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Una critica sociale arguta travestita di distopia: "2119 - La disfatta dei Sapiens", l'esordio letterario di Sabina Guzzanti

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2119 - La disfatta dei Sapiens
di Sabina Guzzanti
HarperCollins, 2021

pp. 352
€ 18,00 (cartaceo)
€ 3,99 (ebook)

Racconto spesso ai miei studenti, di come la mente umana sia una meravigliosa macchina del tempo, in grado di trasportarci nel passato o futuro, attraverso il ricordo e l’immaginazione.
Il libro di Guzzanti si gusta come un perfetto esempio di questa sintesi, un viaggio quantistico di andata e ritorno, all’interno del quale le coordinate temporali sembrano specchiarsi, per restituire al lettore l’impressione di aver saggiato il domani, senza aver tuttavia perso il controllo dell’oggi.

2119 - La disfatta dei Sapiens propone una ricostruzione tanto ironica del contesto socio-culturale ed economico contemporaneo, quanto visionaria, apparecchiata su un canovaccio di variopinta creatività fantascientifica, in cui il gatto, adorato fin dalla notte dei tempi della nostra civiltà, torna a risplendere, incarnando l’archetipo dell’essere libero e, pertanto, superiore per natura.
La narrazione si svolge sullo sfondo di uno scenario distopico: i continenti dell’intero globo terrestre sono per lo più sommersi, l’anno è il 2119 e la Terra è popolata da androidi e un'esigua percentuale di uomini, piante e animali, sopravvissuti alle catastrofi ambientali. Nella memoria collettiva è sempre più lontano il ricordo delle abitudini culturali passate, così come quello dei colori e delle sensazioni suscitate da un tramonto, dalla sabbia del mare e da ogni altra esperienza umana.

Macchine e uomini inseguono l’utopico desiderio di fusione, per raggiungere non solo una forma pressoché perfetta di contenuto, quanto per sfuggire alla morte, coronando l’ambizione di supremazia su ogni altro elemento del pianeta terra. Alla mente, più che al corpo, sembra esser riconosciuto un valore supremo, che necessita di essere preservato e amplificato.

Un tale progetto ha confinato il regime democratico all’angolo remoto dello scibile, instaurando una massiccia forma di controllo tirannica, che governa le menti dell’intera popolazione tramite congegni elettronici. Il potere è esercitato dal Consorzio, un ristretto gruppo di potenti finanzieri, che governano il settore tecnologico, l'opposizione è rappresentata da poche menti sparute, che hanno rifiutato l'impianto di congegni elettronici e che, pertanto, sono rimaste intatte nel dominio dei loro sensi. 

L’uomo, come affermavano i filosofi ellenici, non è nato per essere sottomesso, né per vivere in catene, motivo per cui la rivoluzione sarà inevitabile, ma l’epilogo dello scontro è tutt’altro che intuibile. Un eterogeneo manipolo di baldi temerari, costretto in parte dall’imprevista piega del destino, si troverà suo malgrado a capeggiare la rivolta, tra rocambolesche imprese, condite di misticismo e gli immancabili amici felini. Il gruppo, inizialmente composto dai giornalisti d’assalto della rivista Holly, con i suoi editori e i loro figli, cresce a mano a mano che il libro si sviluppa, raggiungendo il climax proprio nell’istante in cui tutti i destini sembreranno in qualche modo scontrarsi, intrecciarsi ed infine realizzarsi. Questo, più di tutti, sembra il fil rouge della narrazione, una speranza sottile, ma tenace, per un futuro positivo, in cui trionfa una forma di saggezza e giustizia più grande, di quanto occhi umani possano intravvedere nel quotidiano dispiegarsi di fatti ed eventi.

Guzzanti riesce, fin dalle prime pagine, a incollare il lettore alla narrazione, risucchiandone lo sguardo all’interno di un intreccio corposo e ricco di colpi di scena. Il variopinto universo descritto si alimenta dei colori di un mediterraneo verace, i cui suoni provocano una dolce malinconia e il desiderio di riscoprire le proprie origini. Nonostante la nevrotica coesistenza di cyborg, uomini e macchine, 2119 - La disfatta dei Sapiens è lontano dai toni cupi di narrazioni stile Blade Runner; si caratterizza invece per la presenza costante di una suprema bellezza, che enfatizzano i tratti migliori dell’essere umano e dell’ambiente.

Il piccolo tesoro che si nasconde tra le pagine di 2119 - La disfatta dei Sapiens è una critica sagace e arguta alle moderne comunicazioni di massa, affrontata non solo dal punto vista politico ed economico, ma anche etico e sociale. Una piramide gerarchica costituita da imprenditori, finanziatori e governi, che si arricchiscono grazie all’ingenuità di un nutrito pubblico di ignari utenti paganti, con moneta sonante o dati personali. Una frase tra tutte è il bottino che custodirò post lettura, come una lanterna di Diogene a ricordarmi nel buio della selva oscura, che “quando un prodotto è gratis, la merce in vendita sei tu!”.

I gatti salveranno il mondo? Forse, chi può dirlo. Siamo assolutamente d’accordo con Guzzanti, nell’osservare quanto il mondo, soprattutto digitale e del web, ne sia invaso. Non resta che lasciarsi trasportare dalle vicende di Tess, la giornalista di questa fabbrica dei sogni attivista e un po’ vintage, tra miagolii, frattali e il guizzo di menti tecnologiche, che riescono ancora a desiderare un futuro in cui la rete è fatta di libertà e di rispetto per l’ambiente.

2119 - La disfatta dei Sapiens è un trionfante esordio letterario di un’autrice, Sabina Guzzanti, che pur cambiando mezzo d’espressione, non smentisce il proprio talento artistico.

Elena Arzani
@elenaarzani