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Racconti fantastici, ironici, inquietanti, provocatori e sempre intelligentissimi: "Le maestose rovine di Sferopoli" di Michele Mari

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Le maestose rovine di Sferopoli
di Michele Mari
Einaudi, settembre 2021

pp. 176
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

 

Destabilizzante. Se il racconto fantastico introduce un elemento altro - spesso inquietante - nella nostra realtà, trasformando la quotidianità in qualcosa di nuovo, Le maestose rovine di Sferopoli con i suoi racconti irride la falsa convinzione che ormai si sia già detto e scritto tutto. Michele Mari ci ha ormai abituati a festeggiare l'uscita di ogni sua opera come una grande prova di intelligenza e acume, passione per la lingua italiana e, al tempo stesso, sfida ai generi e alle convenzioni letterarie. Anche questa raccolta, che ospita alcuni racconti già editi in rivista e in volume e altri inediti, è da centellinare, perché alla fine di alcuni racconti vi capiterà di sentirvi estremamente compiaciuti e di volerli rileggere. E dire che non è una lettura facile! Forse è proprio questo ospitare tanti doppifondi o il gusto per lo spiazzamento finale a far nascere il desiderio di tornare sulle pagine, di riguardarle, con l'ansia di aver perso qualcosa. E, abracadabra, non solo scoprirete di aver perso qualcosa, ma alla fine della seconda lettura vi verrà in mente di tornare sul testo almeno per una terza volta, convinti che vi riserverà altre sorprese. 

Insomma, proprio come le maestose rovine del titolo, ogni racconto è cangiante e pieno di opportunità per riflettere sulla letteratura, sulla lingua, sul genere che Mari abbraccia fintamente, spesso scardinandolo dall'interno. Ad esempio, nel bellissimo Tema in III C, Michele Mari ci presenta un maestro alle prese con la correzione svogliata dei temi dei suoi allievi e dei brevi commenti di critica letteraria scritti dai compagni: simulando la scrittura di giovanissimi studenti un po' sgrammaticati, ma con le idee ben chiare, Mari esplora i paradossi del genere del racconto fantastico e dell'horror, infilando qua e là l'occasione per strapparci un sorriso. È così che dalla trattazione metaletteraria, camuffata da "temino" scolastico, passiamo poi al fantastico, perché alla fine del brano avverrà un'irruzione inattesa nella vita del maestro. 

O ancora, nel dialogo Il buio, un padre e suo figlio parlano del buio e delle ragioni per cui è normale averne paura. Si tratta di un botta e risposta serrato, privo di qualsiasi pausa descrittiva o passaggio narrativo, scelta che alimenta un'immediatezza totale, fino a un finale sorprendente. 

Talvolta è la malattia mentale a ispirare i racconti, come in Scioncaccium, un racconto in cui è il monologo di G., un paziente del nosocomio di Gavirate, a gettarci nella furia dell'invenzione onomastica, spiegata in un turbinio di pensieri e fantasia. 

Come nella più classica delle tradizioni fantastiche, non manca l'arrivo di creature altre, inventate o appartenenti ad altri mondi. Possono esserci golem dotati di vita (in Argilla), teschi parlanti (Il teschio del Capitano), fantasmi che si ripresentano dal passato per raccontare la storia (Bruttagosto), scarpe "magiche" che influenzano profondamente la realtà della loro proprietaria (Scarpe fatidiche),... I sogni, manco a dirlo, sono una vera e propria porta per l'irruzione del caos nella realtà, e non solo nell'immaginazione (Oniroschediasmi). 

Dove il racconto pare realistico, si presentano poi elementi che lo mettono in crisi, toccando il gusto per il paradossale, con dialoghi immaginari tra personaggi del passato (Dialogo fra Leopold Mozart, Wolfgang Amadeus Mozart e un venditore di formaggi), vizi che si fanno ostinazioni senza senso (L'ultimo commensale), una competizione che diventa letale (Boletus edulis),... 

In tutto il mondo di Sferopoli, tempo e spazio diventano fluidi, valicabili, così come il confine tra realtà e immaginazione è labile. La letteratura stessa si fa chiave di lettura del mondo, fonte per giochi letterari più o meno arditi, riscritture parziali di capolavori, tra divertissement e manifestazioni di acuta ironia. 

Cosa chiede ai lettori Michele Mari? Tanta predisposizione a sospendere l'incredulità, un dizionario a portata di mano (qualche volta vi servirà, vedrete!), una buona cultura letteraria per cogliere i riferimenti intertestuali e la sana capacità di divertirsi davanti a testi colti, che non significano mai solo quello che mostrano sulla pagina.

GMGhioni