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Cosa facciamo con tutta la rabbia del #metoo? "Questo è il piacere" di Mary Gaitskill, un libro che genera più domande che risposte

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Questo è il piacere

di Mary Gaitskill
Einaudi, 2021

Traduzione di Maurizia Balmelli

pp. 96
€ 15,00 (cartaceo)
€ 8,99 (ebook)

- Che cosa capisci? - ha chiesto lei. 
Quanta paternalistica pazienza, la mia amica adorata! Ho comunque risposto in modo pacato.
- Che per gli uomini come me questa è la fine. Che sono arrabbiate con quello che sta succedendo nel paese e al governo. Non potendo colpire il re, se la pigliano col giullare. Magari non adesso, ma alla fine vinceranno. E chi sono io per impedirlo? Io non voglio impedirlo?
(p. 70)

 

C'è un po' di rabbia che serpeggia nella storia di cui sto per parlarvi. È una rabbia che sfocia dalle rivolte più esplosive come dai silenzi più penetranti. È la rabbia delle donne che hanno detto "metoo".
Ma oltre alla rabbia ci sono anche la rassegnazione e il dubbio che nascono quando siamo chiamati a definire dove finisce la seduzione e comincia l'abuso, dove finisce la giustizia e comincia la pubblica gogna. Tutti noi, giudici fallaci, immersi nelle acque che cerchiamo di ripulire.
Mary Gaitskill, scrittrice statunitense che ha pubblicato numerosi saggi e due romanzi (Two Girls, Fat and Thin e Veronica) firma un libro estremamente lucido e provocatorio dal titolo Questo è il piacere che sembrerebbe parlare soprattutto di #metoo. In realtà, pur nella sua brevità, plana su tutto ciò di più complesso che sta dietro a uno dei fenomeni più divisivi degli ultimi anni. 
Sullo sfondo di un mondo editoriale raccontato con arguzia (in certi momenti direi quasi al vetriolo) l'autrice ambienta la storia di un'amicizia, quella tra Margot e Quin. Editori stimati, entrambi di mezza età, si sono conosciuti anni prima. Seduti sui divanetti di un ristorante frequentato dall'élite artistica newyorkese, lui tra una battuta e l'altra a un certo punto le mise le mani tra le gambe. Con nonchalance, come se nulla fosse. Al netto rifiuto di lei seguì una serata nel complesso piacevole e poi un mazzo di fiori. Era l'inizio della loro amicizia.
Margot non è l'unica donna con cui Quin si è comportato così. Lei per prima, e insieme a lei tutto il mondo editoriale di cui si circondano, sa che è un uomo che ama provocare le donne, stuzzicarle, proporre loro discorsi sull'intimità sessuale. A volte il suo sembra un corteggiamento ultra galante, altre senza dubbio una molestia; a volte si comporta come se osannasse le donne, altre è l'artefice di una totale diminuzione del loro valore. E a rendere la situazione più complicata un'ambivalenza di fondo: come è possibile giudicare Quin se poi si dimostra un amico così generoso, brillante e pronto all'ascolto? Qual è il reale significato dei suoi comportamenti? 

Margot è abituata a riderne, magari insieme al marito e davanti a un bicchiere di vino, ricordando aneddoti che strappano sempre un sorriso per la loro scorrettezza. Diciamocelo: a chi non piace ridere del politically incorrect quando nessuno ci guarda?
Ma il dubbio sorge e diventa profondo quando Quin viene pubblicamente accusato da numerose donne per i suoi comportamenti abusanti. È l'inizio della fine per lui: viene messo ai margini.
Le storie di questi ultimi anni - dai plutocrati della televisione ai registi, dagli attori ai super manager aziendali - ci insegnano che un giorno sei a capo di un intero mondo, il giorno dopo ne sei ai piedi, prostrato e condannato all'oblio.
È allora che diventa necessario porsi delle domande su quello che fino a ieri faceva sorridere e ora invece fa male, un male sordo da qualche parte in fondo al cuore: 
Risi, ma mi domandai: sapeva quella donna, o almeno intuiva, che stavano giocando con lei? Sentiva che in quell’incontro c’era qualcosa di sbagliato, così come sentiresti un capello misterioso solcarti la guancia? E io cosa ci trovavo di tanto divertente? A ripensarci adesso mi sembra strano. Perché non mi viene da ridere. Mi fa male. Davvero male al cuore. Un male sottile. Ma vero. (p. 5)

Questo è il piacere è un libro che mette da parte compiacenze e tribunali della pubblica opinione e racconta il #metoo da dentro, alternando i punti di vista di Margot, la donna incapace di schierarsi nel senso più profondo, e di Quin, l'accusato, l'uomo colpevole di essersi spinto troppo oltre, proprio come fanno i giullari.
Più che la fase della condanna, Gaitskill sembra interessata a indagare quella precedente, quel complesso insieme di strutture sociali che ci mostrano sistematicamente come naturali dei gesti che dovrebbero sembrarci di troppo, che a volte ci fanno sorridere di un sorriso tirato, che ci fanno passare oltre sguardi scomodi e frasi inopportune. Sottilmente, però, in questa storia non si giudica.
Noi lettori non troveremo prese di posizione preconfezionate, tendenza a cui il nostro tempo sembra averci abituati, ma dovremo fabbricarne di nostre e non sarà semplice. Come Margot ci troveremo a riflettere su tutte quelle ambigue situazioni a cui abbiamo assistito, o che in certi casi abbiamo contribuito a creare, e da qualche parte farà un po' male anche a noi. Anche se non lo ammettiamo.
Non ultimo: questo è anche un libro che scava dentro la sessualità come inconscio collettivo, archetipo corale di relazione attraverso cui cerchiamo di definire le nostre personalità. Ed è lì che sta il mistero:  nelle nostre personalità hanno sede tante cose che crediamo di conoscere e invece non conosciamo. 


Claudia Consoli