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L'affetto che va oltre, in "Adesso che sei qui" di Mariapia Veladiano e in "Il tuo sguardo su di me" di Margherita Giacobino

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Mariapia Veladiano Adesso che sei qui Margherita Giacobino Il tuo sguardo su di me


Il gennaio editoriale si è aperto con una parola: famiglia. Se nelle primissime settimane sono stata sconvolta dalla lettura di Questo giorno che incombe di Antonella Lattanzi, edito da HarperCollins (qui trovate la recensione), poi mi sono abbandonata a due narrazioni di grande eleganza, che hanno alcuni punti in comune, ma anche tante peculiarità che le rendono solo lontanamente imparentati. 
Adesso che sei qui di Mariapia Veladiano (Guanda) e Il tuo sguardo su di me di Margherita Giacobino (Mondadori) hanno raccolto il mio bisogno di casa, in questi mesi in cui i distanziamenti e gli abbracci si sono fatti una nuova triste abitudine, e mi hanno cullata in due storie tutt'altro che semplici o ingenue, ma mosse dall'amore filiale. 


«Non era mia madre ma io ero sua figlia. Zia Camilla non aveva avuto bambini e io ero nata di troppo»: Adesso che sei qui di Mariapia Veladiano

Mariapia Veladiano adesso che sei qui
Adesso che sei qui
di Mariapia Veladiano
Guanda, gennaio 2021

pp. 272
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Quando Andreina scopre che zia Camilla si è ammalata e che il tedesco (l'Alzheimer) sta facendo incetta dei suoi ricordi e della sua autonomia, prima tanto fieramente difesa, non resta a guardare: sfida i consigli di tutti e si trasferisce a vivere da lei. Mette in pausa la sua vita privata, complice il fatto che da quando i figli sono fuori casa ha più libertà, e si allontana dalla casa della zia solo per andare a insegnare. In quella grande casa di campagna, Andreina ritrova i ricordi della sua infanzia insieme a zia Camilla e a zio Guidangelo, entrambi genitori putativi, dal momento che la famiglia biologica di Andreina ha lasciato volentieri che l'ennesima femmina venisse sfamata da qualcun altro. Ci tengo a precisare che nel romanzo si capisce che a muovere Andreina non è solo la riconoscenza, ma è anche (e soprattutto) l'amore di una figlia per una madre; poco conta che non sia la madre biologica. 
La prima difficoltà da affrontare è accettare l'imprevedibilità e la forza soverchiante dell'Alzheimer: 
La malattia mentale è un tradimento della vita amica. Si sa, genericamente, che può succedere, lo si vede attorno a noi, ma nel momento in cui ci capita è comunque un tradimento, perché riguarda noi, proprio noi e la nostra vita o la vita di chi amiamo. (p. 85)
Per questo, le migliori intenzioni di Andreina non bastano ad aiutare la zia: è difficile prendersene cura, senza che lei si offenda o si risenta; bisogna sempre trovare un nuovo modo per parlarle, per avvicinarla. In altre parole, per amarla. E questo percorso, che non è lineare né scontato, si dipana con grande serenità anche grazie ad aiuti che vengono da altre donne: si tratta di giovani immigrate, che hanno lasciato la loro patria per disperazione, e che Andreina pensa di poter aiutare chiedendo loro di affiancarla nell'accudimento di zia Camilla («È stata Merhawit a insegnarmi che a volte aiutare vuol dire non fare. Che non fare è un modo di amare», p. 118). Inoltre, il Trentino provvede anche a sostenere le famiglie con il progetto Alzheimer, che porterà a casa di zia Camilla altre giovani donne, ognuna con il proprio carattere, il proprio vissuto e le proprie speranze per il futuro. Come sottolinea Mariapia Veladiano nell'intervista che ci ha concesso sul nostro canale YouTube, e che potete vedere qui sotto, ognuna di queste donne esce cambiata e migliorata dall'incontro con zia Camilla. 
Sebbene non manchino i momenti difficili e soprattutto la stanchezza davanti a una malattia che purtroppo non conosce cura, in Adesso che sei qui predominano le nuove esperienze, i momenti di condivisione che diventeranno un giorno nuovi ricordi. Anche la concezione del tempo cambia: non esiste più l'affannarsi e rispettare chissà quali orari; il tempo può rallentare o accelerare a seconda delle giornate, i momenti insieme si dilatano in pomeriggi a giocare a carte fuori di casa, in canzoni del passato che si canticchiano  o si ballano giocosamente, a condivisioni di stralci di passato che emergono con tutta la loro commovente vividezza. 
Tra stralci di passato, che testimoniano la forza di zia Camilla, con la sua «indistruttibilità di chi era stato molto amato» (p. 23), e pagine sul presente, Adesso che sei qui è una lettura che fa bene, che sa essere di grande conforto a chi ha attraversato o sta attraversando un percorso simile, accanto a chi ama. 


«Se è vero che noi portiamo sulle spalle i sogni dei nostri genitori, i tuoi sogni per me non sono stati un fardello, ma il respiro di orizzonti più aperti»: Il tuo sguardo su di me di Margherita Giacobino

Margherita Giacobino Il tuo sguardo su di me
Il tuo sguardo su di me
di Margherita Giacobino
Mondadori, gennaio 2021

pp. 204
€ 18 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

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Quanto può essere intenso, sfidante, ma anche demiurgico raccontare la vita della propria madre, rivolgendosi direttamente a lei? Nel suo nuovo romanzo, Il tuo sguardo su di me, Margherita Giacobino dichiara apertamente di mettersi alla prova con «il compito impossibile di ricrearti a memoria» (p. 67). Si tratta di scrivere una sua verità, mediata dai ricordi, dalle percezioni di allora e dalla maturità di oggi, ma anche filtrata dall'amore per una figura estremamente positiva. E la forma migliore per accedere alla biografia della madre è concedersi il tu, come in una lunga lettera, che segue generalmente le tappe fondamentali della vita di Maria Grazia, ma che si può aprire a considerazioni, prolessi e analessi, che muovono il racconto: 
«Volevo parlare solo di te in queste pagine. Ma non riuscivo a dirti in terza persona: lei, mia madre, Maria Grazia. Ci ho provato, non era possibile. Il tu si è offerto spontaneamente, è diventato inevitabile. Il solo modo che ho trovato per parlare di te è parlare con te. Tu per me se il tu più antico e profondo. Ti parlo continuamente, il più spesso senza rendermene conto. Come si respira. 
E se c'è un tu ci dev'essere anche un io, perché così sono andate e vanno le cose nelle nostre vite, e anche oltre». (p. 82)  
Maria Grazia ha una sorprendente resistenza alle avversità della vita e questa forza le è spesso invidiata dalle donne in paese: ha saputo far fronte ai tanti debiti che il marito le ha lasciato sulle spalle, perché dipendente dal gioco, come è riuscita a rendere il suo negozio di frutta e verdura un punto di riferimento per tutto il paese. Maria Grazia non si è persa d'animo, ha accantonato la sua vita privata, quando si è accorta che era lei il perno della vita di Margherita e di altre donne (come Ninin, che vivrà per anni nella stessa casa, dividendo la stanza da letto con Margherita). L'unica passione che ha visto Maria Grazia sciogliersi e lasciarsi andare è la lettura, passione coltivata quasi nascostamente (e bellissime sono le pagine dedicate a questa passione), con il suo gatto in grembo. Margherita eredita da lei la passione per le parole («Ti parlo perché le parole allargano i confini del mondo», p. 58), e ne farà anche una professione. 
Benché le diverse fasi della vita portino a volte Margherita a sentire di non riuscire a comunicare con la madre, resta costante e primigenia la forza dell'amore per lei, che d'altra parte terrà sempre la porta aperta e saprà accogliere Margherita e le sue scelte senza pregiudizi né resistenze. 
Non c'è celebrazione incantata e ingenua; anzi, c'è un guardare alla madre donandole tutta la potenza stilistica di un'aggettivazione sapiente, mai scontata, ricca e coerente. Anche grazie a questi aggettivi, oltre che alla capacità di analisi di situazioni, foto, ricordi, Margherita Giacobino ci offre una biografia romanzata che sa cogliere la profonda umanità di una madre, che ha spesso sacrificato il suo essere donna, pur di essere vero perno della famiglia. 

GMGhioni