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Il Sudafrica verso la democrazia, tra speranze e contraddizioni: "La promessa" di Damon Galgut

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La promessa
di Damon Galgut
Edizioni E/O, 2021

Traduzione di Tiziana Lo Porto

pp. 288
€18,00 (cartaceo)
€11,99 (ebook)

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«Mostrandosi nel bagliore fluorescente, un pollice speranzoso teso. Bisogna avere un po’ di fede! Potrebbe volerci del tempo, ma prima o poi, se continui a provare, qualcuno si fermerà per te.» (p. 87)

Il libro vincitore del Booker Prize 2021, La promessa di Damon Galgut, è una saga familiare moderna del tutto originale nel panorama letterario contemporaneo. Si tratta di un libro complesso, che si srotola un filo dopo l’altro seguendo le conseguenze di una promessa non mantenuta. Sullo sfondo, un Sudafrica tratteggiato senza ipocrisia nei suoi contorni problematici, il teatro di una storia dove alla fine dei giochi ciascuno è solo e vessato dai propri demoni. Protagonista del dramma, una famiglia bianca negli anni della transizione dall’Apartheid alla società libera.

Tutto comincia nel 1985 in Sudafrica, in una piccola fattoria. Una donna in procinto di morire fa promettere al marito che donerà la loro proprietà alla domestica Salome, lui promette ma sa che si tratta di qualcosa di irrealizzabile: Salome è nera e cristiana, le leggi del Sudafrica non le permetterebbero di ereditare la tenuta. Rachel (questo il nome della donna) nell’ultimo periodo della sua vita si era riavvicinata alla sua religione e richiede un funerale secondo il rito ebreo, un’altra questione spinosa che genera scompiglio nella famiglia del marito. Quando Rachel muore, comincia l’inesorabile sfaldamento della famiglia a partire dalla rottura dell’equilibrio delle vite dei tre figli, che devono iniziare a comprendere come funziona la vita senza che nessuno si preoccupi di spiegargliela. Amor, la figlia più piccola, è la più confusa (Salome non partecipa al funerale di Rachel perché nera, ma Amor non lo sa e chiede spiegazioni) e anche la più sola: uno degli episodi che più toccano il cuore del lettore sono le prime mestruazioni della ragazzina durante il funerale di Rachel, fatto che accentua ancora di più il dolore per la perdita della persona che in quel momento avrebbe dovuto aiutarla. Ma soprattutto, Amor ha ascoltato la promessa che il padre aveva fatto alla madre sul letto di morte, e non la dimentica. Il padre sì, invece, e con lui i suoi parenti ipocriti e bigotti. Anche Astrid, la figlia maggiore, non dà peso alla cosa, e Amor viene rispedita in collegio senza spiegazioni.

Ogni capitolo del libro è dedicato alla morte di uno dei membri della famiglia e segue degli sbalzi temporali di circa dieci anni. La promessa non mantenuta si trasforma in una sorta di maledizione che ricade sull’intera famiglia. Il padre è il secondo a morire, dopo aver condotto una vita anonima e priva di legami reali. Astrid diventa una donna frivola e materialista, passa per due matrimoni senza amore e fa due figli, infine muore in circostanze violente e inaspettate. Anton, il figlio maschio, è stato arruolato nell’esercito poco più che adolescente e ha commesso un crimine che lo perseguita: ha ucciso una donna proprio poco prima che morisse la madre. Da quel momento, per il resto della sua vita il ragazzo e poi l’uomo è divorato dal senso di colpa, che si alimenta della convinzione di essere anche lui responsabile della morte della madre a causa del crimine commesso. E poi c’è Amor, che non ha mai perdonato la sua famiglia per la promessa non mantenuta. Quando è ormai una donna di oltre quarant’anni, le cose sono cambiate in Sudafrica e intende esaudire la promessa, ma scopre che c’è una precedente rivendicazione sulla terra e Salome rischierebbe di essere sfrattata.

Dopo tanti anni di vicissitudini, una famiglia frammentata e un paese che ha cambiato il suo volto, l’amara scoperta è questa: la nuova generazione di sudafricani avrebbe potuto dare vita a un’epoca di uguaglianza, ma le ingiustizie hanno solo assunto una veste diversa e la strada per un paese più giusto è ancora lunga e tortuosa. Non c’è un’indicazione per la via morale da seguire, non ci sono diti puntati, non c’è condanna degli oppressori: c’è solo la cruda e semplice testimonianza dello stato di cose in Sudafrica in un preciso momento storico. La promessa rinnegata dalla famiglia Swart non è altro che una riproduzione in piccolo di tutte le promesse fatte ai sudafricani all’avvento della democrazia, promesse non mantenute che ancora oggi avvelenano le coscienze del paese.

Alessia Martoni