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E tu, ti lasci accadere? "Cieli in fiamme", il nuovo romanzo di Mattia Insolia

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Cieli in fiamme
di Mattia Insolia
Mondadori, 2023

pp. 276
€ 18,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)


«[...] guarda che secondo me, poi, arriva l'età in cui non possiamo più cambiare. E lì sì che sono cazzi seri. [...] Ma adesso c'abbiamo diciassette anni, possiamo fare come ci pare, possiamo... essere chi ci pare. Goditela e affanculo, no?» (p. 199)

Era il 2020 quando ho letto Gli affamati, il romanzo d'esordio di Mattia Insolia: ricordo di esserne uscita frastornata, presa a pugni, ma soprattutto con la smaccata sensazione di dover tenere d'occhio questo autore emergente. Ero certa che sarei tornata a sentir parlare di lui, e non solo per l'attenzione positiva che il suo esordio ha ottenuto presso il pubblico e la critica: questo giovane autore aveva qualcosa da dire, qualcosa che non si poteva certamente esaurire in un'opera sola.  

E dunque eccoci, a distanza di tre anni, con un nuovo romanzo, Cieli in fiamme, questa volta edito da Mondadori e in libreria dal 7 febbraio. Già dalla copertina possiamo immaginare che il contenuto non sarà lieve, ma non possiamo sapere che i tanti toni di grigio che ombreggiano il ragazzo in copertina sono ben difficili, se non impossibili, da raggiungere: le sfumature non piacciono a nessuno dei protagonisti di questo romanzo decisamente coinvolgente e - noto con piacere - spiazzante. 

L'azione si svolge su due piani temporali, l'uno figlio dell'altro. Nel 2000 a Camporotondo facciamo la conoscenza di Teresa, sedicenne, studentessa al liceo classico, in perenne conflitto con il proprio corpo, che vede sformato e grasso, poco avvenente. D'altra parte, sua madre non fa che castrare qualsiasi tentativo di Teresa di rendersi più attraente e le ricorda di continuo che Dio la osserva: pertanto, andare alla scoperta della propria sessualità genera infiniti sensi di colpa. E dove non arrivano i sensi di colpa, arrivano i rimbrotti, gli insulti e addirittura le percosse materne, mentre il padre finge di non vedere o, perlomeno, resta neutrale. In un contesto familiare del genere, come fare i conti, allora, con il desiderio di essere simile alle sue coetanee, di essere apprezzata da un ragazzo? Non un ragazzo a caso, ma uno in particolare: Riccardo, che Teresa incontra in circostanze già di per sé singolari lì al mare, e che si conferma via via il classico "ragazzino ricco, sfrontato, viziato ed egoista". A questi aggettivi denigratori potrei aggiungerne altri ben più degradanti, ma lascio che sia ogni lettore a divertirsi ad affibbiargli i giusti titoli, via via che la lettura procede. 

Il secondo piano temporale muove dal 2019 nella città di Paloma: il narratore non ci tiene nascosto che Niccolò, quel diciottenne pieno di odio per la madre, egoriferito ed egocentrico al punto da risultarci immediatamente detestabile, attaccato più al suo corpo che alla sua interiorità, è il figlio di Teresa. I rapporti tra di loro sono tesi (per usare un eufemismo), un po' perché la madre disapprova la vita sregolata di Niccolò senza però dirglielo apertamente, forse per evitare un conflitto aperto, col risultato che i due sanno decisamente poco l'uno dell'altra e a Teresa non resta che immaginare che il figlio non abbia alcuna relazione stabile dal numero di ragazze che vanno e vengono da casa loro. Forse la donna non sa che spesso Niccolò è perlopiù ubriaco e fatto, così su di giri da divertirsi con i suoi amici con atti vandalici e peggio ancora. 

La situazione di stallo con cui si apre il 2019 viene rotta dalla comparsa improvvisa del padre di Niccolò, Riccardo, in grado di sparire per mesi e poi ripresentarsi all'improvviso, avanzando la pretesa che il figlio sia lì ad aspettarlo. Certo, non è ben chiaro perché adesso desideri portare via il figlio per alcuni giorni, né perché non parli più con Teresa o sia così conciato male. Cosa è successo davvero? 

L'unico modo per scoprirlo è avanzare con la lettura, passando dall'uno all'altro piano temporale, in accordo con l'intreccio deciso dal narratore: ci saranno momenti in cui, da lettori un po' capricciosi, vorremmo proseguire con l'estate del 2000, altri in cui sarà il 2019 ad avere la meglio. Insomma, Insolia sa bene come rendere brucianti entrambi i cieli in fiamme che racconta, promettendoci di volta in volta colpi di scena, battute al vetriolo, riflessioni scorticanti

E avanziamo così tra sentimenti scomodi, che emergono spesso in circostanze estreme, talvolta decisamente difficili da accettare: se Teresa è l'introspezione in persona, schiacciata com'è tra un'educazione rigida e pulsioni di ribellione, Riccardo pare rifuggire qualsiasi risvolto morale, nascondendosi tutt'al più dietro a qualche frase facilmente filosofeggiante. E Niccolò, che si lascia accadere, è un pugno chiuso su se stesso, disabituato a empatizzare, mosso più dal desiderio di soverchiare gli altri con la propria forza, la propria bellezza e la giovinezza. 

A imporre ai personaggi di fare i conti con la propria vita e con le proprie responsabilità ci sono svolte importanti, incontri che marchiano a fuoco sia i corpi, già bruciati dal sole e dal sangue che pulsa di desideri proibiti, sia la mente, ben meno pronta ai colpi bassi della realtà

Rabbia, violenza (psicologica e fisica), odio, desiderio di rivalsa, accidia, spaesamento, disperazione sono solo alcuni dei motori dell'azione narrativa: e anche con questo romanzo Mattia Insolia travolge, al punto da far passare in secondo piano alcune scelte linguistiche (?) che in un altro testo mi avrebbero generato un po' di orticaria (a parte "lavabo" al posto di "lavandino" più volte, ci sono alcune scelte che posso appena tollerare perché mimetiche del parlato, ma siamo sicuri che "m'" possa essere l'elisione di "ma" davanti a vocale?). In ogni caso, tralasciate questo appunto che faccio più per condividere i miei dubbi con voi, lettori, e aggiungete alla vostra wishlist Cieli in fiamme se volete misurarvi - a costo, chissà, di scontrarvi - con una voce giovane, sempre molto interessante e fuori dal coro, del panorama italiano. Con Cieli in fiamme di Insolia stringerete tra le mani un buon rimedio contro il politicamente corretto di una certa letteratura contemporanea!

GMGhioni