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«Perché sparire nel nulla è peggio che morire. Tutti abbiamo diritto a un finale»: "La casa delle luci" di Donato Carrisi

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La casa delle luci
di Donato Carrisi
Longanesi, 2022

pp. 432
€ 11, 99 (ebook)
€ 23 (cartaceo)


«Ci sono persone magiche che abitano il mondo. Non le vediamo per ciò che sono realmente, spesso non ci accorgiamo nemmeno che esistono o le consideriamo inferiori. E allora ci rivolgiamo a loro assecondandole con compassione. Invece dovremmo essere grati perché sono fra noi... Spesso si tratta di bambini». (p. 183)

Dopo La casa delle voci e La casa senza ricordi (entrambi editi da Longanesi, nel 2019 e nel 2021), Donato Carrisi è arrivato in libreria con una nuova vicenda per il suo protagonista, Pietro Gerber, psicologo infantile di Firenze. Se abbiamo già avuto modo di capire come perseveranza e dedizione siano due delle qualità di questo protagonista, mai pago dei risultati trovati e mai pacificato con sé stesso, in questo suo nuovo caso scopriremo molte altre tessere del suo passato, che torneranno a portare scompiglio. La bambina che ha bisogno di Gerber si chiama Eva, ha dieci anni e vive sola con una ragazza alla pari finlandese, Maja Salo, e con una governante. La grande villa dove abitano, fuori Firenze, è tanto isolata quando desolata, perché solo alcune delle tante stanze vengono abitualmente aperte e nelle altre giacciono parecchi silenzi sotto la polvere. Perché, ad esempio, neanche uno dei genitori abita con Eva? Perché, anzi, entrambi hanno rapporti ben sporadici con la bambina? E perché Pietro Gerber sarebbe l'ultima speranza, proprio lui che ha perso gran parte delle sue certezze, a causa di quanto accaduto nel libro precedente? 

«I bambini possiedono doti misteriose [...] Ma a volte i loro non sono solo doni, bensì maledizioni. Un grande maestro sa individuare i primi. Uno psicologo infantile dovrebbe saper distinguere le seconde e io non so se sono ancora capace». (p. 128)

Benché non si capaciti che la scelta sia caduta proprio su di lui, Gerber alla fine non riesce a resistere al richiamo di provare a fare qualcosa per questa piccola paziente, che non vuole uscire di casa e parla con un amico immaginario, il quale, non di rado, appare capriccioso e imprevedibile e le procura perfino ematomi e ferite, quando Eva si ribella al suo volere. Se tutte le risposte sembrano avere una spiegazione clinica, quando l'ipnotista sottopone Eva a una prima seduta avverte una strana e inquietantissima sensazione: le parole di quel bambino immaginario paiono tristemente note a Gerber. Come restare professionali, se quella voce sembra appartenere a un bambino, sì, ma di una vicenda che ha tracciato un solco profondo nell'infanzia di Gerber? I dubbi restano e il protagonista pensa che «nonostante quella bambina potesse essere un'attrice straordinaria, non sarebbe mai stata in grado di suscitare in lui la stessa sensazione d'intimità» (p. 151) che si è creata durante la seduta. 

Se il protagonista a tratti vorrebbe abbandonare tutto e poi si ritrova, suo malgrado, a guidare verso la collina della casa di Eva, noi lettori non abbiamo tentennamenti: vogliamo seguire il protagonista alla scoperta di quello che potrebbe essere un inganno, una suggestione, oppure qualcosa di effettivamente non spiegabile razionalmente. Conoscendo Carrisi, sappiamo che arriverà almeno un colpo di scena magistrale a stroncare tutte le nostre certezze, lasciandoci da un lato senza parole e dall'altro affascinati dalla sua straordinaria capacità di architettare storie mai prevedibili. Quel che non possiamo però aspettarci (e che posso anticipare senza fare spoiler) è che scavare nel mondo chiusissimo di Eva richiede a Gerber di scavare di pari passo anche nel suo passato, di andarne a recuperare episodi dolorosi, perché in fondo, come diceva il padre di Gerber, riprendendo Jung, «la vita è piena di giravolte del destino, ma ce ne accorgiamo solo quando siamo costretti a prestarvi attenzione». E, quasi suo malgrado, è necessario tornare a rivedere i luoghi e le persone di allora, che, anche da adulte, non possono di certo aver dimenticato cosa è successo in un pomeriggio di sole di oltre vent'anni prima. 

In più punti il romanzo pare piegarsi verso atmosfere horror, alimentate dalle presenze alla villa, la governante che appare e scompare ogni giorno e l'istitutrice finlandese che ha uno strano desiderio di protezione verso Eva. Le scene dentro la casa di Eva potrebbero essere un omaggio velato e indiretto al grande Giro di vite di Henry James, ma anche le vicende all'esterno non sono certo più rassicuranti: c'è un intero mondo di realtà sommerse da riportare alla luce. O forse no. Tra scoperte sconcertanti e grande suspense, starà all'ipnotista capire fino a che punto svelare la verità possa far del bene alla sua paziente e non solo a lei. E Donato Carrisi sa esattamente dove spingersi ad alimentare la curiosità di noi lettori e dove invece sia bene chiederci di pazientare, in vista di una sorpresa poi più grande e ancor più spiazzante. 

GMGhioni