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«Chi ha oggi ancora la forza feroce di amare?»: quando l'amore mette alla prova la filosofia

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Ti amo. Filosofia come dichiarazione d'amore
di Simone Regazzoni
UTET Libri, 2017

pp. 144

L'amore? Ciò di cui la filosofia non può parlare: ma che deve dichiarare, esponendosi così al proprio limite: all'impossibile "ti amo". Ti amo: una non-frase, qualcosa che forse non appartiene neppure al linguaggio. (p. 28)
Abbandonate l'idea di una filosofia solamente teorica: c'è corpo, c'è musica in questo Ti amo di Simone Regazzoni. Persino le parole hanno un corpo e una loro musica, così armonizzate e concrete in una danza che ha molto del rituale amoroso. Un amplesso con le parole: si può fare? Regazzoni ci prova, e il risultato è un libro esperienziale, che affonda nel memoir, per poi piegare - quando meno ce lo aspettiamo e abbiamo ormai abbassato qualunque difesa - verso il filosofico e l'universale. Perché il segreto è proprio questo: tessere una trama fitta di rimandi personali, tutti estrovertiti e dedicati a un "tu" che non risponde mai, in un viaggio al termine di se stessi e delle proprie parole, per toccare l'amore. Vi è molto dell'omaggio classico alla donna amata, ma nella lode è pur sempre incluso l'io senziente (non razionale, poiché «io penso dove non amo e amo dove non penso», p. 88), che legge i segni di ciò che "accade" e che non può però dominare. Ci vuole coraggio, per accettare di vivere un amore così, inesplicabile eppure descrivibile, implacabile nell'affondare i propri denti nella nostra vita e divorare tutte le certezze. Infatti, «nessuno può seriamente pensare di amare davvero e restare vivo» (p. 62). Filosofia e letteratura di tutti i tempi lo provano; così la musica, che infoltisce le pagine di questo librino di testi e note (non per niente, nelle prime pagine Regazzoni suggerisce la colonna sonora per la lettura). 

All'atmosfera intima data dalle note e dalle parole - scarnificate, senza orpelli aggettivali, molto legate all'azione - contribuisce la sobrietà della punteggiatura e del paratesto. Tra le parentesi quadre, i sussurri del privato: non la promessa di ciò che si vorrebbe fare, ma ciò che si fa, qui e ora; e i ricordi, sfocati nella riproposizione delle parole esatte, ma desiderati e indelebili. Ecco che allora il proposito di «spingersi al di là del linguaggio-pensiero e fare della filosofia una dichiarazione d'amore» pare realizzarsi: le parole diventano rispettivamente azioni del presente o immagini del passato e sfuggono dalla morsa del raziocinio. E questo fa pensare - sempre a proposito di ricordi personali che riaffiorano - alla poesia colma di azioni, sensualità e dichiarazioni di La voce a te dovuta di Pedro Salinas (Einaudi). Ma non manca liricità anche nella prosa di Ti amo, che regala alla destinataria dell'opera certe palpitazioni, del cuore (come restare indifferenti davanti a dichiarazioni come: «Sono là dove non mi trovo: in te. Tu sei l'esplosione della mia esistenza»?, p. 74) come della mente (che cosa fareste, se uno dei filosofi più apprezzati di oggi mettesse alla prova persino i limiti della filosofia per voi?).
Se l'invito è quello di divorare l'amore, o meglio di lasciarsi sbranare da un sentimento incontrollabile («L'amore è questo: una passione impossibile - che non è in nostro potere, che non dipende da noi e dal nostro volere di soggetti, ma che ci accade», p. 101), siate più cauti nella lettura: mantenete il piacere di godervi persino gli spazi bianchi, perché è lì che, tra un ricordo privato, una citazione filosofica, letteraria, musicale, potete infilare voi stessi. E non per una mania di protagonismo, ma per l'incredibile potere dell'empatia, che porta la forza della dichiarazione d'amore a farsi strada tra le nostre insicurezze. Sì, Regazzoni riesce a scrivere ciò che tanti di noi non sono in grado, o non osano. E dopo i primi capitoli, anche il viaggio tra le parole perdute e i ricordi si fa più coraggioso: senza mai prendere il sopravvento, si concedono qualche dettaglio che non delinea, ma scolpisce. E si fanno Rodin nell'immaginazione del lettore. 

GMGhioni


La frase splendida, passando attraverso Platone e Lacan:
«L'amore è donare ciò che non si ha nella forma di una dichiarazione»