Alessia consiglia
Il libraio di Gaza di Rachid Benzine (Corbaccio)
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Perché: perché questo romanzo affronta con delicatezza e profondità la drammatica realtà di Gaza attraverso la storia di un libraio, Nabil, che resiste tra le macerie offrendo libri e umanità, trasformando la lettura in un gesto di libertà. Perché l’autore, riconosciuto studioso di Islam e promotore del dialogo interreligioso, utilizza la forma romanzesca per restituire volto e voce a chi viene ridotto a cifra o notizia: «la letteratura … ci permette di ritrovare quell’empatia» dice Benzine. Perché è un libro che parla oggi, della sopravvivenza cultural-emotiva in tempo di guerra, del valore delle parole quando tutto crolla, del peso di continuare a leggere come atto di resistenza.
A chi: a chi ricerca una lettura impegnata e attuale, che unisce il valore della testimonianza alla forza della narrazione; per chi ama i romanzi che mettono al centro i libri stessi e il loro potere di cura e liberazione; per chi è sensibile alle tematiche del conflitto, della dignità umana e del ruolo della cultura nei momenti più oscuri.
Camilla consiglia
Vera, o la verità di Gary Shteyngart (Guanda)
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Perché: consiglio questa storia tenerissima perché è una stretta al cuore, ma, al contempo, svicola e non si fa capire subito dal lettore. La storia di Vera è quella di una bambina che è tale, ma che sorprende il lettore adulto per i suoi pensieri tanto profondi e cupi. Ma non c'è pericolo di rimanerci male per lei, perché lo stile dell'autore è così ironico che strapperà al lettore più di un sorriso.
A chi: a chi non ha pregiudizi di lettura e vuole ancora leggere storie che hanno bambini per protagonisti. A chi non teme la sofferenza e riconosce nel bambino una profondità emotiva e una capacità sentimentale complessa tanto quella degli adulti.
Carlotta consiglia
Oppure il diavolo di Luca Tosi (TerraRossa edizioni)
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Perché: il protagonista si chiama Natale, ed è un trentunenne che vive in provincia, senza troppe ambizioni, con falsi pseudo amici che si burlano di lui e una madre manesca. Un ragazzo solo, con un grande desiderio di essere visto... tranne quando compie le sue piccole vendette. Luca Tosi, già autore del bellissimo Ragazza senza prefazione, col suo nuovo romanzo breve, ci regala una parabola dolce-amara sulla vita e sui suoi condizionamenti, presentandola in una dimensione quasi onirica e con un linguaggio ruvido e popolare quanto l'anti-eroe protagonista.
A chi: a chi non resta fermo a subire, a chi sente il desiderio di riscattarsi o semplicemente a chi sceglie di essere felice, nonostante tutto e tutti. Una storia a cavallo tra il grottesco e il sarcastico, ma che lascia spazio alle riflessioni e ai buoni sentimenti.
Carolina consiglia
Radure di Iris Wolff (Neri Pozza)
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Perché: è un romanzo dalla forma narrativa inusuale, un romanzo che scorre a ritroso, dalla fine al principio, e in cui la fine e il principio si abbracciano a includere le vite dei due personaggi, Lev e Kato, amici quasi per caso nella Romania congelata dagli anni della Guerra Fredda, e poi adulti divisi e pronti a ritrovarsi in un mondo diverso, non più spaccato. Perché è una storia delicata di amicizia, che esplora quella frangia indistinta in cui i sentimenti si confondono e diventano qualcos’altro. Perché è un romanzo che mostra un’Europa in fase di transizione, sulla soglia storica di ciò che era stato e di ciò sarebbe stato possibile. Perché i ricordi sono come radure che si aprono nel tempo, luminosi e pronti a svelare le tappe fondamentali di una vita.
A chi: alle anime sensibili; a chi crede nelle affinità elettive e a chi, invece, pensa che le relazioni si costruiscano nel tempo, per somma progressiva di scelte e di momenti; a chi cerca una narrazione che mostri la Storia calata nelle vite dei personaggi; a chi vuole sbirciare oltre la Cortina di Ferro, in un paese dalle antiche tradizioni, e guardare come si destreggia tra passato e futuro; a chi non ha paura di commuoversi; a chi vuole scoprire chi è il gatto Khalil, figura di lare domestico in cui ciascuno riconoscerà il proprio.
Claudia consiglia
L'impunità dei coloni di Ronen Bergman e Mark Mazzetti (Internazionale)
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Perché: è un titolo perfetto per restare al passo, non solo dal punto di vista editoriale ma politico e umano. Settantadue pagine di fatti, il risultato di un'inchiesta che illumina uno degli aspetti più rilevanti e drammatici del conflitto arabo-israeliano: la nascita delle colonie israeliane nei territori palestinesi come parte integrata di un processo di radicalizzazione della destra religiosa ebraica, il frutto di un movimento sistemico che comprende non solo la politica e le sue istituzioni, ma anche la polizia e il sistema giudiziario. Un saggio a firma di due Premi Pulitzer, scelto come primo titolo della neonata collana "Extra Large" della rivista Internazionale. Pagine che ci consentono di tirare dei fili per comprendere, dibattere e – nel nostro piccolo – agire.
A chi: a chi non si accontenta più di stare a guardare.
Deborah D'Addetta consiglia
I dilemmi delle donne che lavorano di Fumio Yamamoto (Neri Pozza)
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Perché: si tratta di una raccolta di racconti in cui le protagoniste sono accomunate – come ci suggerisce il titolo – dal modo in cui si rapportano al mondo del lavoro: caratterialmente, quasi tutte, sembrano inette, indolenti, pigre, alcune dichiarano senza remore di non voler lavorare, altre lavorano ma pagando un prezzo molto alto. Tendenzialmente, le protagoniste femminili della raccolta sono disoccupate e con relazioni saltuarie, divorziate o single. Testo attualissimo: le donne di Yamamoto sono donne ordinarie con problemi ordinari. Non sono powerful and indipendent women, non sono self-made women, niente di tutto questo: donne le cui vite si potrebbero definire banali, ma che in realtà nascondono tra le pieghe dell'arrendevolezza molto del mondo attuale in cui viviamo. Kato subisce una molestia sul lavoro; Izumi pensa di essere una perdente; Haruka ha un rapporto d'amore e odio con i genitori, e se aggiungiamo anche le ultime due protagoniste della raccolta, la tendenza viene confermata.
A chi: le sue protagoniste sono così vicine a noi, ai nostri problemi, che sembrano storie di amiche. Chi non ha mai avuto dubbi sul proprio lavoro o sul proprio partner? Chi, almeno una volta, non ha pensato di mollare tutto? I personaggi femminili di Yamamoto lo fanno per davvero: non vogliono lavorare e lo dichiarano. Quante di noi si possono permettere di fare lo stesso? Lo consiglio a chi si fa queste domande.
Deborah Donato consiglia
La nebbia e il fuoco di Roberto Cotroneo (Feltrinelli)
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Perché: si interroga sulla memoria quale luogo attivo e creativo, non solo museale, di formazione dell'identità di una nazione. Perché ci parla dell'importanza della scuola come luogo di formazione delle coscienze e della figura straordinaria (proprio per la sua apparente ordinarietà) di un professore.
A chi: a chi ama la scrittura preziosa e i romanzi con più livelli di interpretazione. A chi crede che i valori non si trasmettano con parole retoriche e trionfali, ma con un silenzio ricco di senso.
Debora Lambruschini consiglia
Raccontami tutto di Elizabeth Strout (Einaudi)
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Perché: se una sola novità editoriale del 2025 deve essere, allora che sia il nuovo atteso romanzo di Elizabeth Strout. Dopo le recenti prove non pienamente all'altezza, Strout torna con ben tre dei suoi personaggi più amati, riuniti in un romanzo bellissimo e struggente: Olive Kitteridge, Lucy Barton e Jim Burgess. Al cuore della narrazione la vita, le persone, le loro storie, in un romanzo pieno di grazia e bellezza
A chi: ai lettori di Strout, a tutti noi che sentiamo il bisogno di essere visti e capiti, nel bisogno profondo di creare una connessione con gli altri.
Edy consiglia
Destinazione errata di Domenico Starnone (Einaudi)
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Perché: perché ha la trama adrenalinica di un thriller ed è attualissimo nelle tematiche, anche se in effetti ruota intorno all’argomento più classico e dibattuto di sempre, cioè la famiglia; perché offre l’opportunità di riflettere a fondo sui rapporti personali, sociali e coniugali, smascherandone l’ipocrisia, nonché sulla presenza invadente del cellulare nelle vite di ognuno di noi.
A chi: a chi ama la prosa fluida ed elegante che si unisce a ritmi incalzanti e intrecci imprevedibili; a chi ama i romanzi ambientati nella contemporaneità, i protagonisti ben caratterizzati e le storie che sottolineano il relativismo anche di ciò che consideriamo sacro e intoccabile.
Giulia consiglia
Il nido di Catherine Chidgey (edizioni e/o)
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Perché: è una favola di addomesticamento, di una gazza che, nelle terre neozelandesi, viene adottata da una coppia e in virtù della sua prodigiosa capacità di parlare diventa un fenomeno social. Il nido del titolo non sempre rappresenta un luogo protetto e sicuro perché anche tra le mura di casa si possono annidare le peggiori forme di violenza.
A chi: a chi vuole leggere storie che non siano per forza veicolate dallo sguardo antropocentrico, per mettersi nei panni delle altre forme di vita e capire che, anche se non sempre ci appare evidente, tra noi e gli altri animali non umani non c'è poi tanta differenza.
Gloria consiglia
L'estate che ho ucciso mio nonno di Giulia Lombezzi (Bollati Boringhieri)
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Perché: chi ha detto che la famiglia non si tocca? La sedicenne Alice si trova a convivere forzatamente con il nonno Andrea, che è rimasto vedovo e ha bisogno di essere accudito. Se la madre di Alice, Marta, è completamente succube delle angherie di suo padre, la giovanissima protagonista non ha intenzione di lasciarsi impietosire da quell'uomo burbero, lamentoso, imprevedibile e manipolatore. Più tempo passano insieme e più scopre terribili verità sul passato di suo nonno e più vede sua madre prosciugarsi, psicologicamente e fisicamente. Sarà Alice a diventare il principe che salva sua madre, la principessa, dal terribile drago?
A chi: ai lettori e alle lettrici disposti a sovvertire i luoghi comuni sulla famiglia, o meglio, a coloro vogliono guardare al di là delle ovvietà e indagare le dinamiche – anche quelle più scomode e riposte – che si nascondono e regolano i rapporti tra le diverse generazioni.
Marianna consiglia
Il ragazzo con la kefiah arancione di Alae Al Said (Ponte alle Grazie)
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Perché: Il ragazzo con la kefiah arancione intreccia con delicatezza e forza un romanzo di formazione, una storia di amicizia salvifica e un ritratto vibrante della Palestina degli anni ’60-’70, rendendo personali e comprensibili temi storici, identitari e sociali.
A chi: a coloro che cercano romanzi che uniscano crescita personale, denuncia sociale e memoria storica. Perfetto per lettori giovani e adulti che vogliono capire la Palestina attraverso le vite quotidiane, e per chi ama le storie di amicizia che cambiano la vita.
Samantha consiglia
La notte devastata di Jean-Baptiste Del Amo (Feltrinelli)
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Perché: in questo libro al centro ci sono gli adolescenti con i loro abissi personali, dei microcosmi in cui si consuma l’orrore che sembra quasi ingoiare i legami e c'è anche una casa simbolica, maledetta, intesa come un guscio vuoto a cui guardare come un modellino in cui ognuno di quelle famiglie possono trasformarsi, una grande metafora delle famiglie disfunzionali di ieri e di oggi. C'è la realtà che supera il genere, l'orrore quotidiano che supera la parte horror vera e propria.
A chi: a chi ama l'horror e sa che il genere è solo un pretesto per sondare le paure quotidiane, che preferirebbe affrontare fantasmi ed entità soprannaturali piuttosto che essere inghiottito dalla violenza della realtà, che ti lascia senza scampo e per cui, in certi casi, il lieto fine è solo illusorio. A chi ama gli anni Novanta, i suoi film, le canzoni e l'adolescenza che fu, perché potrà trovare in questo libro un vademecum sentimentale in cui rispecchiarsi.
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