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«Ciascuno di noi ha perso qualcosa quel giorno ed è un lutto che ci portiamo dentro»: ad Harmony con il romanzo d'esordio di Michael Bible

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L'ultima cosa bella sulla faccia della terra
di Michael Bible
Adelphi, settembre 2023

Traduzione di Martina Testa

pp. 135
€ 16 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)

Che inizio! Che finale! Li ho riletti ripetutamente, perché l'asciuttezza della prosa di Michael Bible isola nello spazio breve tra un punto fermo e l'altro parole incandescenti, che riverberano contenuti altrettanto forti. La vita della cittadina di Harmony è stata infatti sconvolta quando il giovane Iggy, nel tentativo di darsi fuoco in chiesa, provoca un incendio che sarà mortale per venticinque persone. Il fiammifero gli è caduto inavvertitamente e le fiamme sono divampate. E nessuno a Harmony può dimenticare quel giorno, che ha segnato profondamente le vite di tutti. 

Nella prima sezione del libro, ambientata nel 2018, è un compagno di classe di Iggy a raccontarci tutto lo sgomento di chi ha appreso la notizia e non aveva previsto niente. Ed è emblematico che, al di là delle fasi principali del dramma, si sottolinei quanto sia proprio l'ignoranza in merito ai pensieri suicidi di Iggy a bruciare ancora in chi resta: 

C'è chi gli ha dato del mostro, del terrorista, dello psicopatico, ma era anche solo un ragazzino. Per noi è stato impossibile conciliare le due cose. Negli anni a seguire ci siamo chiesti perché Iggy disprezzasse a tal punto la vita. Ciascuno di noi ha perso qualcosa quel giorno ed è un lutto che ci portiamo dentro. Ma la cosa che più ci ha fatto male è stata la nostra ignoranza, la nostra incapacità di concepire un gesto così brutale. (pp. 19-20) 

La narrazione passa poi a Iggy, che si trova in carcere, in attesa dell'iniezione letale. Intanto, prova a ricostruire quanto è accaduto e a raccontarlo, ben conscio che nessuno crederà a quello che lui metterà su carta; per giunta, non sa dove finiranno i suoi appunti, e dunque questo lo legittima a scrivere ciò che vuole: 

Quando leggerete queste parole io mi sarò liberato dalla terra. Che importa se vi ho raccontato la verità? Ammetto che forse non sono stato del tutto sincero. Tanto se vi raccontassi la verità non ci credereste. Con la verità succede spesso. Niente è così reale quanto la Costante che circola nel profondo. Per me l'oscurità genera oscurità e l'amore mi ha solo messo nei guai. (p. 49) 
Anche se noi lettori veniamo avvertiti in più di un luogo della possibilità di trovarci in presenza di un narratore inaffidabile e, di conseguenza, di essere davanti a una narrazione potenzialmente distorta, risulta impossibile non lasciarsi coinvolgere dalle parole di Iggy e dalla sua storia. Così lo seguiamo a ritroso, ripercorrendo la sua vita precedente al dramma (e vi giuro che non viene spontaneo chiamarlo "crimine", benché lo sia): percepiamo appieno la sua grande solitudine, il porre fine alle sofferenze almeno temporaneamente con alcol, antidolorifici e droga. Poi l'incontro con due anime simili a lui, Cleo e Paul, fa pensare a Iggy di essere finalmente capito e amato: 

Noi tre avevamo qualcosa in comune. Ci avevano detto che non eravamo come gli altri. Che dentro di noi mancava qualcosa. Diventammo l'uno per l'altro un rimedio contro la noia mortale. (p. 54)

Ma la sua non è una vita piana, e Cleo e Paul, certezze ai suoi occhi, si allontanano in momenti diversi, a prescindere dai loro sentimenti per Iggy. Così, Iggy ci racconta il suo mondo che crolla, crepa dopo crepa, con tutta la secca brutalità della disperazione. Persino la sua città, Harmony, torna in sogno, ora che dalla cella può vedere solo un albero su una collina e i ricordi sono tutto ciò che gli rimane. Perché in fondo, anche chi un giorno ha detto a Iggy "Adesso ci pensiamo noi", "Di noi ti puoi fidare" si rivela in realtà poco sincero. Come se il cerchio si stringesse progressivamente attorno a Iggy, gli adulti che gli offrono una mano non sono mai disinteressati e tradiscono la sua fiducia, uno dopo l'altro. 

Dopo questa sezione dedicata a Iggy, che sembra omaggiare a suo modo quello straordinario memoir che è Memorie di un condannato a morte di Victor Hugo, passiamo a un nuovo narratore, Farber, detto "Marilyn Manson" o "Morrisey", bibliotecario di professione, che incontrerà sul luogo di lavoro un personaggio da noi già conosciuto (non mi sembra corretto anticiparvi chi, togliendovi la sorpresa). Vi basti che sarà proprio questo incontro e quanto accadrà a innescare qualcosa in Farber, una scintilla di cambiamento. 

Il romanzo si chiude poi con una quarta sezione, ambientata nel 2019, raccontata da Nuvola, personaggio che va a chiudere in modo dolceamaro l'opera. 

Appare dunque chiaro come Michael Bible abbia scelto per L'ultima cosa bella sulla faccia della terra una natura composita, con rimandi interni che ci fanno percepire tutta l'umana solitudine di personaggi che si incontrano e si scontrano, nel caos della loro vita. Potremmo riassumere il loro stato d'animo con una citazione, a p. 123, che caratterizza appieno questo esordio narrativo così insolito: «La vita mi si confonde. Si attorciglia su sé stessa». 

GMGhioni