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«Da tentatrice ad aiutante magica dell'eroe»: "Nausicaa e l'idillio mancato", il nuovo saggio di Giorgio Ieranò

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Omero. Nausicaa e l'idillio mancato
di Giorgio Ieranò
Il Mulino, giugno 2023

pp. 168
€ 14 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


Pensando alle figure femminili presenti nell'Odissea, quale ruolo attribuireste a Nausicaa? Sappiamo tutti che è stata lei a soccorrere Odisseo, naufrago per l'ennesima volta (l'ultima prima di rientrare a Itaca), ma quanto abbiamo mai letto e riflettuto su di lei? 

In questo agile saggio, che appartiene alla collana "Intersezioni" del Mulino, Giorgio Ieranò, insegnante  di Letteratura greca presso l'Università di Trento, rivela quanto la principessa dei Feaci dia vita a uno snodo narrativo fondamentale, ma non solo. Strumento nelle mani di Atena, è proprio la giovanissima Nausicaa che fa in modo che si realizzi il destino di Odisseo. E fin qui, tutto bene, o meglio fino a qui spero che arrivino i ricordi scolastici di ognuno. 

Quello che fa poi Ieranò è ripercorrere l'incontro con i Feaci contestualizzando all'interno del poema, quindi suddividendo le singole tappe del canto VI e del VII e soffermandosi sui momenti fondamentali. Al di là di mettere qualsiasi lettore curioso nelle condizioni di comprendere bene quanto avviene nei due libri odissiaci, l'autore approfondisce singoli punti che possono risultare meno chiari a chi non conoscesse da vicino la lingua e la letteratura greca. Qualche esempio? L'importanza letteraria della tempesta e del sogno, vere e proprie porte d'accesso a mondi diversi, "soglie" più volte utilizzate da Omero (o chi per lui) e dalla tradizione precedente per ricevere messaggi importanti dagli dèi o dal regno dei morti. 

Quello di Odisseo sull'isola dei Feaci, Scheria, è considerabile un naufragio felice, benché sia stato causato da una tempesta terribile, dal momento che il re dei Feaci, Alcinoo, sarà accogliente, organizzerà un banchetto in onore di quel singolare ospite e gli concederà una nave per poter tornare in patria. Fin dalla descrizione del palazzo, il mondo dei Feaci si pone esattamente come Itaca non è o, perlomeno, non è più. Ieranò ripercorre quante differenze sussistano tra questi due regni, quindi ricorda che anche  Pilo e Sparta (dove si è recato Telemaco, in cerca di notizie sul padre, nei primi quattro libri) siano ben preferibili a Itaca. Se da un lato la patria di Odisseo, infatti, non è più quella che il suo basileus ha lasciato, dall'altro  Scheria è un prototipo di civiltà quasi utopistico a cui tendere. E questo luogo è al tempo stesso realistico e simbolico, ammantato di mistero e, viceversa, variamente interpretato e codificato dagli antichi. 

Non posso negare di aver seguito con grande coinvolgimento il capitolo dedicato alle diverse allusioni al matrimonio, che costituiscono un Leitmotiv durante tutta la permanenza di Odisseo presso i Feaci, tema a cui lo stesso protagonista fa cenno nel monologo che rivolge, da supplice, alla principessa durante il loro primo incontro. Ieranò sottolinea che in più occasioni le allusioni potrebbero spingersi a considerare lo stesso Odisseo come un possibile sposo per Nausicaa, nonostante la differenza di età e il fatto che lui avesse già una famiglia a Itaca. In ogni caso, la ripartenza di Odisseo non si può considerare un abbandono, diversamente da quanto è avvenuto con Calipso o Circe, ma di un idillio mancato, espressione molto efficace che dà il titolo al presente saggio. 

Oltre all'analisi testuale seguita passo a passo, Ieranò mostra poi quanto la ricezione della figura di Nausicaa sia cambiata nei secoli, citando alcuni casi di rilettura e riscrittura di questo personaggio in una chiave decisamente diversa, talvolta addirittura sminuente. Meno presente nell'iconografia, Nausicaa resta però un personaggio che passa straordinariamente «da tentatrice in aiutante magica dell'eroe, aprendogli la via del nostos» (p. 105). 

Se la parola tentatrice che avete letto poco fa vi ha fatto nascere interrogativi, sappiate che Ieranò propone una spiegazione molto affascinante e credibile su quanto la figura della principessa abbia generato in Odisseo ben più dubbi rispetto alla seduttrice Calipso o alla maga Circe. Perché? La risposta sta nelle pagine di questo utile saggio, che mi sento di suggerire quale una piacevole e mai banale passeggiata sulle coste di Scheria in compagnia di personaggi d'eccezione. Lì alle parole e alle azioni dei personaggi si frapporranno le spiegazioni di un autore che sa bene come scrivere senza aggiungere niente di superfluo, stimolando il lettore a riprendere in mano i capitoli VI e VII, in calce al libro, e rileggerli avidamente, con una nuova attenzione alle parole. 

GMGhioni