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Ogni volta che si parte, si cerca sempre la strada del ritorno: "La fortuna di Finch" di Mazo de la Roche

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La fortuna di Finch di Mazo de la Roche

 
La fortuna di Finch
di Mazo de la Roche
Fazi editore, gennaio 2021
 
Traduzione di Sabina Terziani
 
pp. 508
€ 18,00 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook) 


Immaginò di essere una foglia che aveva attraversato l'oceano trasportata dal vento per ritrovare le sue radici. Qui, in Inghilterra, era nato suo nonno, il capitano Whiteoak; qui era nata sua madre, figlia di un giornalista londinese perennemente al verde, la quale, alla morte del padre, si era chiesta come sarebbe sopravvissuta, e poi aveva deciso di partire per il Canada, per lavorare come governante. Finch era per quarti inglese; il quarto restante era arrivato come un vento di tempesta da ovest, dall'Irlanda, e si era incarnato nella impetuosa personalità della nonna. (p. 152)
Finch è ormai arrivato ai ventuno anni, età in cui potrà entrare in possesso dell'eredità che gli è stata lasciata, con somma sorpresa di tutto il clan Whiteoak, dalla nonna. Il risentimento intorno al ragazzo, già non il favorito in seno alla famiglia, è grande, a volte mascherato, ma sempre presente. Un giovane con disponibilità finanziarie così ampie può solo provare a godersi un po' la vita e fare un grand tour come si deve nella vecchia Inghilterra, dove affondano le radici della famiglia, e approfittare dell'ospitalità della zia Augusta, che già ha in mente piani matrimoniali molto ben definiti. 
Jalna si trova quindi svuotata: Finch, accompagnato dagli zii, salpa per il vecchio mondo. Eden, ripudiato dalla famiglia, compone poesia in giro per il mondo. Maggie, felicemente accasata, regna sulla casa Vaughan. Renny, al comando della famiglia e ormai sposato con Alayne, cerca di bilanciare il matrimonio con i suoi doveri e il suo stile di vita. Wakefield, da bambino impertinente, si trasforma in un adolescente un po' sopra le righe, mentre Piers e Pheasant crescono la nuova generazione di Whiteoak destinata a riempire i vuoti che si sono creati intorno alla grande tavola. 
Se un tempo la famiglia traeva forza dalla stabilità e dal rifugio sicuro dato dall'imponente Jalna, con il terzo capitolo della saga di Mazo de la Roche assistiamo a uno sparpagliarsi dei personaggi, determinati a prendere il volo rispetto alle mura della tenuta. Tanti dei protagonisti sembrano pronti ad andarsene, senza rendersi conto che ogni allontanamento ha già in sé il germe del ritorno.

Con il primo volume della saga (potete trovare qui la recensione), la tenuta di Jalna è entrata nell'immaginario letterario delle grandi dimore padronali. Impegno e interesse quasi totalizzante della famiglia, sembrava restia a concedere ai suoi abitanti spazi al di fuori dei suoi confini: per gli appartenenti al clan era difficile andarsene, per gli estranei era quasi impossibile entrare. 

Con La fortuna di Finch lo spazio della narrazione si allarga all'improvviso. Privo del nucleo aggregante e totalizzante di Adeline, Jalna e i Whiteoak devono trovare dei nuovi equilibri. Soprattutto, c'è chi ha bisogno di allontanarsi per capire se Jalna è disposta ad accettarli. Tra i personaggi in movimento ci sono quelli più "estranei" – e qui non sorprende vedere che sia Finch che Alayne hanno bisogno di distanza alla ricerca del loro posto – ma anche chi pare intrecciare carne e sangue con la tenuta: Renny.
Il viaggio di Finch è quello che occupa buona parte del volume e la sua partenza è accompagnata da una nube di fallimento, visto che sia l'attività musicale che gli studi universitari si sono rivelati un fiasco. Accompagnato dagli zii Ernest e Nicholas che non mettono piede in Inghilterra da almeno un quarto di secolo, Finch è pronto a usare la propria eredità per aiutare chiunque glielo chieda o che anche solo sembri averne vagamente bisogno. Come un improvviso vincitore della lotteria che non ha mai maneggiato tanto denaro, così Finch non sembra rendersi conto delle cifre che gli passano per le mani, sempre attento e sempre morbosamente concentrato sull'argomento a lui più caro: se stesso. Come un giovane Werther o un'eroina regency, compie lunghe passeggiate nella brughiera, si strugge di disperato desiderio per una passione amorosa e non sembra trarre alcun vantaggio dalla sua condizione di erede. Ma quello che può sembrare uno spreco di tempo e di un viaggio irripetibile a molti – così come sicuramente pensano i suoi fratelli – è in realtà l'unico modo che ha questo ragazzo che ancora non ha sentito il sangue Court risvegliarsi in lui di curarsi e fare in modo che i suoi così percepiti limiti possano adattarsi alla vita nel Grande Nord.
Forse pensavo al fatto che in te vedo sublimati tutti i difetti peggiori e le virtù migliori della famiglia. Sei il più pusillanime ma anche il più eroico, sei il più geniale e il più poetico... (p. 180),
gli rivela Eden a cui la vita all'estero, in ristrettezze e con Minny al fianco anche se non sposati, sembra averlo migliorato e reso più saggio e inaspettato mentore per il fratello minore. 
Alayne continua a sentirsi disperatamente a disagio nella vita familiare Whiteoak. Divorziata da Eden, che nel secondo volume (trovate qui la recensione) ha accudito quando era malato di tisi, ora è finalmente sposata con Renny e la loro passione può trovare sfogo e requie. Ciò che Alayne sembra non aver considerato è che ci va molto di più di un'intesa sensuale per poter far funzionare un matrimonio. Ora, come moglie del capo famiglia, deve trovare la quadra per essere parte di Jalna senza risultarne schiacciata: e l'impegno sembra superiore alle sue forze. Renny non ha intenzione di abbandonare tutte le abitudini che aveva prima di sposarsi, inclusa la cura maniacale verso Wakefield che da adolescente perde un po' della delizia che suscitava da bambino; Piers e Pheasant e il piccolo Mooney fanno mondo a sé e le interazioni sono conflittuali. Nemmeno la servitù è pronta a riconoscerla come padrona. Così come Finch, alla ricerca delle sue radici in Inghilterra, così anche Alayne sente il sangue americano e le abitudini del New England richiamarla. Il confronto con quanto avevano i suoi genitori e le differenze tra Jalna e la sua madrepatria riescono a darle quella rivelazione che spinge Finch a dichiarare, al suo rientro: "Sei più simile alle donne della nostra famiglia" lasciandola in quello stadio dolceamaro di compiacimento e tristezza.

Chi non ci si sarebbe aspettato avesse bisogno di uno stacco, è Renny. Privo dell'appoggio e dei soldi della nonna, anche il più fiero Court-Whiteoak si trova in difficoltà: nella gestione della tenuta, del denaro, del suo matrimonio. La necessità di allontanarsi porta Renny nella tenuta di Mrs Lebraux, vedova e con un allevamento di volpi da gestire, che sembra essere l'incarnazione della donna pioniera e molto più adatta di Alayne alla vita sanguigna che si conduce a Jalna. Il tempo passato lontano da Jalna, le frequentazioni a cui si rivolgerà per supplire alla mancanza dei familiari partiti e di Alayne, sono indice del profondo dolore che prova Renny per la perdita della nonna, dolore che non può permettersi di esprimere ma che ha sconvolto tutto il suo vivere.

Personaggi che partono cercando in tutti i modi una soluzione per riuscire a tornare e a restare. In tutti gli aspetti della vita, l'essenziale è sapersi evolvere e raggiungere un equilibrio: i Whiteoak, da decenni fermi nelle loro granitiche certezze, in questo nuovo capitolo della loro saga, hanno bisogno di imparare questa grande verità.

Giulia Pretta