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#CritcArte - Adolfo Wildt “L’ULTIMO SIMBOLISTA”

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Dal 27 Novembre 2015 al 14 Febbraio 2016
GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano

Adolfo Wildt “L’ULTIMO SIMBOLISTA” 

Dal 27 Novembre 2015 al 14 Febbraio 2016 la Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Milano celebra tra le sue sale il genio artistico di uno dei più grandi scultori del nostro tempo: Adolfo Wildt.

La mostra è diretta da Paola Zatti, conservatore responsabile della Galleria e promossa dal Comune di Milano | Cultura con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi, con cui la rassegna milanese condivide il progetto scientifico e la curatela, inoltre è realizzata nell’ambito della partnership triennale fra la GAM e l’istituto bancario UBS.


Adolfo Wildt, di nascita italiana, nonostante un cognome che ne tradisce le origini, è certamente il maggior scultore del secondo dopoguerra, reo colpevole tuttavia di aver scolpito la “Maschera di Mussolini” (1923), che lo fece erroneamente considerare un artista di Regime, condannandolo pertanto a cadere nell’oblio, rimanendo per lungo tempo semisconosciuto al grande pubblico.
Celebrato quest’anno a Parigi da una mostra ideata e prodotta dai Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi, Wildt attendeva una rassegna anche a Milano, città dove potè sviluppare il suo talento e dove la sua presenza lasciò un segno evidente non solo nelle successive generazioni di artisti, ma anche in diversi luoghi della nostra Città: dal parco della GAM all’Università Statale, dal Cimitero monumentale ad alcuni palazzi privati milanesi”, dichiara l’Assessore alla Cultura Filippo Del Corno.
Sinfonia di delicati equilibri tra opposti: la forza e durezza del marmo, l’ossessiva levigazione al raggiungimento del liscio perfetto e quasi morbido, il sacro ed il profano, la dolcezza ed il crudo sarcasmo. L’abilità plastica del grande scultore sonda tematiche dell’animo umano, facendosi largo senza pregiudizio tra ombre e luci della psiche, suscitando contrasti feroci di disprezzo o passione anche in seno al pubblico del tempo, dividendo la critica.


La mostra presenta 55 sculture di Wildt in gesso, marmo, bronzo, oltre a 10 disegni originali di Wildt e sei opere a confronto: oltre alla Vestale di Antonio Canova, tre opere di Fausto Melotti e due di Lucio Fontana, che furono suoi allievi alla Scuola del Marmo da lui fondata nel 1922, annessa all’Accademia di Brera nell’anno successivo. In alcuni casi le opere sono proposte in più versioni, per dar modo al pubblico di osservare la profonda ricerca condotta dall’artista sulla resa e gli effetti dell’uso di diversi materiali plastici. Uno studio che divenne vera ossessione lungo il quale asse si sviluppò tutto il lavoro dello scultore.


Il progetto si avvale di alcuni nuclei importanti di opere provenienti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, dai Musei Civici di San Domenico di Forlì, dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e di numerosi prestiti da parte di collezionisti privati italiani, inoltre si sviluppa lungo 6 sezioni cronologiche:



1. Sotto l’ala dei maestri (1885-1906) 

2. La poesia del chiaroscuro (1906-1915)
3. La famiglia mistica (1915-1918) 

4. L’asceta del marmo (1918-1926) 

5. L’architettura delle forme (1922-1926) 

6. Milano: amici e allievi. Fontana e Melotti 

La mostra continua all’esterno dell’edificio grazie a visite guidate realizzate in collaborazione con il Touring Club Italiano, che permettono di scoprire le opere di Wildt presenti a Milano, dettagliatamente illustrate nel catalogo della mostra edito da Skira.

A partire dal parco di Villa Reale, in cui è possibile ammirare “La Trilogia” (Il Santo, Il Giovane, Il Saggio), continuando poi alla volta del Cimitero monumentale, in cui sono presenti: l’Edicola Giuseppe Chierichetti e l’Edicola Korner 1929; il Monumento Ravera, in bronzo; il Monumento Wildt del 1931, sepoltura dello scultore e della moglie Dina disegnato da Giovanni Muzio, nel riparto degli Acattolici; il Monumento a Ulrico Hoepli, fondatore dell’omonima casa editrice (1924); il Monumento Bistoletti o Casa del sonno risalente al 1922, anno in cui Wildt apriva a Milano la Scuola per la lavorazione del marmo; la Sepoltura dell’avvocato socialista Cesare Sarfatti, marito della critica d’arte Margherita Sarfatti.



In città, inoltre, si possono seguire le orme di Wildt in largo Gemelli, dove si trova il Tempio della Vittoria che ospita un’imponente statua in bronzo di Sant’Ambrogio: nel Chiostro dell’Università Statale di Milano si può ammirare il modello in gesso della stessa opera.
In via Serbelloni 10, presso il palazzo Sola-Busca, si trova l’Orecchio, scultura in bronzo realizzata da Wildt nel 1927 che ha rappresentato uno dei primi citofoni di Milano e della storia: l’opera è stato concepita come un ingrandimento dell’orecchio del Prigione del 1915, presente in mostra, a testimonianza di come l’autore considerasse ogni frammento del corpo capace di esprimere un sentimento. Un’ultima, straordinaria opera di Wildt potrà essere ammirata nell’atrio di Palazzo Berri Meregalli in via Cappuccini 8.


Elena Arzani

(Fotografie di Elena Arzani © Le immagini sono protette da copyright, ne è pertanto vietata la riproduzione o modifica, senza espresso consenso da parte dell'autore. Ogni violazione è legalmente perseguibile)