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Affondare i denti nel dolore altrui per scoprire come stare al mondo: «Blu» di Giorgia Tribuiani

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Blu

di Giorgia Tribuiani

Fazi, 2021

 

pp. 192

€ 16,00 (cartaceo)

€ 9,99 (ebook)

 

Blu, dentro di te sei raggiante per quest’insperata apertura che si arricchisce di altrettanto insperata esclusività. Tutto il tuo essere brinda all’infelicità della tua compagna, cin cin! prosit! auguri!, perché ogni lacrima non è che un portale per raggiungere anime sole, da consolare. Da conquistare. (p. 36)

Alcune case editrici hanno da qualche tempo preso l’abitudine di riportare, in quarta di copertina o in una delle bandelle, “Questo libro è per chi…”, in qualche modo circoscrivendo il lettore ideale di un testo. L’ho trovata sin da subito una bella idea: in un mondo letterario spesso confusionario e labirintico, avere indicazioni (si spera sincere) da parte dell’editore su quale sia il lettore più adatto a un testo può far risparmiare tempo e soldi. Devo dire che quando mi sono fidato, il più delle volte non sono rimasto deluso.

Allora: Blu, secondo romanzo di Giorgia Tribuiani dopo quel Guasti edito dalla notevole Voland, è il libro ideale degli introversi, dei timidi, di coloro che si sentono colpevoli per ogni cosa, a volte persino semplicemente di essere al mondo. Blu è il romanzo di chi, per sopravvivere nella giungla del quotidiano, sdoppia la propria personalità e sprofonda in un manicheismo esistenziale, nel quale Blu è la ragazza obbediente, disciplinata, talentosa, mentre Ginevra è la bambina cattiva, ferale, colei che affonda i denti nelle ferite altrui perché ha compreso che per tenersi accanto gli affetti la condivisione del dolore è un'arma vincente. Blu è il romanzo di chi conversa con se stesso tutto il giorno; di chi, guardandosi allo specchio, non trova il proprio riflesso bensì un nemico da affrontare, con cui entrare in guerra e con cui, spesso, venire a patti perché quella guerra la si perde quasi ogni giorno.

Non è semplice entrare nelle pagine di Blu. Non è semplice seguire Blu nei suoi ragionamenti, perdersi nei suoi sogni. E di certo è impossibile accostarsi a lei e uscirne indifferenti. Il primo impatto con questo romanzo è ostico, viene quasi da lasciarselo subito alle spalle perché pare di aver a che fare con una pura ricercatezza stilistica. Lo ammetto, sono stato sul punto di mollare subito perché a pelle non stavo comprendendo la direzione delle parole di Giorgia Tribuiani. Qualcosa, però, mi ha richiamato; la narrazione mi ha come preso per mano, portandomi nei luoghi oscuri di una psicologia tratteggiata nei dettagli. La scrittura di Tribuiani è complessa, frammentata, spezzata, atomizzata perché è la personalità di Ginevra/Blu a essere così: un arcipelago di isole attraversate da distese d'acqua costantemente percorse da marosi. A conti fatti, a posteriori, devo ammettere che non c’erano altri modi per raccontare questa storia se non dall’interno, dal caos magmatico di un carattere ancora in formazione.

Ciò che conta, alla fine, è infatti ciò che avviene internamente a Blu. Sono le sue riflessioni sul mondo, è la sua Weltanschauung ancora acerba ma così esplosiva a rendere affascinante questo romanzo. Di ciò che accade, volendo, si può fare a meno, perché sono cose che capitano a qualsiasi adolescente: rapporti conflittuali con i genitori (soprattutto se separati), un andamento scolastico altalenante, un primo amore che fatica a reggere il peso dell’età e degli eventi, la scoperta di modi diversi per esprimere se stessi. Queste cose, ammettiamolo, sono pane quotidiano. La letteratura tuttavia non ha come compito trattare l’assurdo, l’irreale, il non comune; la letteratura ha il compito di porci domande sempre nuove e mostrarci prospettive diverse su ciò che di più intimo abbiamo intorno a noi, su ciò che riteniamo di conoscere alla perfezione e invece riesce in qualche modo a sfuggire alla nostra comprensione.

È proprio questo che ho ritrovato in Blu. Una prospettiva diversa eppure così simile alla mia – e perciò tanto più intima – su qualcosa che in definitiva sempre sfuggirà: l’enigma dell’esistenza.


David Valentini