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L'inatteso calore del Mar Baltico riporta alla vita: "Vento forza 17" di Caroline Wahl

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Vento forza 17
di Caroline Wahl
Neri Pozza, maggio 2025

Traduzione di Scilla Forti

pp. 
€ 19 (cartaceo)
€9,99 (ebook)

Cosa è successo a Ida? Non lo capiamo immediatamente, quando la vediamo uscire dall'appartamento in Frölichstraße 37, dove ha vissuto a lungo con la madre. In quella via dal nome parlante (significherebbe "strada allegra") Ida sta lasciando tutto il suo passato, l'infanzia e l'adolescenza. Ora, accompagnata da pochi bagagli, il portatile e una valanga di emozioni contrastanti, non sa dove andare. Potrebbe raggiungere sua sorella Tilda ad Amburgo con il biglietto ferroviario che lei le ha comprato, ma non è quello che desidera. D'altra parte, cosa può volere una ragazza che ha perso la madre da circa due mesi? 

Quasi senza denaro, con ancor meno certezze, Ida si trova a viaggiare fino a Rügen, isola tedesca sul Mar Baltico. Se deve ricominciare, vuole farlo altrove, senza una sorella che le ricordi continuamente le loro radici e che le riporti alla mente che, quando è morta la madre, lei non c'era e ha dovuto fare tutto Ida. Meglio ripartire dove Ida non conosce nessuno. E Rügen le offre in poco tempo una possibilità: per caso Ida trova lavoro all'unico pub del paese, dove conosce Knut, che, per quanto anziano, porta avanti da sempre l'attività e continua a sfidare il tempo che passa. Un bravo barista sa leggere la gente, e in Ida Knut legge la disperazione di una ragazza sola, spaesata, senza alcuna certezza. Ecco perché quando Ida non si sente molto bene all'anziano barista viene un'unica idea: portarla a casa e offrirle di lasciare l'ostello dove era prima alloggiata. 

A far compagnia a Ida c'è Marianne, ex direttrice di una scuola elementare, ora in pensione. Marianne è una forza della natura: sa come aiutare Ida senza farle il terzo grado, ma non ha per questo intenzione di evitare i problemi o di mantenere le loro conversazioni a un livello superficiale. Viceversa, è una sorta di presenza materna che si prende cura di Ida attraverso piccoli gesti, e prova a scuoterla dalla tristezza coinvolgendola in passeggiate, attività quotidiane, piccole responsabilità. Insomma, Marianne non si limita a offrire a Ida la camera di sua figlia Mandy, che ormai vive altrove: la accoglie totalmente, senza alcun pregiudizio o pretesa. 

A loro si aggiunge una terza persona determinante per la rinascita di Ida: Leif, nipote di Marianne e Knut. Il suo fascino avvince subito Ida, che non fa che chiedersi perché quel ragazzo viva lì, in una stagione in cui i turisti latitano e c'è poco bisogno d'aiuto al pub. Scoprire Knut richiede di lasciarsi scoprire, e il loro è un legame delicato, che è vuole prudenza ma al tempo stesso determinazione. 

Tra un bagno nel Baltico all'alba e una routine che inizia a dare qualche certezza, affiorano scampoli di passato: cosa ha portato la madre di Ida alla morte? Qual è il rapporto tra lei e sua sorella Tilda? Perché andarsene dalla casa materna è l'unica via per provare a ricominciare? 

Provare, ecco un verbo che possiamo accostare a più episodi di questo romanzo: Ida, come tanti altri Millennial, vive di tentativi: ha sogni, ma non sa come realizzarli; vorrebbe scrivere un romanzo, ma i suoi scritti sono frammentari; vorrebbe stabilità, ma non trova attorno a sé nessuno che le dia anche solo un esempio di come fare. Fino a Knut e Marianne. Vivere con loro è accettare quella tenerezza disinteressata che Ida non ha mai potuto godersi fino in fondo.  

Di Ida, si ama fin da subito la schiettezza: non di rado i suoi pensieri vengono subito dopo trasformati in parole; è una protagonista in cerca di sé stessa e, pur nel suo momento di crisi, riesce a fare dello spaesamento e del caos interiore un'occasione per conoscersi e indagarsi. Non evita il dolore, né si finge diversa; non ostenta una forza che non ha con Knut e Marianne; accetta la loro imprevista generosità con sorpresa ma anche con gratitudine, pensando che non potrà mai davvero sdebitarsi. Ed è anche per questo intrico di forza e fragilità che Ida appare vera, piena di potenzialità, ma anche profondamente ferita. 

La scrittura di Caroline Wahl, asciutta nei dialoghi, verosimile e senza orpelli, delinea con ancor più trasparenza la crisi della sua protagonista.

GMGhioni