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La rinascita di una donna attraverso il potere delle parole: "Delia o un mattino di giugno" di Margherita Loy

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Delia o un mattino di giugno
di Margherita Loy
Barta, 2023

pp. 141
€ 13,00 (cartaceo)


È possibile innamorarsi di un signore piuttosto anziano, dal ventre prominente come quello di un pinguino, senza nemmeno conoscerlo? Solo per l'aria di tranquillità e di paziente attesa che emana? O innamorarsi semplicemente della sua capacità di attendere? Un'attesa che denota calma, serenità, compiutezza.
Delia è una donna di mezza età, non sappiamo precisamente quanti anni abbia, ma lo intuiamo dal fatto che i figli sono grandi e vanno a scuola. Ogni giorno, dopo aver accompagnato i ragazzi, Delia si avvia verso l'ufficio, la sua agenzia editoriale, e all'incrocio con la provinciale vede, tutte le mattine, sul ciglio della strada quell'uomo dalla pancia sporgente che, apparentemente, sta aspettando qualcuno. Qualcosa o qualcuno che non arriva mai.

Mattina dopo mattina Delia si incuriosisce sempre più, chissà chi starà aspettando quel signore? Chissà chi è e perché tutte le mattine sta ritto sulla provinciale accanto alle macchine che gli sfrecciano davanti alzando nuvole di polvere e di smog? Da dove arriva? E dove va dopo che ha atteso pazientemente? Per dare una risposta alle sue domande Delia cerca di immaginare la vita di quel signore e che cosa lo conduce, ogni mattina, in quel luogo così poco ameno. Che vita ha vissuto? 
Questi pensieri prendono sempre di più Delia che ripensa alla sua di vita. Abbandonata dal marito con due figli ancora abbastanza piccoli, in seguito al più classico dei tradimenti, lei si è lasciata andare e, negli anni, ha cercato di sedare l'ansia, la nostalgia, il dolore, la paura di non farcela con il cibo e con la fretta.
Quando sono rimasta sola con i due bambini, ho intuito che solo la fretta avrebbe potuto curarmi. Mi rendevo conto allora che quando avevo fretta (di tornare a casa, di preparare la cena, di portarli all'asilo e a scuola) il dolore era assente; in tutto quel chiasso, il mio dolore dormiva. Solo quando cessava la fretta, l'angoscia, con una zampata, mi avvertiva di essere di nuovo sveglia. (...) Con una buona pillola, seguita da una mangiata notturna, trasformavo quella lentezza in sonnolenza e all'alba non c'era altro da fare che riprendere velocità il prima possibile... (p. 20)
La seguiamo, per tutto il racconto, nelle sue discese notturne in cucina dove, terrorizzata di essere scoperta dai figli, ingurgita tutto quello che è avanzato in frigorifero. Solo così, riempiendosi per non pensare, riesce ad affrontare il mattino seguente, la vita che preme, i figli, la casa da mandare avanti da sola, il lavoro con le sue scadenze in quell'agenzia che era stata creata dal marito e che ora è rimasta a lei. A lei e alla sua collega-amica Emma, colei che nel momento del disastro ha preso in mano le redini della vita di Delia e si è occupata di tutte le incombenze pratiche mentre Delia era intenta a rimettere insieme i cocci di una vita andata in pezzi.

Soltanto l'amore per i figli, per il giardinaggio, gli impegni che riempiono fino all'orlo le giornate e le mangiate notturne fino a sentirsi più che sazia l'hanno sorretta, regalandole un bel po' di chili e un'autostima a zero. Solo così però Delia è sopravvissuta al dolore e ha messo un piede davanti all'altro facendo passare gli anni. Ha amato, tanto, ma non riesce più ad amare se stessa. E quell'equilibrio faticosamente ritrovato, fragile come un cristallo, è sempre in bilico. Emma la osserva costantemente, pronta a intervenire al primo segnale di crisi. In effetti, anche in questi giorni Delia è strana, sembra abbia la testa da un'altra parte, sarà tornata per l'ennesima volta dal dietologo?
No, Delia non fa altro che pensare e ripensare all'uomo-pinguino, vive per rivederlo al solito posto al mattino, si strugge dalla curiosità e dalla voglia di rivolgergli la parola. Finché un mattino, arrivata al solito orario, Delia ferma la macchina, scende, si avvicina alla provinciale e ... Mi offrirebbe una sigaretta? (p. 14). L'incantesimo si rompe e finalmente Delia vede chiaramente il viso dell'uomo in attesa.
"La vedo tutte le mattine fermo a questo incrocio; ma lei cosa aspetta?" "Aspetto", mi risponde con un tono cortese, senza guardarmi, senza stupore" (p. 15)
E da qui in avanti ogni giorno l'uomo-pinguino le racconterà una storia, una parte di sé, un pezzo della sua vita, l'amore potente e impossibile per Bice, donna bellissima e affascinante, sposata con un direttore d'orchestra, una passione che sboccia nonostante lei sia una donna impegnata e questo amore riempie di sé la vita dell'uomo-pinguino. Delia, in questi giorni d'estate, non sa più fare a meno dei racconti dell'uomo e passa le giornate in trepida attesa dell'incontro mattutino.
Non lo sa ancora Delia, ma i racconti di quell'uomo, la sua vita, il suo amore che pare uscito da un film degli anni 20, la riporteranno alla vita, alla consapevolezza di sé come donna e la aiuteranno a riemergere dall'apnea nella quale era vissuta negli ultimi dieci anni. Un po' come se i racconti dell'uomo la portassero su di un'altura dalla quale le diventa possibile contemplare dall'esterno la sua vita, il suo essersi lasciata perdere, il suo essersi punita.
E Delia ritrova così il coraggio di guardare al suo passato, al tradimento subito dal marito Fosco, al suo ruolo di madre, ma anche e, forse per la prima volta, al suo passato di figlia. Un trascorso doloroso, soffocato da un segreto, che soltanto nei giorni dei racconti dell'uomo Delia trova la forza di affrontare.
Lentamente, attraverso le parole dell'uomo dell'incrocio, che parla calmo, pacato, dolce, rassegnato, assistiamo al cambiamento dirompente che avviene in Delia. Corroborato da un'iniezione di realtà, a cui l'uomo la metterà di fronte, inaspettata, dura e sconvolgente, una verità che la coinvolgerà dopo mattine di parole che sembrano proiettarla in una bolla di fantasia. E sarà così che finalmente Delia capirà chi l'uomo-pinguino aspetta ogni giorno e perché.
Con questo breve romanzo, Margherita Loy, che dalla madre Rosetta ha ereditato l'amore per la parola scritta e l'attenzione per le figure femminili e i percorsi dolorosi che sanno portarsi addosso, ci restituisce il viaggio di una donna dentro se stessa. Un vissuto fatto di ricordi dolorosi che Delia ha saputo affrontare soltanto a un prezzo assai caro, quello di dimenticare se stessa, il proprio corpo, la propria femminilità. Secondo un percorso di autopunizione che, purtroppo, è comune in tante donne che hanno subito un torto, che sono state tradite e abbandonate e di quel dolore se ne fanno una colpa. 
Nonostante il finale sia quello che ci si aspetta e nonostante qualche metafora sia forse troppo ossessivamente ripetuta (quel germogliare dei pensieri come piante), il romanzo prende le movenze da uno spunto originale che viene declinato, pagina dopo pagina, in forma interessante. La capacità dell'uomo-pinguino di raccontare storie che accendono la curiosità di Delia è solo lo specchio dell'abilità di Loy di narrare, di inventare una vita che ci tiene legati alle pagine. Densa e lirica, per certi versi, la scrittura che mescola racconti, ricordi, passato e presente in un'altalena equilibrata e coerente.

Sabrina Miglio