libro suscita più volte: sono passati quasi quarant’anni da allora, e davvero sembra ormai un mondo lontanissimo, ancora chimerico rispetto al cinismo del duemila. Eppure le emozioni sono le stesse…

Due parole, infine, sullo stile. S’è parlato su molti quotidiani e riviste di cambiamenti epocali, di un punto di non ritorno e di una perdita di verve stilistica. Sicuramente è esagerato: non si pensi infatti di essere davanti a una colata unica di prosa, né a periodi con un’ipotassi asfissiante. Possiamo solo dire che Baricco ha ammorbidito la paratassi, levigato quella segmentazione a volte discutibile (e discussa). Le punte di maggiormente espressive – quelle che da sempre hanno fatto la differenza tra la sua prosa e quella degli americani – non sono sparite, ma solo scivolate in forme parentetiche e incidentali, molto novecentesche, sempre intriganti.

GMG