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#ScrittoriInAscolto - Antonella Boralevi presenta a Milano il suo ultimo libro "Gli uomini e l'amore"

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Martedì 6 ottobre, presso il Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano, Antonella Boralevi ha presentato la sua ultima fatica letteraria Gli uomini e l'amore (Bompiani Overlook, 2015). Accanto a lei, Sergio Dompé (Presidente dell'omonimo Gruppo biofarmaceutico), Gianluigi Nuzzi (giornalista e saggista, nonché conduttore di programmi d'inchiesta del calibro di Quarto grado e Segreti e delitti) e Paolo Veronesi (Direttore della Divisione di Senologia Chirurgica dello IEO), giunti a darle man forte per animare un piacevole quanto interessante dibattito sull'annosa questione riguardante gli uomini, rei quasi mai confessi di non essere più quelli di una volta. Fra il pubblico, siedono Cesare Romiti e varie personalità della Milano bene. 
Prendendo spunto dall'incipit del libro, Si capisce che gli uomini siano stanchi, Boralevi apre una riflessione sulle motivazioni che potrebbero aver innescato quell'inarrestabile processo di decadimento del maschio che è ormai sotto gli occhi di tutti. Un decadimento che si palesa inizialmente con un approccio meno galante, con quell'assenza di corteggiamento tanto deprecata da noi donne, per culminare, dopo un numero di tappe non meglio definito, in un'assenza di impegno e di rifiuto delle responsabilità. Ci troviamo dunque al cospetto di un indebolimento del pattern comportamentale maschile, cagionato da quella stanchezza evocata dall'autrice.
Posto che è pressoché impossibile passare al setaccio tutte le ragioni ascrivibili a questa incessante metamorfosi antropologica, che ci accompagna soprattutto dall'inizio del  Terzo Millennio, va detto e ripetuto che la causa scatenante per eccellenza risiede nella rivoluzione femminista i cui effetti dirompenti, come ha ricordato Sergio Dompé, hanno scardinato i capisaldi del pensiero maschilista, che da sempre imperversa nel bacino del Mediterraneo. Se a ciò si aggiunge la crescente competitività, che coinvolge tutti i settori della sfera esistenziale (dunque non solo quella professionale), è facile intuire come l'uomo si senta sfinito ed energeticamente svuotato. Nell'era del post-femminismo, la donna si è affrancata dal ruolo di regina del focolare, dedita esclusivamente alla cura dei figli e al soddisfacimento delle istanze del suo compagno di vita, per trasformarsi in un alter-ego dell'uomo, che a questo punto viene immancabilmente scalzato dal suo atavico trono di granitiche certezze. Come logica conseguenza, il rafforzarsi del principio femminile genera uno sbandamento dei valori maschili per antonomasia. Ed ecco che la relazione di coppia viene vista con l'angoscioso timore di confrontarsi con una donna impegnativa, pensante e poco accogliente, che rischia di trasformarsi in (cito testualmente l'autrice) una rottura di coglioni.
In effetti,  
la rompicoglioni è la categoria femminile più invisa agli uomini di adesso. Quella da cui si ingegnano a scappare. Quella che, una volta caduti in trappola, sognano di far svanire. [...] Non è detto che la rompicoglioni sia per forza la moglie. Anzi, i casi peggiori sono le amanti. Assunte in ruolo proprio perché sembravano prive di pretese e diritti, diventano quasi subito una mitragliata di richieste. [...] Se una è bella, di successo, ha senso dell'umorismo, si mantiene da sola e pare piuttosto indipendente, è probabile  che sarà affossata per prima. Perché appare subito plausibile che non se ne starà zitta né buona. Che non accetterà di camminare tre passi dietro a lui.
Non è un caso che sempre più donne brillanti si ritrovino senza un partner, spesso obbedendo a una decisione sofferta ma scaturita dalla lucida consapevolezza che le alternative sono soltanto due: o abiurare alla propria vera essenza e calarsi nel ruolo imperituro di donna materna, accogliente e poco pensante, magari non così apprezzato da tutti gli uomini ma certamente visto come rassicurante, o rimanere se stesse mettendo in conto la possibilità di vivere relazioni poco gratificanti e svalutanti alle quali preferiranno, in ultima analisi, la totale solitudine.
Dompé, Nuzzi e Veronesi avallano queste teorie, affrettandosi comunque a precisare di avere il privilegio di vivere relazioni di coppia appaganti con compagne intelligenti, complici e inclini al dialogo costruttivo.
I contenuti di Gli uomini e l'amore, scritto con quella garbata ironia che da sempre impreziosisce lo stile di Antonella Boralevi, sono davvero tanti e il tempo a disposizione davvero troppo poco per passarli in rassegna tutti. Mi sento comunque di consigliare la lettura di questo libro, lieve ma non leggero, talora impalpabile ma mai inconsistente, agli uomini ma anche alle donne disponibili a rielaborare un concetto di relazione meno autoreferenziale e più ricettiva alle istanze del cuore poiché  
 a chi gli dà retta, il cuore ha sempre qualcosa da dire: e qualcosa bisogna rispondere.


Cristina Luisa Coronelli