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#CriticaNera - "Il criminale pallido" e il ritorno di Bernie Gunther

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Il criminale pallido

di Philip Kerr
Fazi Editore, 2020

Traduzione di Patrizia Bernardini

pp. 318
€15 (cartaceo)
€ 7,99 (ebook)


Nell’estate rovente del 1938, mentre i tedeschi si chiedono se Hitler trascinerà l’Europa in guerra, l’investigatore Gunther sta lavorando ad un caso insolito, nel quale viene ucciso il suo partner, mentre cerca il colpevole viene improvvisamente “reclutato” dai suoi vecchi colleghi della polizia, la Kripo, con il ruolo di commissario e poteri quasi illimitati. Il tutto per scoprire chi si cela dietro l’assassinio di diverse ragazze adolescenti, che hanno in comune l’amore per la Germania, l’essere assolutamente aderenti ai canoni della razza ariana e morire in una maniera crudele e che ricorda da vicino gli omicidi rituali. In che modo il primo omicidio, che hanno fatto passare per un suicidio può collegarsi agli altri? Il viaggio dentro la Germania nazista, dentro il mondo della pornografia e della stampa estremista, dell'esoterismo e della corruzione ha inizio, e l'esito non sarà per niente scontato.
"Se allora qualcuno mi avesse detto che sarei tornato all'Alex come ufficiale superiore della Kripo mentre era ancora al potere un governo nazionalsocialista, avrei pensato che fosse pazzo da legare"(p. 85)
Philip Kerr, nato nel 1956 a Edimburgo, ha esordito con Violette di marzo, primo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther, composta da “Violette di marzo” (1989), “Il criminale pallido” (1990) e “Un requiem tedesco” (1991), attualmente ristampate da Fazi, ora al secondo libro della trilogia, e grazie alla quale ha collezionato una lunga serie di premi e riconoscimenti. Amato dai giallisti, dai grandi autori letterari, dai divi del cinema, è scomparso precocemente nel 2018. 

Nei suoi polizieschi si respira l’aria del genere più duro, senza esclusione di colpi e anche con una certa dose di cattive maniere. La particolarità del suo protagonista è essere antinazista e allergico ad ogni regola. 
"Mi avvicinai alla finestra del mio appartamento e guardai verso la facciata posteriore dei palazzi vicini: numerose famiglie erano già riunite in salotto intorno alla radio. La Fasanenstrasse era deserta. Andai in salotto e mi versai da bere. Attraverso il pavimento mi giungeva il suono della musica classica trasmessa dalla radio della pensione al piano di sotto. All'inizio e alla fine dei discorsi alla radio dei leader del partito stava bene un po' di Beethoven. È quel che dico sempre: più il quadro è brutto, più dev'esser bella la cornice." (p. 205)
In un momento in cui la Germania sta per scoprire il suo volto più antisemita, alla vigilia della Notte dei cristalli, in maniera non troppo velata c’è qualcuno che vuol far ricadere la colpa degli omicidi sugli ebrei. Ci penserà il commissario a rimettere le cose nella giusta prospettiva, ricostruendo il dietro le quinte di alcuni uomini di potere, scoperchiando inganni, lavorando sotto copertura e raggiungendo anche i vertici delle SS, non senza una dose di incoscienza e trovando anche il tempo per invaghirsi di una donna misteriosa e ambigua. 

Samantha Viva