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Chiudere la trilogia: «Libro del sangue» di Matteo Trevisani

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Libro del sangue
di Matteo Trevisani
Atlantide, 2021 

pp. 219
€ 16 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

Mio padre, che con quel nome si era sobbarcato inutilmente un fato non suo, fu l’unico a non andare per mare, e io mi sono rifiutato di continuare la storia dei nomi. Ma volevo vederci più chiaro, andare più a fondo. È stato questo, il seme dell’albero: sapere dove si origina la maledizione, quanti ne sono morti, a chi questa famiglia ha fatto così male. Chi si sta vendicando. Se ce lo meritiamo, oppure no. (p. 11)

A due anni esatti dal suo ultimo libro, Matteo Trevisani torna alle stampe con il romanzo che dovrebbe segnare il coronamento di una trilogia iniziata con Libro dei fulmini (Atlantide, 2017) e proseguita con Libro del sole (Atlantide, 2019). Il condizionale è d’obbligo in questo caso perché la trilogia di Trevisan è più concettuale che reale: Libro del sangue, infatti, non prosegue una storia iniziata quattro anni fa, tant’è che non è necessario aver letto i primi due volumi per comprenderne il senso; né tantomeno ci sono personaggi che ritornano, per la cui costruzione o il cui sviluppo sia indispensabile aver affrontato gli altri testi. Pensare i tre Libri del… come una trilogia è utile piuttosto per avere chiara la poetica di Trevisani, per conoscere più a fondo la sua scrittura e i suoi temi portanti. Nei suoi romanzi apparsi finora infatti sono dominanti gli archetipi classici della narrazione, come le figure del mentore e dell’antagonista, affiancati al grande tema del doppio e a un esoterismo di fondo che interseca il mondo reale con quello dell’aldilà, senza contare questa costante sensazione di fatalismo e di fine della storia (individuale) che pervade le pagine.

Se il tema principale di Libro dei fulmini era un’antica tradizione romana e quello di Libro del sole l’astronomia, a segnare Libro del sangue è la genealogia, quella peculiare disciplina che si occupa di indagare le origini familiari; una disciplina che richiede anni di studio intenso solo al fine, a volte, di ottenere la possibilità di tirar fuori dalle nebbie della storia il nome di qualche avo. Il tema della genealogia è trattato in maniera così imponente e minuziosa da mettere quasi in secondo piano la trama principale la quale, a ben vedere, la si potrebbe intendere in un certo qual senso un suo corollario. Tutto ciò che il protagonista Matteo Trevisani  doppio del Matteo Trevisani autore, anch’egli con una compagna di nome Melissa e un figlio di nome Cosmo  affronta nello sviluppo della narrazione è conseguenza diretta dello studio della genealogia. I momenti migliori del libro sono quelli in cui si affrontano argomenti legati a questa disciplina, siano essi trattati dal punto di vista della trama o di considerazioni di carattere specialistico. Nella seconda metà si arriva a conclusioni degne di nota, come l’idea che, in fin dei conti, siamo tutti un’unica grande famiglia proveniente da una Eva mitocondriale; argomento che, a volerlo esplodere, avrebbe notevoli ripercussioni di carattere etico (che nel libro vengono solo accennate non per superficialità ma perché non era quello il luogo in cui svilupparle).

Insomma: non per sminuire la trama, che resta interessante e lascia il desiderio di arrivare al termine della lettura, ma ciò che rende questo libro degno del tempo speso a leggerlo è il grande tema della genealogia, che già di per sé può risultare una disciplina quantomeno curiosa se non affascinante.

Affascinante è anche la voce di Trevisani, che scrive con un linguaggio ricercato, mai banale, senza però scadere nell’elitismo e nella boria tipici di una certa scrittura pretenziosa. Se a un certo punto della narrazione può diventare complicato seguire l’evolversi della trama non è per una eccessiva verbosità della scrittura, né tantomeno per una generale complessità della trama, quanto per l’ispessirsi dell’aspetto misterico: staccandosi dai binari del reale, il romanzo prende vie traverse, si inabissa nel passato lontano sia in termini temporali che spaziali, per tornare alla fine nel qui e ora. Ma prima di giungere alla meritata pace delle ultime pagine, risulta necessario affidarsi alla guida di Trevisani, il quale non prende il lettore per mano per indicargli la via, bensì piuttosto si allontana da solo per indagare le origini della propria famiglia; e a noi, che stiamo leggendo, non resta che seguirlo da lontano, senza disturbare, per arrivare a scoprire insieme a lui la soluzione di questa lunga ricerca. Il rischio è perdersi, ovviamente, ma il traguardo merita l’azzardo.

David Valentini